Quando scoppia una guerra chi è che finisce sempre, con matematica certezza, per rimetterci? La popolazione, i cosiddetti civili che, quando va bene, perdono solo i beni materiali, mentre invece quando va male vengo feriti, mutilati o addirittura perdono la vita.

In Afghanistan è quello che accade da ormai 18 anni! Unica differenza, rispetto al passato è che a partire dal 2019 ad ammazzare i civili afgani sono soprattutto quelli che dovrebbero stare dalla parte dei buoni, secondo gli ultimi dati diffusi dalle Nazioni Unite.

Infatti, delle oltre 1200 persone rimaste uccise nei primi sei mesi del 2019, 717 sono state causate dalla coalizione tra forze Nato e militari afgani, mentre 531 sono state uccise dai talebani.

Solo gli Stati Uniti, con i suoi attacchi aerei, hanno ucciso 363 persone e tra queste 89 bambini. Gli americani si sono però dichiarati in disaccordo con i dati forniti dalle Nazioni Unite.


Tutto questo sembra rientrare in una strategia voluta da Trump che ha deciso, secondo quanto rivelato dal segretario di Stato Mike Pompeo, di ridurre le proprie truppe in Afghanistan durante il prossimo anno, in corrispondenza delle elezioni presidenziali.

Per tale motivo, mentre da una parte gli americani stanno negoziando in tal senso con il governo afgano, dall'altra hanno intensificato anche gli attacchi contro i talebani per costringerli a siglare una qualche sorta di accordo in modo da poter giustificare presso l'opinione pubblica Usa l'inutilità della permanenza dei propri militari in quel Paese.

Colloqui tra talebani e negoziatori americani si starebbero svolgendo in Qatar e il mese di settembre è stato indicato come prima data utile per una possibile intesa.


Unico elemento positivo - se così vogliamo definirlo - in questa ennesima follia, è il fatto che le vittime civili, tra morti e feriti - sia comunque in calo rispetto al passato. Fino a giugno 2019, secondo le Nazioni Unite, il loro numero complessivo è stato di 3.812, il più basso mai registrato in sei mesi a partire dal 2012.