Le recenti dichiarazioni di Riccardo Scamarcio, in cui ha affermato che "il maschio è il capobranco, la femmina si occupa dei figli", hanno suscitato indignazione, ma nonostante le critiche, lui ha cercato di giustificarsi. Ha sottolineato che, nei fatti, è sempre stato vicino a donne indipendenti e che non può essere tacciato di essere una persona arretrata. La sua posizione, tuttavia, non si è fermata qui: ha continuato con una battuta scherzosa, raccontando di come a volte chieda alla sua compagna, Benedetta Porcaroli, se le abbia "lavato le mutande", come se fosse parte di un gioco tra coppie. Questa seconda parte della dichiarazione tenta di minimizzare l’impatto della frase iniziale, ma non fa che complicare ulteriormente la situazione. Il tentativo di ridurre la questione a uno scherzo o a un "gioco delle parti" non cambia la sostanza di quello che è stato detto, ossia che dietro a tali affermazioni si nasconde una visione antiquata dei ruoli di genere. Il maschio come "capobranco" e la femmina relegata alla cura dei figli è una mentalità che risale a un passato che, purtroppo, sembra ancora influenzare alcuni aspetti della nostra cultura. Anche se Scamarcio ha parlato di "donne indipendenti" con cui ha avuto relazioni, ciò non giustifica l'affermazione che l’uomo debba essere il leader naturale della famiglia, mentre la donna ha il compito di occuparsi della prole. La verità è che non esistono ruoli predefiniti o gerarchie tra uomo e donna in una relazione sana. La parità di genere non si costruisce su modelli tradizionali che vedono la donna come subalterna, ma su un rapporto basato su rispetto, collaborazione e reciprocità. Certo, l’ironia può essere un modo per alleggerire certe affermazioni, ma quando si toccano temi così delicati, anche le battute rischiano di rafforzare stereotipi dannosi, se non chiaramente contestualizzate o corrette. Il vero problema non è tanto la dichiarazione in sé, quanto la visione del mondo che essa riflette, una visione che è ancora troppo presente in molti ambienti. La battuta su "lavare le mutande", pur potendo sembrare inoffensiva, fa eco a una concezione in cui la donna è ancora vista principalmente come custode della casa e della famiglia, mentre l'uomo è il "capo", il leader, colui che decide. Queste idee vanno combattute perché perpetuano una disuguaglianza che non ha più ragione di esistere.

La lotta per la parità di genere è più che mai necessaria, e non si tratta solo di una battaglia per le donne, ma per tutta la società. Nel mio saggio Il potere nascosto delle donne, esploro l'importanza di educare alla parità e alla libertà di scelta, affinché ognuno possa vivere senza essere vincolato da ruoli e stereotipi. Il femminismo non è solo una rivendicazione di diritti per le donne, ma una sfida a superare una cultura patriarcale che ancora oggi cerca di definire chi siamo e cosa dobbiamo fare in base al nostro sesso. La vera libertà si raggiunge solo quando uomini e donne sono liberi di scegliere il proprio destino, senza dover rientrare in schemi tradizionali che non li rappresentano.


L'Impatto di questa Mentalità

 Questa visione della femmina come "custode dei figli" e del maschio come "capobranco" non solo riduce il valore e le possibilità di una donna, ma perpetua anche un ciclo di disuguaglianza e discriminazione. La donna viene relegata a un ruolo subordinato, privandola del diritto di scegliere liberamente la propria strada, che sia professionale, educativa o personale. La concezione che l'uomo debba essere il leader, il capobranco della famiglia, implica implicitamente che la donna non possa avere lo stesso ruolo di decisione, e che la sua esistenza sia definita principalmente dalla sua capacità di procreare e crescere i figli. Inoltre, questa mentalità non solo danneggia le donne, ma limita anche gli uomini. L'idea che l'uomo debba essere il "capobranco" porta con sé una serie di aspettative dannose che spesso spingono gli uomini a sentirsi schiacciati dal peso di un ruolo di potere e controllo. Non c'è spazio per la vulnerabilità, per il sostegno emotivo reciproco, né per una relazione basata su una parità genuina.


Il Femminismo come Risposta

Ecco perché il femminismo è più che mai necessario. Il femminismo non è solo una battaglia per le donne, ma per tutta la società. Promuovere la parità di genere significa creare un mondo in cui ogni individuo, indipendentemente dal sesso, possa esprimere il proprio potenziale senza essere vincolato da stereotipi o ruoli rigidi. Nel mio saggio Il potere nascosto delle donne, esploro proprio la forza di una visione che riconosca il valore in ogni persona, senza farle indossare maschere predefinite. La libertà di essere, di scegliere e di evolversi non dovrebbe dipendere dal sesso di appartenenza. In un mondo dove il femminismo è ancora visto come una lotta contro il "naturale ordine delle cose", è fondamentale educare fin dalla giovane età al rispetto, alla parità e alla valorizzazione di ogni individuo. Le scuole, le università e la famiglia devono essere i luoghi in cui i bambini e i ragazzi imparano a vedersi come esseri umani e non come appartenenti a determinati gruppi biologici con destini predeterminati. In questo modo, possiamo finalmente liberarci dai legami di un patriarcato che ancora cerca di dominare le nostre menti e le nostre vite.


La Necessità di Educare

Educare è il passo fondamentale per cambiare le mentalità. Non si tratta solo di insegnare alle donne che hanno il diritto di essere libere e indipendenti, ma anche di insegnare agli uomini che il vero potere non risiede nel dominio sugli altri, ma nella capacità di condividere, rispettare e collaborare. Le affermazioni come quella di Scamarcio non sono semplicemente un riflesso di opinioni personali, ma di una cultura che ancora troppo spesso giustifica e perpetua l'idea di un ordine naturale e immutabile. Nel mio saggio, propongo un nuovo approccio alla comprensione del femminismo, basato sulla consapevolezza del potere nascosto delle donne, che non è solo un diritto da conquistare, ma una forza che, se lasciata libera, ha la capacità di cambiare la società in meglio. Il femminismo è quindi la chiave per una società più giusta, dove ogni persona è libera di scegliere il proprio percorso, senza limitazioni imposte da stereotipi di genere.


Conclusioni

La triste affermazione di Scamarcio non è che l'ennesimo esempio di quanto ancora ci sia da fare per raggiungere una vera parità di genere. Il maschio capobranco e la femmina relegata ai figli non sono che fantasie di un passato che, fortunatamente, appartiene a una realtà superata. Tuttavia, la ripresa di queste idee ci ricorda che la lotta per l'uguaglianza non è finita. La vera sfida oggi è educare le nuove generazioni, uomini e donne, alla libertà di essere sé stessi, lontano dalle etichette e dai ruoli imposti. Il femminismo è la risposta per costruire una società in cui il valore di ogni individuo sia riconosciuto, rispettato e celebrato, senza distinzioni di genere.


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