La riflessione, il silenzio e la delusione del regista Antonello De Rosa
L’intervista al regista teatrale Antonello De Rosa.
Come vive questa seconda ondata epidemica rispetto ai numerosi impegni che la vedevano protagonista? “La seconda ondata epidemica, non solo per me penso per tutti, è molto più drammatica rispetto alla prima, nel senso che nella prima c’era la curiosità di ciò che ci attendeva. La mi generazione non ha mai vissuto una situazione del genere, non c’era una conoscenza rispetto a ciò che stava accadendo. In questa seconda ondata purtroppo c’è la consapevolezza di ciò che è nuovamente successo e della gravità che ci ha investito per la seconda volta. I progetti, quelli fondamentalmente, se vogliamo avere uno sguardo positivo, sono solo posticipati a data da destinarsi, ma comunque in cantiere. L’ aspetto critico invece è l’assenza completa di un anno che nessuno mai ci ridonerà. E’ una prova emotiva per tutti noi. Forse un po’ in più, senza togliere nulla a nessuno, siamo noi, il teatro e la sfera della cultura a soffrirne di più. Ricordiamo che i primi a chiudere siamo stati proprio noi, domenica 25 ottobre. In questa drammaticità ognuno vive una profondissima delusione, non perché la seconda ondata ci abbia colti impreparati, perché sapevamo tutti che sarebbe arrivata, ma siamo delusi perché non abbiamo avuto la capacità di aver fatto fronte affinché ciò non avvenisse. La negligenza nostra come cittadini e anche, permettetemi, delle istituzioni stesse, superficiali in tutto. Le critiche adesso non servono. Serve avere il coraggio, di questo oggi si tratta, il coraggio della progettualità per i mesi futuri affinché questo periodo sia proficuo e non sterile, dobbiamo progettare per il futuro”.
Rispetto alla prima ondata epidemica, dove abbiamo visto tante iniziative proliferare sul web, ricordiamo anche una sua iniziativa rispetto a ciò e ci riferiamo al famosissimo format “teatro casalingo” da voi ideato e che ha riscosso tanto successo fino ad arrivare a livello nazionale. Ecco adesso c’è come un silenzio da parte sua e della sua associazione, è una volontà tutto questo silenzio? “Assolutamente sì! è una volontà dettata anche dalla delusione di questa seconda volta che ci ha riportati al punto di partenza. Ripeto la prima volta era una sorta di curiosità, adesso è il tempo della riflessione. Affinché questo periodo ci faccia comprendere bene dove abbiamo sbagliato, peccando tutti di superficialità. Quindi e come se il Teatro, nella prima ondata, abbia lanciato delle domande che non hanno trovato alcuna risposta in questa seconda epidemia”.
I progetti per il futuro: “Sono tantissimi più della prima ondata. Attendiamo il momento di metterli in opera, nel frattempo continuiamo a studiare e portare avanti la didattica teatrale con i miei allievi e la mia compagnia, con cui non ho mai smesso i contatti, che adesso sono solo attraverso piattaforme creata dalla mia organizzazione”.
Cosa si sente di dire a chi leggerà questa intervista? “Sicuramente di non sottovalutare per l’ennesima volta il momento che stiamo vivendo. Mi auguro che questa esperienza negativa, non sia avvenuta solo per procurare dolore a tante persone, soprattutto a chi ha perso i propri cari, ma che sia una vera e profonda possibilità di riflessione e di nuove progettualità. Dobbiamo capire che soli non andiamo da nessuna parte”.