Ancora oggi sulla strategia della tensione persiste un ostinato silenzio sui mandanti, su parte degli autori materiali, sulle complicità dei vertici delle istituzioni con potenze straniere e criminalità organizzata per sovvertire l’ordine democratico. Abbiamo vissuto più di settant’anni sotto una democrazia formale dove il passato regime ha guidato il Paese sotto tono, intollerante verso coloro che volevano scrivere una pagina di storia nuova e per questo sono stati vigliaccamente eliminati.

Abbiamo tutti il dovere di rintracciare e conoscere una memoria rimasta sepolta sotto l’omertà, la complicità, una continua attività di depistaggi, un’ideologia vile e assassina che ancora persiste e opera per raggiungere il suo obiettivo liberticida attraverso nuove ma sempre efficaci modalità. Lo dobbiamo a tutti coloro che sono caduti vittime ignare ed innocenti sacrificate per piegare alla paura la volontà di quella parte della collettività aperta al nuovo.

Se un popolo accetta di chinare la testa alla violenza del totalitarismo dovrà pagare l’umiliazione di essere considerato di fatto e di diritto uno schiavo e subire ingiustizie, sofferenze e povertà.

Ancora si avverte l’asfissiante presenza nel tessuto istituzionale del nostro Paese di quel sistema che ha tentato e ancora tenta di sovvertire un ordine democratico sempre più fragile e che va rintracciato e portato alla luce perché un popolo ha il diritto e il dovere di conoscere la verità, deve sapere cosa è accaduto, le responsabilità dirette e indirette dei registi e degli esecutori, ricostruire le circostanze e i fatti realmente accaduti, portare in luce la verità e affrontarla con coraggio perché solo così avremo la possibilità di cambiare le cose beninteso se ciò fosse ancora possibile.

E’ il momento di sviluppare una consapevolezza individuale e collettiva che ci restituisca la capacità di riappropriarci della capacità di partecipare attivamente  alla vita politica, economica e sociale del Paese per poter affrontare quel potere celato dietro una rispettabile ipocrisia che con la sua mediocrità intellettuale, culturale e morale continua a condizionare pesantemente  e negativamente  la vita dei cittadini di questo sfortunato Paese imponendo modelli economici e sociali che destabilizzano i principi costituzionali che sono a fondamento di una società libera e dignitosa.

Stranamente chi ha aperto una finestra e ha fatto entrare un po’ di luce in quei scenari oscuri ed inquietanti dove è stato ideato e gestito lo stragismo che ha colpito alla cieca innocenti e sfortunati esseri umani sono stati alcuni collaboratori di giustizia, alcuni giornalisti d’inchiesta e la parte “buona” della collettività che esiste, opera attivamente e soffre le conseguenze per la sua onestà e le sue azioni a difesa degli interessi collettivi e che per questo li rende, volente o nolente, gli anticorpi naturali che combattono questo sistema potente e deviato. Ma di questi sono rimasti pochi superstiti.

A tutti spetta la condivisione dello stesso destino: linciaggio, isolamento provocato da campagne diffamatorie e calunniose, rovina finanziaria, patrimoniale, familiare, sociale e talvolta anche impietosamente eliminati tra l’indifferenza generale.

Si è parlato molto delle stragi che sono state portate a termine ma attraverso il contributo di collaboratori di giustizia vengono rivelati orrendi progetti che sono rimasti nel cassetto. Allora emerge il volto sfigurato e sinistro di un sistema malato e criminale che arrogantemente continua a ricattare e sfruttare impunemente la maggioranza della collettività.

L’Italia rimane nel suo interno, di fatto, uno Stato diviso e scollegato, dove periodicamente si manifestano i sintomi di una separazione ininterrottamente perseguita: negli anni ’90 vi fu il fiorire delle leghe indipendentiste; oggi attraverso l’anomalia costituzionale delle autonomie regionali speciali si persegue lo spezzettamento territoriale e amministrativo dell’unità nazionale.

I cittadini francesi non avrebbero mai permesso che ai vertici dello Stato si istaurasse un sistema criminale che poteva agire dall’interno e attraverso le istituzioni con ogni mezzo legale e illegale per soffocare le aspirazioni democratiche della collettività. Avrebbero cercato i responsabili con i forconi e rispolverato la rivoluzione!

Stranamente un avanzamento dello stato di decomposizione della democrazia sostanziale è avvenuto negli anni ’90. La caduta del muro di Berlino non ha segnato un superamento degli schieramenti Est – Ovest ma accentuato i disegni egemoni statunitensi.

