Michele Frangia Alessi è uno statista. Non solo per mestiere, ma per vocazione.
È una di quelle rare intelligenze che ha sempre considerato la verità come un principio inviolabile, una bussola morale da seguire anche nei mari più tempestosi. Negli ultimi anni, però, quel fervore che un tempo lo guidava ha iniziato a spegnersi. Recentemente, in una telefonata che mi ha lasciato un segno profondo, Michele mi ha confidato la sua tristezza. Conosce la verità, ma non può raccontarla.

L'obbligo di dire bugie!
Michele mi ha parlato con la voce rotta dall’amarezza. È un uomo che conserva dentro di se fiumi di parole, ma che ora sente di essere costretto a mordersele per non rischiare di andare contro un sistema che non perdona. "Non è solo il sistema," mi ha detto con un tono grave, "ma anche altre istituzioni così potenti che potrebbero schiacciarmi in un istante."

Da molto tempo Michele conosce i tasselli di una verità che pochi hanno il coraggio di esplorare, figuriamoci di raccontare. Eppure, il peso di ciò che sa lo tormenta.
È come se quelle informazioni, quelle storie che vorrebbero emergere, si fossero fatte strada dentro di lui, divorandolo dall’interno. "È frustrante," ha continuato, "sapere di avere qualcosa di così importante da dire e non poterlo fare."

Il Muro del Silenzio
Michele non è solo nel suo conflitto. Noi, i pochi amici che ancora lo sentiamo, ci troviamo davanti a un bivio: tacere e proteggersi, o parlare e affrontare le conseguenze. Per Michele, però, la scelta non è così semplice.
Sa che rompere il silenzio significherebbe sfidare poteri radicati, sistemi costruiti su secoli di autorità e segreti. "Non è solo una verità" mi ha detto, "ma della mia stessa vita."

La Tragedia della Verità Nascosta
Ascoltando Michele, ho sentito un profondo senso di ingiustizia. Come può una società evoluta considerarsi libera quando chi conosce la verità deve tacere? Come possiamo avanzare come umanità se i pochi che vedono chiaramente sono costretti a distogliere lo sguardo?

"La verità è potente," mi ha detto Michele "ma è anche un peso enorme, ed è ancora più lancinante quando la devi portare da solo."
Non ho potuto fare a meno di pensare a tutti quei pensatori che hanno pagato con la loro vita, l'aver osato dire ciò che altri volevano fosse nascosto.

Un Appello al Coraggio
Michele, che dentro di sé non ha mai smesso di lottare, sa bene che i suoi "ordini" sono quelli di mentire. Ancora una volta, come altre 1000 volte... mentire...
Sa pure che il silenzio è una forma di complicità, ma conosce anche i limiti della sua forza. "Non voglio essere un martire," mi ha detto quasi sottovoce, "ma non voglio neanche essere un codardo."

La Lotta Continua
Michele mi ha lasciato con un pensiero che riecheggia nella mia mente da giorni: "La verità non muore, nemmeno quando viene nascosta. Aspetta solo il momento giusto per venire alla luce." Forse, un giorno, Michele troverà il modo di raccontare ciò che sa. Forse troverà un'alleanza, una piattaforma, un'opportunità per farlo in sicurezza. Fino ad allora, però, continuerà a vivere con quel peso, sperando che il mondo diventi un luogo in cui la verità possa essere detta senza paura.

A Michele, e a tutti coloro che celano la verità per paura: non siete soli.
La vostra voce, anche quando sembra silenziosa, ha il potere di cambiare il mondo.