Sabato scorso si è solennemente chiuso nel Duomo di Orvieto il processo diocesano di Beatificazione di Padre Gianfranco Maria Chiti da Gignese.
A questo evento storico erano presenti autorità religiose, civili e militari, il Gonfalone del Comune di Gignese e numerosissimi Granatieri di Sardegna ex allievi della Scuola Sottufficiale di Viterbo, ex suoi soldati e tantissimi fedeli provenienti da ogni parte d'Italia.
A presiedere la cerimonia di chiusura è stato l'Arcivescovo di Orvieto-Todi BenedettoTuzia, presenti anche i membri del tribunale diocesano che hanno condotto l'inchiesta. Il giudice delegato mons. Carlo Franzoni, il promotore di giustizia don Stefano Puri, i notai Rossella Borgia e Paolo Bambini, il postulatore e vice postulatore della causa, i padri cappuccini Carlo Calloni e Flavio Ubodi.
E' stato molto emozionante ascoltare il racconto della vita e delle opere di padre Chiti. Con la raccolta delle prove documentali e con l’ascolto dei testi e la raccolta degli scritti, avvenuta in questi anni, l’inchiesta è stata ufficialmente chiusa. Secondo la procedura canonica Il plico contenente gli atti, debitamente sigillato, sarà inviato alla Congregazione delle Cause dei Santi a Roma.
Qui viene preparata la copia pubblica che serve per l'ulteriore lavoro. Il postulatore, che risiede a Roma, segue sotto la direzione di un relatore della Congregazione, la preparazione della Positio cioè la sintesi della documentazione che prova l'esercizio eroico delle virtù.
La Positio viene sottoposta all'esame teologico dei nove teologi che esprimeranno il loro voto. Se la maggioranza dei teologi è favorevole, la causa passa all'esame dei Cardinali e dei Vescovi membri della congregazione. Se il giudizio è favorevole, il Prefetto della Congregazione presenterà il risultato di tutto l'iter della Causa al Santo Padre che concede la sua approvazione ed autorizza la Congregazione a redigere il decreto. Successivamente seguirà la pubblica lettura e la promulgazione del decreto.
Il Servo di Dio Padre Gianfranco Maria Chiti nacque a Gignesi il 6 maggio 1921. Trasferitosi a Pesare con la famiglia nel 1925, frequentò le scuole e le aggregazioni cattoliche. Nel 1939 entrò nell'Accademia Militare di Modena (82° corso “Fede”) dove nel 1941 uscì con il grato di sottotenente e avviato al terzo Reggimento fanteria della della 21^ divisione fanteria “Granatieri di Sardegna”di stazza a Viterbo. Nel 1942 fu inviato sul fronte sloveno e successivamente su quello greco-albanese.
Rientrato in Italia fu inviato con il terzo Reggimento Granatieri di Sardegna sul fronte russo; nella battaglia su Don fu ferito, durante la ritirata dell'ARMIR rimase sempre vicino ai suoi soldati superstiti della sua compagnia, riportando un principio di congelamento di entrambe le gambe. Fu decorato sul campo con la medaglia di bronzo al valor militare.
Rientrato in Italia dopo l'armistizio del 8 settembre 1943, aderì alla Repubblica Sociale e prese parte a numerosi missioni di contrasto alle formazione partigiane, impedendo ai suoi uomini di compiere atrocità, salvando la vita di numerosi partigiani catturati. Per queste scelte fu rinchiuso degli alleati nelle Carceri Nuove di Torino e successivamente fu deportato nei campi di concentramento di Coltano e Laterina dove fu accusato di tradimento, deferito e sottoposto a procedimento dal Tribunale militare fu scagionato. Il suo nome figura nel “Libro dei Giusti” della Sinagoga di Torino per aver salvato alcune famiglie ebree.
In attesa di reimpiego insegnò matematica in un liceo di Campi Salentina (LE). Nel 1948 fu reinserito nuovamente nell'Esercito ed inviato in Somalia per conto dell'Onu. Rientrato in Italia nel 1954 fu direttore del corso degli Allievi Ufficiali Somali presso la Scuola di Fanteria di Cesano. Comandò il 4° Battaglione Carri del 1° Reggimento Granatieri di Sardegna a Civitavecchia.
Dal 1969 al 1970 è stato Capo Ufficio Addestramento e successivamente Vice Comandante della Scuola Allievi Sottufficiali di Viterbo. Promosso Colonnello è stato trasferito alla Regione Militare Centro in Roma. Nel 1973 rientrò a Viterbo fino al 1978, fu Comandante della Scuola Sottufficiale dell'Esercito. Il 6 maggio del 1978 fu promosso Generale di Brigata e collocato in congedo. Dopo qualche giorno di meditazione a Chiusi di La Verna, il 30 maggio dello stesso anno entrò nel convento dei Cappuccini di Rieti e fu ammesso al noviziato.
Il 12 settembre del 1982 fu ordinato sacerdote. Nel 1990 fu inviato ad Orvieto per ricostruire l'antico convento di San. Crispino, ridotto ad un rudere; in poco tempo con l'aiuto di amici e dell'Associazione Granatieri, trasformò quel luogo in un oasi di pace, di accoglienza e di preghiera. Il 9 luglio 2004, a seguito di un incidente stradale fu ricoverato all'Ospedale Militare del Celio a Roma dove morì il 20 novembre del 2004.
Avrebbe desiderato che nel giorno del suo funerale fosse celebrata la Santa Messa in Latino, possibilmente la Santa Messa degli Angeli. Invece i funerali si sono svolti nel duomo di Orvieto, con gli onori militari dovuti al suo grado.
(Foto presa dal web)