Dopo le anticipazioni della mattinata, martedì la Commissione europea ha pubblicato ufficialmente il comunicato in cui definisce i concetti del sistema degli sbarchi e dei "centri controllati" per dar seguito ai contenuti discussi nell'ultimo Consiglio Europeo.

Il contenuto del documento è da intendersi come "un primo schema del possibile modus operandi per la conclusione di intese regionali sugli sbarchi coi paesi terzi. L'operatività delle intese regionali sugli sbarchi va vista come attività parallela e complementare allo sviluppo dei centri controllati nell'UE: insieme, i due concetti dovrebbero concorrere a concretare una condivisione autentica della responsabilità a livello regionale nella risposta alle sfide complesse poste dalla migrazione."


Che cosa sono i centri controllati?
Semplicemente dei centri di identificazione gestiti dallo Stato membro ospitante "con il pieno sostegno dell'UE e delle agenzie dell'UE", con l'obiettivo primario di migliorare il processo di distinzione tra rifugiati e migranti irregolari.


Come dovrebbero funzionare?
"Pieno sostegno operativo, con squadre di sbarco formate da guardie di frontiera europee, esperti di asilo, addetti allo screening di sicurezza e agenti addetti ai rimpatri, i cui costi sarebbero coperti integralmente dal bilancio dell'UE;
gestione rapida, sicura ed efficace che riduca il rischio di movimenti secondari e sveltisca la determinazione dello status della persona;
pieno sostegno finanziario agli Stati membri volontari per la copertura dei costi delle infrastrutture e i costi operativi e sostegno finanziario agli Stati membri che accettano i trasferimenti delle persone sbarcate (6mila euro a persona).
Per sperimentare questo concetto potrebbe essere avviata appena possibile una fase pilota con l'applicazione di un approccio flessibile.

La Commissione avrà inizialmente la funzione di coordinare gli Stati membri che parteciperanno all'iniziativa: "si tratterà di una misura temporanea in attesa che possa essere creato un vero e proprio sistema nel contesto delle riforme in corso del sistema europeo comune di asilo."


Nel comunicato, la Commissione, dopo aver dichiarato di aver agito in cooperzione UNHCR e OIM, ha indicato anche nuove regole per gli sbarchi per "fare in modo che le persone soccorse possano essere sbarcate rapidamente e in condizioni di sicurezza, su entrambe le sponde del Mediterraneo, nel rispetto del diritto internazionale, compreso il principio di non respingimento (non-refoulement), e che la fase successiva allo sbarco sia gestita responsabilmente."


Regole chiare per tutti sulle intese regionali sugli sbarchi.
"Incoraggiare tutti gli Stati costieri del Mediterraneo ad istituire zone di ricerca e soccorso (SAR) e centri di coordinamento del soccorso in mare (MRCC).
UNHCR e OIM contribuiranno ad assicurare che le persone sbarcate possano ricevere protezione se ne hanno bisogno, anche attraverso i programmi di reinsediamento, o, se non risultano bisognose di protezione, siano rimpatriate, anche attraverso i programmi di rimpatrio volontario assistito e di reinserimento condotti dall'OIM.
Collaborazione con i paesi terzi interessati muovendo dai partenariati vigenti; a tali paesi sarà offerto un sostegno personalizzato, ritagliato sulla specifica situazione politica, socioeconomica e di sicurezza di ciascuno.
Non tutte le persone sbarcate che necessitano di protezione internazionale potranno fruire delle possibilità di reinsediamento; si dovrebbero predisporre punti di accoglienza in luoghi il più possibile lontani dai punti di partenza irregolare.
Né trattenimento, né campi: le intese regionali sugli sbarchi comportano la predisposizione di un complesso di regole e procedure finalizzate a uno sbarco e una fase successiva gestiti con ordine in condizioni di sicurezza, nel totale rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani."

Traducendo in maniera "pratica" quanto dichiarato dalla Commissione europea, la volontà è quella di aprire dei centri di accoglienza sulle coste dell'Africa. Possibile?


La chiave sono i soldi.
"L'UE è pronta a offrire sostegno finanziario e operativo per le attività legate agli sbarchi e alla fase successiva, così come per la gestione delle frontiere, tramite apparecchiature, formazione ed altre forme di assistenza."


Quanto sopra indicato è, naturalmente, un elenco di come la Commissione ha interpretato i desiderata dell'Italia e i "ni" di alcuni degli Stati membri dell'Unione nel corso dell'ultimo vertice dei capi Stato dell'Unione del 28 e 29 giugno.

Adesso, dal 25 luglio gli ambasciatori inizieranno a discutere i contenuti sopra indicati, per poi incontrarsi a Ginevra con OIM e UNHCR il 30 luglio per esaminare la questione delle piattaforme di sbarco regionali. Quindi, dopo aver concordato un approccio comune a livello di UE, si rivolgeranno proposte ai paesi terzi interessati.

Riuscirà l'Europa a spostare il problema migranti sulle coste dell'Africa?