Si riconosce che i principali riti, oppure se si vuole essi possono essere chiamati “famiglie liturgiche”, sono sei. Il primo è quello latino, poi c’è quello costantinopolitano che viene chiamato pure bizantino, il terzo è quello alessandrino, poi c’è quello siriaco occidentale oppure denominato antiocheno, il quinto è quella siriaco orientale o caldeo, e l’ultimo si chiama armeno.

La cosa interessante è che ciascun rito può essere adottato da più Chiese. Per esempio una Chiesa orientale cattolica e la somigliante Chiesa ortodossa normalmente condividono lo stesso identico rito. Va sottolineato, però, che l’unica differenza riguarda la relazione con la Chiesa cattolica di Roma.  Si osserva che il rito latino si costituisce quasi interamente sul rito romano. Esso si divide in due forme, quella ordinaria e quella straordinaria. Esistono anche altre tradizioni liturgiche latine, come ad esempio il rito ambrosiano,[1] il rito mozarabico[2] e il rito della città di Braga,[3] in Portogallo.

Nel caso di rito bizantino, la liturgia costantinopolitana o bizantina viene attualmente utilizzata da quindici Chiese Cattoliche sui iuris. Precisamente sono: Chiesa greco-cattolica bielorussa, Chiesa greco-cattolica ucraina[4] Chiesa greco-cattolica slovacca, Chiesa greco-cattolica bulgara, Chiesa greco-cattolica rumena, Chiesa greco-cattolica rutena,[5]  Chiesa greco-cattolica russa, Chiesa greco-cattolica ungherese, Chiesa cattolica italo-greca,[6] Chiesa greco-cattolica albanese, Chiesa greco-cattolica croata, Chiesa greco-cattolica di Grecia,[7] Chiesa greco-cattolica di Serbia e Montenegro, Chiesa greco-cattolica melchita.[8] 

 La presenza di alcune comunità cattoliche di rito bizantino in Italia

Si nota per esempio che in Italia, da ormai tanti secoli, sono presenti alcune comunità cattoliche di rito bizantino. Un primo centro si formò grazie all’arrivo sulla penisola meridionale dei monaci basiliani, ma anche dei monaci greci che dovevano fuggire dal loro paese di origine.[9] La causa della loro fuga fu l’invasione persiana di Siria, Palestina, Egitto e di alcune regioni dell’Anatolia, ma pure la persecuzione iconoclasta.[10] A causa dell’invasione araba, invece, i monaci italo-greci di Sicilia furono migrati in Calabria e nella Basilicata.

Nell’XI secolo Nilo da Rossano portò il monachesimo bizantino e fondò la famosa abbazia di Grottaferrata, nota infatti con il nome di Abbazia Greca di San Nilo. Si costata che è ancora oggi una delle tre circoscrizioni ecclesiastiche della Chiesa bizantina cattolica in Italia. In più, dall’Albania, esattamente dalle regioni della Ciamuria e della Morea (odierna Grecia), dopo la morte dell’eroe nazionale albanese Giorgio Scanderbeg e in seguito alla progressiva conquista dell’Albania e di tutti i territori dell’Impero Bizantino da parte dei turchi-ottomani, arrivarono le comunità albanesi che si stabilirono in Italia tra il XV e il XVIII secolo. Fino ad oggi, nonostante più di cinque secoli passati in esilio, la maggior parte delle cinquanta comunità italo-albanesi ha conservato il rito bizantino.

Queste comunità fanno riferimento a due eparchie, una in Calabria, precisamente  a Lungro (CS) e l’altra, invece, in Sicilia, precisamente a Piana degli Albanesi (PA). Sul territorio italiano, nell’epoca più recente, ci sono altre Chiese di rito bizantino, come quella greco-cattolica ucraina, la Chiesa melchita, ma anche di rito orientale, come quella armeno-cattolica. Per quanto riguarda il rito alessandrino, esso viene utilizzato nella liturgia della Chiesa cattolica copta[11] e Chiesa cattolica etiope.[12] 

Il cosiddetto rito antiocheno, oppure siriaco occidentale, viene utilizzato nella liturgia antiochena dalla Chiesa maronita[13] che prende il nome dal suo fondatore.[14] Nel caso del rito siriaco orientale, esso è utilizzato nella liturgia della Chiesa cattolica-caldea, chiamata anche assira.[15] Le lingue liturgiche di questo rito sono: l’arabo e il siriaco. La Chiesa cattolica siro-malabarese,[16]invece, utilizza come lingue liturgiche il malayalam e il siriaco. Il rito armeno è utilizzato dalla Chiesa armeno-cattolica,[17] esso assomiglia al rito romano e bizantino. Il celebrante che presiede, solitamente, viene assistito da un diacono.[18] 

ks.  dr Grzegorz Łydek[19]


 
[1] Solitamente usato nell’Arcidiocesi di Milano, però non in tutte le parrocchie.
[2] In questo rito si celebrato in maniera ristretta a Toledo, in Spagna.
[3] Esso è consentito solo in quella diocesi, ma di fatto non vien usato largamente.
[4] Nel mondo: Polonia, Ucraina, Stati Uniti, Canada.
[5] In Ucraina ed Eparchia di Mukačevo
[6] In Italia, l’abbazia di Grottaferrata e la diocesi di Lungro e Piana degli Albanesi.
[7] Essa è presente anche in Turchia.
[8] In Israele, Siria, Libano, Palestina, Giordania, Egitto, Iraq.
[9] La fuga dei monaci greci a partire dal VI secolo.
[10] Questo tipo di persecuzione fu da parte degli imperatori d’Oriente nella prima metà dell’VIII secolo.
[11] In Egitto.
[12] In Etiopia ed Eritrea.
[13] In Israele, Palestina, Giordania e diaspora siro-libanese nel mondo, Libano, Siria, Cipro, Egitto. 
[14] L’asceta siriaco Marone vissuto tra il IV e il V secolo.
[15] In Stati Uniti, Turchia, Iran, Iraq, Libano, Egitto, Siria.
[16] In Stati Uniti e India.
[17] In Italia, Libano Iran, Iraq, Egitto, Siria, Turchia, Israele, Palestina e diaspora armena nel mondo.
[18] Si nota che la più numerosa comunità cattolica di rito armeno in Italia è quella del Monastero di San Lazzaro degli Armeni a Venezia
[19] Grzegorz Łydek, ks. dr, wykładowca teologii dogmatycznej na Wydziale Teologicznym „G. Toniolo” w Pescarze  - filia Papieskiego Uniwersytetu Laterańskiego w Rzymie. Ostatnio opublikował L’attualità dei tratti salienti del Magistero di san Giovanni Paolo II (Padova 2024), Soltanto l’amore e la misericordia di Dio sono credibili - il messaggio cristiano più bello e più affascinante (Padova 2024).