Gli Stati Uniti, che hanno sempre perseguito la caduta politica, economica e militare della Russia, gradualmente hanno inglobato nella NATO tutti gli Stati appartenenti all’ex Patto di Varsavia, d’altro canto la UE, avendo adottando il modello economico liberista, ha colto l’occasione per aumentare i suoi profitti sfruttando l’arretratezza e il basso costo del lavoro delle popolazioni dell’Est inglobandoli nell’UE dimostrando che la bandiera della democrazia era solo un vessillo senza valore. 

La guerra tra Ucraina e Russia ne è la dimostrazione: ci stiamo sporcando le mani di sangue e fatti carico di un pericoloso conflitto che serve a curare esclusivamente gli interessi filo atlantici e destabilizzare l’Europa economicamente indebolendola anche politicamente.

In Italia le stragi di Stato sono state “giustificate” dalla forte presenza del partito comunista, oggi gli attacchi alla Costituzione si fanno sempre più incisivi eppure il comunismo è scomparso da decenni anzi già dai tempi di Pio La Torre e Berlinguer era al tramonto: perché ancor oggi si vuole restaurare un regime totalitario in Italia? Perché si persegue l’obiettivo di asservire un popolo ad un regime liberticida? 

Se da un lato non siamo più un Paese di frontiera per l’est perché sono i Paesi dell’ex Patto di Varsavia a fare da cuscinetto per potenziali ma improbabili attacchi della Russia all’Occidente, rimangono la Sicilia e la Sardegna come punti strategici per la politica estera americana che persegue interessi nel Medio Oriente e Africa: questo può giustificare un regime totalitario in Italia?  

Quello che ci riserverà il futuro è per noi gente comune imprevedibile ma rivisitando gli anni ’90, utilizzando le testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia vicini alla cupola, potremo farci un’idea concreta della situazione e incominciare a scrollarci di dosso quell’apatia e assenteismo al quale abbiamo sacrificato di fatto il nostro diritto al voto e porre fine a questo eterno passato che continua a perseguitarci. 

Molto significativa è la testimonianza di Armando Palmieri, “braccio destro” del boss di cosa nostra Vincenzo Milazzo capo mandamento di Alcamo, disponeva di Killer particolarmente esperti nell’uso delle armi. Essendo molto vicino al boss conosceva le decisioni della cupola e rimane un testimone attendibile riguardo il periodo delle stragi dei primi anni ‘90 perché presente ad incontri e trattative infatti parla di incontri con uomini delle istituzioni, elementi della destra eversiva, membri della loggia P2 e dei servizi segreti.

Lentamente viene alla luce un puzzle complesso, composto da tasselli apparentemente estranei all’immagine che è stata data in pasto per decenni per manipolare e distogliere l’opinione pubblica dalla verità.

Milazzo fu ucciso da Antonino Gioè il 14 luglio del 1992, cinque giorni prima dell’attentato di via D’Amelio perché si era dissociato apertamente dal partecipare alle stragi, poco dopo viene eliminata anche la sua fidanzata Antonella Bonomo perché depositaria di conoscenze scomode e pericolose che avrebbe potuto confidare ad un suo parente, il generale dei carabinieri Giacomo Quagliata facente parte del SISMI e successivamente del SISDE.

Palmieri riporta una definizione espressa confidenzialmente da Milazzo riferendosi agli uomini delle istituzioni: “Questa è la vera mafia, noi siamo dei semplici burattini al loro cospetto.” Questa frase mi ha riportato alla memoria quanto disse Peppe Fava durante l’ultima trasmissione televisiva di Enzo Biagi sulla mafia usando gli stessi termini del boss: “La mafia non è in Sicilia, i veri mafiosi siedono in Parlamento, guidano il governo, quelli che definiamo mafiosi sono solo dei burattini”, dopo una settimana fu ucciso per aver detto una “scomoda verità”.

L’ex collaboratore di giustizia Palmieri rivela alcuni aspetti del programma di destabilizzazione che prevedeva l’uso di materiale fissile nucleare; la contaminazione di acquedotti e territori oltre ad attentati dinamitardi: uno scenario apocalittico. Oggi sono in corso indagini che riguardano in particolare l’utilizzo del materiale fissile come arma da utilizzare a scopi terroristici sul territorio nazionale.

