Rispetto al terremoto del 24 agosto che ha distrutto Amatrice e gli altri comuni a cavallo tra Marche e Lazio, il sisma del 26 ottobre, di magnitudo leggermente inferiore, è stato caratterizzato dal fatto che non ci sono state vittime, o almeno vittime dirette causate dai crolli.
Però, crolli e lesioni ci sono stati ed hanno riportato alla luce, semmai ce ne fosse stato bisogno, i problemi sulla fragilità dell'Italia, sia in merito al territoorio, sia in merito a quello che su tale territorio è stato costruito.
E rispetto al precedente sisma, sembra che la normalità di questo tipo di eventi non faccia neppure più notizia. 20 comuni interessati dai danni provocati dal sisma, migliaia di sfollati, patrimonio artistico in parte compromesso ed in parte seriamente danneggiato sembrano classificabili come conseguenze dovute nella normale casistica delle calamità naturali.
Non più comunicati e bollettini che si susseguono su interventi realizzati e in procinto di realizzazione. La macchina della Protezione Civile è già collaudata e in funzione, basta aumentare i numeri di ciò che è già in programma e l'emergenza di due mesi fa può tranquillamente includere, considerando anche la vicinanza dei luoghi, tutti i problemi causati dal nuovo sisma di fine ottobre.
La normalità, però, non include l'urgenza, se non l'ineluttabilità, della necessità di attuare il piano di risanamento di infrastrutture ed edifici, pubblici e privati, iniziando da quelli che sono nelle zone più a rischio.
Dopo l'ennesimo evento sismico, Bruxelles ha fatto sapere che tutte le spese per gli interventi di supporto e ripristino relativi a situazioni straordinarie come può esserlo un terremoto non sono da conteggiare nel deficit e nei parametri che limitano la spesa pubblica.
Però, il piano Casa che dovrebbe intervenire per ripristinare il patrimonio urbanistico per renderlo in grado di supportare anche terremoti di magnitudo 6 e superiori non è stato precisato, sempre in relazione a quanto accaduto pochi giorni fa, se adesso, nel bilancio dello Stato, è da considerare o meno fuori dal deficit. In precedenza, Bruxelles si era espressa dicendo che non era una spesa da considerare tra le emergenze.
Un'incertezza non di poco conto, ma nessuno ha voluto sottolinearne l'importanza e nessuno ha chiesto una precisazione, un chiarimento. Anche in questo caso, si può parlare di normalità... della politica.
Nel frattempo, però, gli eventi naturali come i terremoti non vivono di questi sofismi, non dovendo sottostare alle regole della politica e della finanza, e quando colpiscono lo fanno senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze che possono causare.
Sicuramente, questa è un'evidenza di una banalità assoluta, ma vedendo tempi e modi della politica, anche in base ai risultati prodotti, c'è da credere che non tutti lo abbiano ancora compreso.