Bruxelles, ai dubbi su Fitto si aggiungono i dubbi sulla presidente von der Leyen
Si'ore e si'ori, ecchite 'a posizione der gruppo de li socialisti europei, quello 'ndove 'a delegazione più grossa è que'a der Pd de Elly Schlein: a Raffaele Fitto, commissario itajano, je va levata 'a vicepresidenza de'a Commissione che 'a Presidente von der Leyen ha deciso de daje. L'Itaglia, seconno loro, nun se merita 'na vicepresidenza in Commissione. E questi so' li vostri rappresentanti de sinistra. (Mortacci loro...)
Questo è il riassunto social della premier Meloni di ciò che è accaduto a Bruxelles dopo aver preso coscienza che il suo candidato come commissario italiano alla nuova Commissione Ue, che deve... anzi dovrebbe insediarsi a dicembre, non è stato formalmente votato e pertanto eletto al Parlamento europeo.
I megafoni del (post) fascismo nostrano avevano svuotato oltre che ribaltato pure i cassetti delle loro scrivanie per scovare anche le più dimenticate forme di elogio che potessero essere all'altezza per celebrare la trionfale performance di Fitto durante l'audizione davanti ai rappresentanti dei gruppi del Parlamento Ue. Il trionfo di Fitto, però, si è scontrato con le perplessità dei socialisti che, tra l'altro, hanno deciso di smascherare le giravolte della neo presidente von der Leyen che, eletta da una maggioranza, adesso vuole assegnare gli incarichi di governo guardando a destra. Così la candidatura di Fitto (e non solo la sua, a dire il vero) non è stata confermata.
Questo è quanto fanno sapere dal gruppo dei socialisti europei al Parlamento di Bruxelles:
"Si è rotta completamente la fiducia con il Ppe, non c'è più. Fitto non avrà i voti dei socialisti in commissione Affari Regionali, in nessun caso. Non è una questione spagnola, né un problema con l'Italia o con Fitto, ma un problema con l'estrema destra. Il pacchetto dei vicepresidenti è da cinque, quelli di S&d, Renew e Ppe: noi negoziamo per quel pacchetto. Se vogliono votare Fitto con un'altra maggioranza, lo votino".
La querelle è nata anche perché i popolari (soprattutto tedeschi) hanno a loro volta posto il veto sulla candidata spagnola Teresa Ribera, che appartiene al gruppo dei socialisti.
Il dem Marco Furfaro, nelle scorse ore ha dichiarato: "Voteremo assolutamente per l'interesse nazionale perché il nostro tema non è Fitto. Non faremo come ha fatto Giorgia Meloni che ha organizzato manifestazioni contro la nomina di Paolo Gentiloni a commissario europeo. Noi poniamo un tema a von der Leyen cioè all'indomani della vittoria di Trump le promesse sui dazi rischiano di mandare a gambe all'aria le famiglie e le imprese italiane. Per questo pensiamo che la maggioranza debba restare europeista. Abbiamo chiesto a von der Leyen che la maggioranza rimanga quella che l'ha votata. Noi vogliamo mantenerla".
Volendo fotografare lo stallo così come è adesso, la presidente von der Leyen, dopo esser stata eletta da una maggioranza di centrosinistra, con il supporto del PPE ha cercato di mettere in piedi una Commissione che guardi a destra. I socialisti, a seguito di ciò, le stanno chiedendo conto della sua giravolta.
Cosa accadrà? La Commissione potrebbe pure essere eletta con il voto dei neofascisti del gruppo creato da Orban, ma tutto ciò che dovesse decidere rischierebbe poi di scontrarsi con il veto dei gruppi di centrosinistra, a meno che i popolari tedeschi non decidano, pure loro, di diventare in blocco neofascisti.