In un articolo "ripubblicato" sul sito della Banca d'Italia, dal titolo "Saving economic data from Covid-19", si sottolinea un ulteriore rischio causato dall'emergenza Covid, su cui finora non è stato posto l'accento almeno da parte dei media, caratterizzato dal fatto di non riuscire a
"cogliere i rapidi mutamenti in corso nelle nostre economie, proprio quando sarebbe più urgente tenerne traccia".
Come sottolineato nell'articolo apparso originariamente su voxeu.org,
"definire le risposte di politica fiscale e monetaria a questa crisi sarà ancora più difficile se vi è carenza di informazioni adeguate. Anche il processo di formazione dei prezzi sui mercati finanziari è meno efficace; ne derivano episodi di volatilità che possono aggravare lo shock dovuto all'emergenza sanitaria. Vi è poi un altro aspetto rilevante: una diffusa mancanza di informazioni è un'arma formidabile in mano a quanti mirino a lacerare il tessuto delle nostre democrazie. In assenza di dati attendibili, che ancorino il dibattito pubblico, prospera la disinformazione. Diventa più facile far circolare notizie non accurate su questioni rilevanti come i costi umani ed economici della pandemia, per esagerarne o minimizzarne gli effetti a seconda della convenienza del momento e di strategie di più lungo termine."
Come ovviare a tutto ciò? Solo se gli istituti nazionali di statistica e gli altri produttori di statistiche ufficiali, le aziende specializzate nella produzione di basi di dati granulari su fenomeni economicamente rilevanti e le grandi piattaforme tecnologiche (Big Tech) insieme alle imprese di telecomunicazione... inizieranno a collaborare tra di loro.
L'articolo mette in luce alcune problematiche e alcune contraddizioni che l'emergenza coronavirus sta causando.
Tra le problematiche, quella più importante è rappresentata dall'accuratezza dei dati.
"Ad esempio, la compilazione degli indici dei prezzi al consumo prevede anche la raccolta di dati presso produttori e punti vendita. Alla luce della chiusura di molte attività commerciali in conseguenza delle misure di lockdown, è naturale chiedersi quanto sia estesa la perdita di informazioni statistiche, se e come i dati mancanti siano imputati."
In pratica, le informazioni che nelle prossime settimane verranno fornite dagli istituti di statistica potrebbero non solo non essere accurate, ma addirittura completamente sbagliate. Su quei dati i decisori pubblici e privati regolano le loro strategie. Pensiamo ai mercati finanziari!
Tra le contraddizioni vi è quella rappresentata dalle aziende specializzate nella produzione di basi di dati granulari su fenomeni economicamente rilevanti che mettono a disposizione dei soggetti privati disposti a pagare profumatamente base di dati molto costose che spesso e volentieri sono costruite a partire da informazioni prodotte – anche se non aggregate, né pubblicate – da soggetti pubblici, che rimangono ignari del loro potenziale. Per affrontare la crisi attuale, sarebbe opportuno che tali dati venissero condivisi nel modo più allargato possibile.
Ma l'aspetto ancor più interessante e ironico messo in risalto dall'articolo riguarda i dati raccolti dalle grandi piattaforme tecnologiche come Google, Apple, Amazon, Facebook... che provengono da miliardi di dispositivi elettronici. Dopo tutte le "menate" messe in atto fino a poco tempo fa dalla Commissione europea in relazione alla protezione dei dati personali, la stessa Commissione, lo scorso febbraio, ha pubblicato la European Data Strategy, in cui illustra possibili modelli di cooperazione tra produttori pubblici e privati di dati, per liberare il potenziale di riutilizzo dell'informazione, suggerendo che "l'uso di dati aggregati e anonimizzati dalle piattaforme social può costituire ad esempio un utile complemento alle informazioni provenienti dalla rete sanitaria in caso di epidemia".
A marzo, Eurostat (l'istituto di statistica dell'Unione Europea) e Airbnb, Booking, Expedia e Tripadvisor hanno siglato un accordo per l'accesso a dati unici e affidabili sul turismo.
Adesso, pertanto, al tempo della Covid-19, iniziative di collaborazione come quella sopra accennata dovrebbero essere non solo rafforzate - si legge nell'articolo - ma anche estese alle altre piattaforme tecnologiche più diffuse (Google, Facebook, ecc.).
Pertanto, quello che in precedenza era indicato come il male assoluto - raccogliere e catalogare i dati degli utenti - adesso potrebbe diventare fondamentale per combattere l'emergenza da coronavirus, non solo in relazione alle conseguenze sanitarie, ma anche (se non sopratutto) in relazione alle sue conseguenze sociali ed economiche.