Quando abbiamo conferito allo stato democratico il monopolio della forza, abbiamo inserito nel patto l'aspettativa che lo Stato ci difenda da un' aggressione e che lo faccia usando la forza quando è necessaria e restando democratico anche in uno scenario di guerra.
C'è il conflitto giusto e quello ingiusto, c'è il rispetto o il disprezzo del diritto internazionale c'è la proporzione tra la difesa e l' offesa e c'è invece l' arbitrio. Ci sono gli aggressori e l' aggredito come nella crisi ucraina. C'è il rapporto di forze tra il debole e il potente.
Rifiutarsi di analizzare tutti questi elementi per chiudersi nel generale: "No a tutte le guerre!" significa rifiutarsi di capire e di giudicare, cioè di prendere parte.
Il no ad ogni conflitto è naturalmente condivisibile, utile e necessario, purché non diventi uno schermo che impedisce di vedere "questo" conflitto in tutte le sue componenti, nel suo specifico e nel diverso ruolo dei soggetti in campo, le colpe e le responsabilità.