Mariano Rumor, Remo Gaspari, Arnaldo Forlani... sono questi i riferimenti politici a cui Luigi Di Maio si deve essere ispirato per spiegare l'ennesimo disastro elettorale che il movimento da lui guidato ha fatto registrare in Sardegna.

Lo scrutinio dei voti, causa anche la complessità delle modalità con cui le preferenze vanno conteggiate, va a rilento, ma al momento il candidato 5 stelle, Francesco Desogus, viaggia intorno al 10%. Alle politiche i grillini avevano raccolto in Sardegna quasi un voto su due fra coloro che avevano messo la scheda nell'urna.

Ma Luigi Di Maio, come un democristiano della primissima Repubblica, spiega il suo fallimento in questo modo:

"Ovviamente i dati ufficiali non ci sono ancora, si stanno spogliando le prime schede e i primi seggi. Noi siamo positivi perché in questo momento, per la prima volta nella storia della Regione Sardegna, entriamo con diversi consiglieri regionali e per noi è un dato importante perché non c’eravamo.Noi eravamo a zero a livello regionale. Voglio dire anche che, e non mi stancherò mai di ripeterlo, è inutile che si confronti il dato delle amministrative con quello delle politiche: si confrontano, in questo caso, le mele con le pere. Noi a livello amministrativo abbiamo sempre avuto dei risultati totalmente diversi da quelli nazionali e la Sardegna non fa eccezione.Certo, eravamo 60 candidati (quelli del MoVimento 5 Stelle) contro 1.350, con decine di liste civiche e una scheda elettorale che era un lenzuolo. Stiamo parlando di una situazione nella quale se andate a vedere le singole forze politiche vedrete che il MoVimento è in linea con tutte le altre. Il tema sono queste ammucchiate di liste civiche.Poi posso capire che in questi mesi ci siamo messi contro banche e assicurazioni alle quali abbiamo aumentato le tasse, così come al gioco d’azzardo, le trivellazioni in mare le abbiamo bloccate e ci siamo inimicati i petrolieri e che quindi un certo mondo stia godendo nella speranza che possa morire il MoVimento, ma così non è.Il MoVimento 5 Stelle è vivo e vegeto e va avanti in Regione Sardegna, come a livello nazionale, dove stiamo lavorando all’arrivo anche in Sardegna (come nelle altre regioni d’Italia) del Reddito di Cittadinanza e la settimana prossima presenteremo il nuovo piano incentivi per le imprese italiane."

Leggendo tali affermazioni non è possibile aggiungere altro. Quando uno arriva a farsi del male da solo in questi termini, qualunque sottolineatura sarebbe un inutile accanimento.


Ma se Atene piange, Sparta non ride.

Infatti, nonostante il suo impegno, neppure l'uomo mascherato, Matteo Salvini - quel politico che tra un comizio e un post e tra un selfie e un'abbuffata fa credere pure di occuparsi dell'incarico di ministro dell'Interno per cui viene pagato (e non poco) - può festeggiare.

Il suo partito, la Lega, nonostante gli ultimi giorni Salvini li abbia passati nell'isola, rimane fermo sulle stesse percentuali delle ultime politiche, passando dall'11% al 12%... non un granché rispetto allo sforzo prodotto.

Ma Salvini fa finta di non accorgersene e dichiara soddisfatto...

"GRAZIE! Dalle elezioni politiche a oggi se c’è una cosa certa è che su sei consultazioni elettorali, la Lega vince 6 a zero sul Pd. Anche in Sardegna, dopo il Friuli Venezia Giulia, il Molise, Trento, Bolzano e l’Abruzzo i cittadini hanno scelto di far governare la Lega. E come in Abruzzo anche in Sardegna è la prima volta che ci presentiamo alle Regionali.Grazie per la fiducia, Amici!"

Ma Salvini dimentica di aggiungere che il "nemico" contro cui ha vinto non è rappresentato solo dal Pd, ma anche dal Movimento 5 Stelle... ma tant'è!

Sul Governo, l'insuccesso dei 5 Stelle e la non vittoria della Lega, potrebbero suggerire ai due capi politici del cambiamento la necessità di non mandare all'aria l'intesa attuale, come gli ultimi disaccordi facevano pensare.

Dopo il risultato della Sardegna, Di Maio e Salvini sono paragonabili a due claudicanti che stanno assieme per provare a camminare dritti.

Una roba che non solo spesso non funziona, ma finisce quasi sempre per essere addirittura dannosa.

 

Il Partito Democratico è risultato sconfitto sì, ma è in ripresa? In questo caso, non c'è ancora un segretario che ce lo possa spiegare. In attesa del 3 marzo, data in cui - anche se non formalmente - dovrebbe esser nominato - possiamo farcelo dire dai numeri, anche se parziali.

Il Pd, intorno al 13,23%, parrebbe il partito più votato tra quelli in lista alle regionali sarde, ma partiva dal 22% delle regionali del 2014 e dal 14,8% delle ultime politiche. Quindi, sebbene il centro sinistra possa essere creduto in ripresa, il Pd, in realtà continua ad arrancare.

Ma, anche da parte del Pd, non mancheranno certo dichiarazioni di soddisfazione ed ottimismo.