Secondo Israele, la mano che sta dietro i 36 missili lanciati da Gaza verso il sud di Israele nella serata di venerdì è quella dell'Iran ed, in particolare della Forza Quds, un'unità speciale del Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica che si occupa delle operazioni militari al di fuori dell'Iran e che risponde direttamente ai massimi vertici dello Stato.

Esecutori del lancio, i gruppi della Jihad islamica presenti a Gaza, probabilmente in disaccordo con l'azione politica finora portata avanti da Hamas e forse giudicata arrendevole perché, con la mediazione egiziana, sta cercando di evitare un nuovo attacco nei confronti della Striscia da parte dello Stato ebraico.


In risposta all'attacco, sabato l'esercito israeliano ha colpito a Gaza obbiettivi appartenenti sia ad Hamas, oltre 80, che alla Jihad islamica. Ma per Israele, quanto accaduto sarebbe da imputare alla presenza dell'Iran in Siria. Ed è pensando a questa che sembra una vera e propria ossessione da parte di Israele che si spiegherebbe l'attività diplomatica di Netanyahu delle ultime ore.

Nonostante non vi siano rapporti diplomatici tra i due Paesi, venerdì il premier palestinese è volato in Oman su invito del sultano Qaboos Bin Said. La delegazione israeliana era composta dal direttore del Mossad Yossi Cohen, dal Consigliere per la sicurezza nazionale Meir Ben-Shabbat, dal direttore generale del ministero degli Esteri Yuval Rotem, dal capo di stato maggiore Yoav Horowitz e dal colonnello Avi Blot, segretario militare di Netanyahu.

Pace e stabilità in Medio Oriente, gli argomenti dei colloqui, come riporta la nota ufficiale. In relazione alla visita, da far presente che in Oman, ad inizio settimana, era andato anche Ablu Mazen. Inoltre, l'Oman si affaccia sul confine meridionale dell'Iran, da cui è separato dal tratto di mare del Golfo Persico.

Sempre in relazione all'interesse di Israele nei confronti dell'Iran, va sottolineata la prima visita ufficiale del capo di stato maggiore delle forze armate dell'Azerbaigian, che confina con il nord dell'Iran e nel corso degli ultimi anni ha mantenuto stretti legami con Israele.


In attesa di capire se questa attività diplomatica sia casuale o sia da mettere in relazione all'avvio di una trattativa per un accordo tra Israele e Iran o viceversa alla stesura di un piano di attacco, prosegue la protesta dei palestinesi a Gaza e nei Territori Occupati.

Venerdì, cinque palestinesi sono stati uccisi dal fuoco dei soldati israeliani durante le proteste al confine della Striscia legate alla Marcia del Ritorno, mentre un altro è stato ucciso in Cisgiordania.

Dall'inizo delle manifestazioni legate alla Grande Marcia, sono stati più di 205 i palestinesi ad essere uccisi e oltre 22mila quelli feriti.