«Abbassare le tasse per far ripartire l'economia e aumentare lo stipendio dei lavoratori con il salario minimo. È quello che ci siamo detti ieri con Matteo Salvini e l'ho ribadito anche stamattina in un'intervista a Radio 24. Andare avanti con obiettivi ben precisi, è questo quello che il governo deve fare, dando risposte concrete ai cittadini e non per tirare a campare.
Nel frattempo però, da Bruxelles, la Commissione europea continua a dirci di tagliare i servizi ai cittadini per ridurre il debito. Peccato che si tratti esattamente del modo in cui la stessa commissione Ue ha indebolito l'Europa. La strada giusta per noi è quella dei tagli alle spese inutili e della lotta all'evasione con il carcere per gli evasori. Perché ancora troppi grandi evasori sono a piede libero. Per quando riguarda il commissario Ue da nominare, per me, l'importante è trovare una persona all'altezza della carica, che vada in Europa a difendere le imprese italiane, fino ad oggi abbandonate a loro stesse.
C'è poi un ultimo punto sul quale non voglio mollare di un centimetro e che reputo di vitale importanza per il governo del cambiamento: gli aiuti alle famiglie. Se vogliamo favorire la crescita economica dobbiamo favorire la crescita demografica. Per questo motivo il miliardo risparmiato dal Reddito di Cittadinanza lo useremo per sostenere le famiglie con figli o che progettano di averne».
Quelle sopra riportate come è facile intuire solo le parole rilasciate questa mattina da Luigi Di Maio per commentare la ritrovata sintonia con la Lega.
Sarebbe inutile ricordare a Di Maio che nel programma elettorale dei 5 Stelle non esisteva la flat tax, ma la progressività fiscale... anche per supportare i progetti di spesa in favore di provvedimenti come il reddito di cittadinanza, in modo da far rimanere sotto controllo il debito pubblico.
Adesso, il povero Di Maio, per conservare il seggio in Parlamento, l'incarico di capo politico e gli incarichi pubblici di ministro e vicepremier si vede costretto a dire di sì a tutto quello che Matteo Salvini gli chiederà di approvare, sventolando poi qualche provvedimento targato 5 Stelle per far credere a qualcuno dei suoi sostenitori, tra quelli più accesi o forse tra quelli più distratti, che lui e il "MoVimento" abbiano ancora voce in capitolo.
E tutto questo, inoltre, nella speranza che Salvini non decida che per lui sia comunque più conveniente staccare la spina al Governo. Infatti, se lo facesse adesso potrebbe avere ottime possibilità di ottenere una maggioranza che gli permetterebbe di ridisegnare il Parlamento in senso sovranista, con la quasi assoluta certezza di poter nominare un presidente della Repubblica che sia collegato a quell'area.
Una tentazione non di poco conto. Infatti, in base all'andamento dell'economia e a quello dei conti dello Stato, difficilmente la Lega in futuro potrebbe riuscire anche solo ad avvicinarsi all'attuale consenso che ha nel Paese.
Quindi, la situazione per Di Maio è oltremodo grottesca: nonostante abbia deciso di diventare il servo sciocco di Salvini, questo potrebbe non bastargli per essere liquidato in qualsiasi momento con un calcio nel sedere dal suo nuovo datore di lavoro.
Inoltre, un altro problema per Di Maio è rappresentato dal fatto che la situazione sopra descritta non è certo ignorata da una parte dei parlamentari 5 Stelle che, a differenza del loro capo politico, non hanno intenzione alcuna di diventare sostenitori di fatto di Salvini e della Lega.
Del resto le cronache parlamentari, annusando l'aria che tira, parlano di fronda nascente all'interno dei 5 Stelle e non solo nella corrente che fa capo a Roberto Fico (molto forte al Senato), ma anche da parte del duo Paragone - Di Battista, indicati come attivissimi nel voler fare le scarpe a Di Maio.
In ogni caso, se i 5 Stelle in futuro vorranno continuare ad essere ancora una forza politica significativa nel Paese, l'unica possibilità che resta loro è quella di chiudere l'esperienza di alleanza con la Lega, evitando però di andare di nuovo al voto.
L'unica possibilità di salvarsi sarebbe per loro un governo con il Pd, dopo aver liquidato Luigi Di Maio. Uno scenario di per sé irrealistico ma, paradossalmente, l'unico che permetterebbe ai grillini di non scomparire dalla scena politica. Naturalmente, la possibilità che tale ipotesi si possa concretizzare dipenderebbe anche dal Pd, dove la componente renziana è, purtroppo per quel partito, ancora determinante. L'accordo con i grillini potrebbe sconvolgere i disegni politici di Matteo Renzi che, ovviamente, farebbe di tutto e di più per evitarlo.
Quindi, quale sarà lo scenario futuro per l'Italia? Le possibilità sono due: o che la Lega acquisisca di fatto il controllo del Parlamento (possibilità più pericolosa) o che decida di continuare ad usare i 5 Stelle per arrivare a fine legislatura nella speranza (molto più che ottimistica) che i conti del Paese e degli italiani possano migliorare grazie a flat tax, quota 100, ecc.
In un caso o nell'altro, comunque a rimetterci saranno l'Italia e chi vi risiede.