Ad ogni incontro dovevano essere presenti dei “garanti” che rappresentavano gli interessi dei vari gruppi criminali compresi quelli istituzionali: nei tre incontri ai quali aveva accompagnato il boss di Alcamo era intervenuto come garante Baldassarre Lauria, medico chirurgo, primario dell’ospedale di Alcamo, che fu eletto senatore della Repubblica  e rimase in carica dal ’96 al ’01 prima sotto la bandiera di FI poi con AN. Questo individuo, mantenuto dai cittadini italiani, aveva proposta la guerra batteriologica. Ai tre incontri parteciparono anche due personaggi dei servizi segreti, successivamente gli stessi servizi presentarono alcune foto per il riconoscimento dei due intervenuti ma fu impossibile averne un riscontro perché le immagini risalivano a decenni prima o erano poco chiare: i servizi continuavano e tutt’ora continuano a tutelare sé stessi!

Non esistono servizi segreti deviati infatti se vi era la deviazione di qualche “mela marcia” questa sarebbe stata individuata e “disattivata” dall’interno. Così dicasi di D’Amato capo degli Affari Riservati facente capo al ministero dell’Interno, in pratica i servizi dipendevano da lui: era la persona che dirigeva tutte le operazioni per conto delle istituzioni fedeli alla politica filo atlantica. 

Nel 1967 vi è un’informativa su Antonino Gioé, ex paracadutista, uomo di destra con la quale i carabinieri di Altofonte lo definivano un soggetto idoneo a svolgere operazioni riservate pur essendo figlio di un mafioso: nella sua carriera criminale ha partecipato a numerosi incontri molto delicati con esponenti delle istituzioni e non certo per parlare di vacanze o di moda.

È ricorrente che i carabinieri si occupino di redigere informative che individuano soggetti adatti per essere utilizzati come “agenti anomali duple-face” per tenere i contatti tra criminalità mafiosa e istituzioni per questo persone informate sui fatti. Gioé confida a Palmieri che il pulsante del telecomando utilizzato per l’attentato di Capaci lo aveva attivato un’altra persona e non quella indicata nel processo e che era stata un’operazione militare infatti, a ben pensare, lo dimostra la tecnica usata e la conoscenza degli esplosivi che constano di un addestramento tipicamente militare. 

Un altro personaggio che si inserisce strada facendo nella storia stragista è Paolo Bellini coinvolto negli attentati dei primi anni ’90 e condannato in primo grado per la strage di Bologna del 1980: questi sinistri e ambigui attori sono solo apparentemente delle anomalie, in realtà rappresentano un modello originale di agente segreto di collegamento tra la criminalità (più o meno organizzata) e uno Stato traditore e tradito. Nel 1992 Bellini tramite Gioé conduce una trattativa con cosa nostra per attuare una serie di attentati fuori dalla Sicilia.

Gioè viene arrestato dagli agenti della DIA il 17 marzo del 1993, decide di collaborare ma nella notte tra il 28/29 luglio viene trovato impiccato nella sua cella in circostanze estremamente strane: quasi sicuramente “era stato” suicidato. Gioè voleva parlare con i magistrati del traffico di materiale radioattivo (ed altro). 

‘Mogadiscio, 20 marzo 1994, ore 15.10: Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono assassinati nell'autovettura su cui viaggiano, erano lì per seguire per conto del TG3 il ritiro delle truppe statunitensi dal paese, dove era in corso da anni una sanguinosa guerra civile. Ma i due stavano parallelamente indagando su un presunto traffico internazionale di armi e di rifiuti tossici, che con la copertura della missione umanitaria avrebbe coinvolto anche società italiane’.

Edwin Paul Wilson era un ufficiale operativo della CIA e dell'Office of Naval Intelligence che fu condannato nel 1983 per aver gestito un traffico di armi e materiale fissile per produrre bombe sporche con la Libia con complici italiani utilizzando un’alleanza clandestina tra le principali intelligence straniere.

Ad Alcamo per anni sono state depositate casse colme di materiale nucleare in collaborazione con i servizi segreti, cosa nostra e Gladio trapanese.

Di Alcamo e dei suoi traffici si era occupato anche un noto sovrintendente della Polizia di Stato Antonio Federico che parla di traffici di armi e trattative per materiali fissili tra Libia, Marocco, Castellamare, le indagini non approdarono ad alcuna certezza. L’ex sovrintendente parla di due stati paralleli: uno sano e l’altro criminale. Noi cittadini ci scontriamo spesso con questa dualità che mina la nostra libertà e ci degrada agli occhi delle altre nazioni.

Ma la storia non finisce qui.