AEGIS Europe è un'alleanza di circa 30 settori industriali europei che  nel complesso genera oltre 500 milliardi € di fatturato annuo con i quali mantiene milioni di posti di lavoro.

Stamani, Aegis manifesterà a Bruxelles presso la rotonda Schuman, di fronte alla Commissione europea. I lavoratori e le aziende leader nel settore, provenienti da 17 nazioni europe (Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Finlandia, Germania, Paesi Bassi, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Polonia, Romania, Spagna, Slovacchia, Svezia e Regno Unito) sono uniti dal Manifesto Industriale Europeo per un Commercio Libero e Corretto.
Il motivo della protesta è la possibilità, da parte della URE, di concedere alla Cina lo Status di Economia di Mercato (Market Economy Status o MES) entro il 2016.

Lo status viene concesso quando un paese rispetti dei criteri, in ambito economico, commerciale, fiscale e legale  ben definiti. Criteri comunque ben definiti e riconosciuti validi dalla comunità internazionale.
Secondo l'AEGIS la Cina non avrebbe però i requisiti per accedere a tale status che comporterebbe problemi di concorrenza tra le imprese cinesi e quelle europee, a svantaggio di quest'ultime.

A supporto di questa tesi, Aegis afferma che  «il 75% di tutte le misure antidumping dell'UE coinvolge la Cina.  Nelle ultime settimane, il Commissario europeo per il Commercio Malmström è stato sommerso di nuovi reclami relativi a pratiche sleali da parte della Cina. Mentre giornalmente le fabbriche chiudono in tutta Europa, come può la Commissaria europea parlare pubblicamente di concedere il MES alla Cina?

Concedere il MES alla Cina sarebbe come dare una licenza illimitata al dumping cinese. Oggi il dibattito europeo è concentrato sull'effetto distruttivo del dumping sull'acciaio, i pannelli solari, la ceramica e la fibbra ottica. Se l'UE concede la qualifica di MES alla Cina, ci ritroveremo presto davanti a un commercio sleale nel settore automobilistico, ma anche nell'ingegneria meccanica, materiali avanzati, telecomunicazioni e tanti altri settori strategici europei.»

L'Economic Policy Institute ha stimato che fino a 3,5 milioni di posti di lavoro nell'UE e 228 miliardi € di PIL annuo sono minacciati dalla concessione prematura e unilaterale del MES.