ITA, la nuova compagnia aerea nata dalle ceneri (ancora per poco fumanti) di Alitalia e che in base al nome scelto sembra già defunta prima di iniziare ad operare, ha ricevuto ieri dall'Enac il Certificato di Operatore Aereo e la Licenza di Esercizio di Trasporto Aereo, in pratica  le patenti che le consentono già da subito di metter in vendita i biglietti per i primi voli che inizieranno a decollare dal prossimo ottobre

In base al piano industriale, ITA inizierà ad operare dal 15 ottobre utilizzando 52 aerei e quasi 3mila dipendenti. Nel 2022 gli aerei diverranno 78 con l'aggiunta di 13 wide body e 65 narrow body, per arrivare poi al 2025 ad avere una flotta di 105 velivoli (23 wide body e 82 narrow body), con 81 aeromobili di nuova generazione (pari al 77% della flotta totale). A quel punto, il numero di dipendenti salirà a 5.550-5.700. 

L'hub operativo scelto da ITA sarà Fiumicino, che verrà affiancato dall'aeroporto di Milano Linate. All'inizio, saranno 45 le destinazioni servite tramite 61 rotte, per arrivare  a 74 destinazioni e 89 rotte nel 2025 a conclusione del processo di ribilanciamento dei voli verso il settore del lungo raggio, mentre in Italia saranno 21 gli aeroporti serviti. 

A supportare il piano di ITA partirà una dotazione di 700 milioni di euro che dovrebbe consentire nel 2025 il raggiungimento di un fatturato di 3.3 miliardi, con un utile operativo di 209 milioni, in pareggio entro il terzo trimestre del 2023. 


Come giudicano le parti sociali l'avvio di ITA?

Per Fabrizio Cuscito, segretario nazionale della Filt Cgil, in unna intervista all'Adnkronos lo giudica un fatto positivo,

"un primo passo necessario per la partenza della compagnia. Ad oggi l'azienda non c'è, c'è solo un'ipotesi. Con lo spezzatino e una flotta ridotta a 52 velivoli a causa della sconfitta del Governo nella trattativa con l'Ue siamo molto preoccupati sia per quanto riguarda il progetto industriale di Ita che ancora manca che per la tenuta occupazionale. Ora bisogna recuperare il tempo perso. Ci sono ancora molti punti interrogativi e in particolare quelli che riguardano le attività di manutenzione, dell'handling e del marchio. E' un fatto positivo il rilascio della certificazione ma ci sono ancora tanti dubbi e tante preoccupazioni. Solo oggi, dopo 4 anni di Commissariamento di Alitalia e dopo l'inazione di tanti governi che si sono alternati, si è finalmente arrivati al rilascio del Coa.ITA parte con grosse penalizzazioni e con una compagnia monca: la flotta che inizialmente sarà di 52 aerei è troppo piccola e il che bisognerà mettere in gara le attività di manutenzione, di handling e il marchio sono fattori negativi causati dalla sconfitta del nostro governo nella trattativa con l'Ue.Siamo molto preoccupati per il progetto industriale e per i problemi occupazionali. Ita prevede inizialmente l'assunzione di soli 2.750-2.950 lavoratori contro 10.500 lavoratori complessivi. Il 23 settembre scade la cassa integrazione per circa 8 mila addetti. Il primo settembre i sindacati sono stati convocati al ministero del Lavoro per affrontare la questione del possibile rinnovo della Cassa integrazione. Un fatto che sarà determinante anche per la partenza della nuova ITA.Ribadiamo la necessità di avere un incontro con i vertici di ITA per sciogliere i nodi legati al numero limitato di aerei nella flotta e affrontare la questione dello spezzatino.Il costo del lavoro di Alitalia è pari a una media del 16% ed è quindi al di sotto della media europea. Il motivo per cui Alitalia non è andata bene non è legato al costo del lavoro ma al tema industriale, alle sinergie non realizzate e alle alleanze fatte. Quindi, se non decolla il progetto industriale a cascata ci saranno ricadute sul lavoro e saranno i lavatori a pagarne ancora una volta le conseguenze. Serve un progetto serio. Con una flotta di 52 aerei e lo spezzatino c'è molto da lavorare. Il tempo perso dal nostro governo ha favorito le compagnie low cost che hanno occupato tutto il territorio italiano con un marketing molto aggressivo. Quando il mercato riprenderà probabilmente nell'estate del 2022, ITA sarà in ritardo. Anzi è già in ritardo".

Considerazioni, come si può ben vedere, in chiaro scuro, anzi in molto scuro e poco chiaro per la nuova compagnia aerea, ribadite anche in un comunicato di USB Trasporto Aereo che definisce il piano industriale fallimentare che provocherà un disastro sociale inaccettabile:

"Continuiamo ad assistere alla corsa affannosa e confusa per fare partire ITA a tutti i costi, così come continuerebbero le assunzioni individuali e unilaterali da parte di ITA di dirigenti e quadri da Alitalia, che avrebbero superato quota 100 dietro il paravento della discontinuità.Non si sta riflettendo sugli aspetti industriali che non stanno in piedi e sul pericolo concreto di scaricare i costi sui lavoratori e sui contribuenti.Serve aprire la stagione dell'ascolto delle categorie, che sono l'unico vero patrimonio di cui dispone questo settore. Si deve lavorare per una fase di salvaguardia del lavoro e di profonda revisione del piano che ci si è fatto imporre dalla UE".

In pratica, per le parti sociali - e non a torto - stiamo assistendo alla messinscena di un fallimento annunciato che consentirà nell'immediato ad alcuni politici di intestarsi l'operazione ITA... gli stessi che, dopo il suo fallimento, saranno i primi a dire di esser stati contrari al progetto.