Nonostante il governo di Israele consideri Obama e la sua amministrazione come storia passata  concentrando su Trump tutta l'attenzione per intessere relazioni diplomatiche proficue con gli USA, Netanyahu non può ignorare che a governare gli Stati Uniti, almeno fino al prossimo 20 gennaio, è ancora l'amministrazione Obama.

E tutto quello che Obama potrà fare fino ad allora in relazione agli interessi israeliani potrebbe essere un problema per la destra israeliana, soprattutto in relazione al mantenimento dell'attuale situazione di stallo nei negoziati di pace. A preoccupare Netanyahu sono le conseguenze che certe scelte fatte adesso dagli americani possano poi essere portate avanti da altri paesi e, in futuro, fatte pesare a livello internazionale, Trump o non Trump.

Quindi, per evitare di aumentare il livello di tensione molto alto che si è creato dopo l'approvazione della risoluzione del Consiglio dell'Onu di venerdì scorso, Netanyahu ha chiamato la municipalità di Gerusalemme imponendogli di postporre la votazione per l'approvazione del permesso di edificazione per 492 nuove unità abitative negli insediamenti urbani di Ramot e Ramat Shlomo.

Ma la decisione non ha solo come obiettivo la conferenza multilaterale di pace di Parigi del 15 gennaio 2017, vi è anche una scadenza molto più ravvicinata.

Netanyahu, infatti, guarda al discorso che John Kerry terrà questo pomeriggio presso il Dipartimento di Stato quando esporrà il suo punto di vista su come dovrebbe essere risolta la questione israelo paelestinese.

Quindi, per non offrire ulteriori appigli che possano giustificare Kerry nel proporre soluzioni sgradite al governo israeliano, si è deciso di far slittare il voto.

È facile ritenere che qualsiasi ipotesi sgradita a Tel Aviv non potrà non avere conseguenze sul futuro delle decisioni di Israele e delle amministrazioni di destra che, ad oggi, ne guidano le sorti. Pertanto, il permesso di costruzione di nuove case nei territori occupati probabilmente è da considerarsi solo rimandato.