VaticanGate – ovvero, “il complotto contro papa Francesco e la manipolazione del prossimo conclave”, come è circostanziato in copertina – è un libro pubblicato in Spagna, per i tipi di Roca Editorial, a marzo a firma di Vincens Lozano, giornalista e storico che di cose vaticane si intende assai, dall’alto dei suoi trent’anni di corrispondente da Roma per TV3, della quale è stato direttore della sezione Internazionale di TV3 dal 1984 al 2019.

E non è la prima volta che affronta un argomento così inquietante: all’inizio del 2021 ha dato alle stampe Intrighi e potere in Vaticano. Lozano ha rilasciato una lunga intervista a Religión Digital (oggi 1 maggio), da dove emerge che il complotto è armato dalla destra conservatrice, che ha diramazione mondiale e trova complici nel conservatorismo cattolico. Lozano tratteggia quello riguardante in particolare Francesco e che è animato anche dagli stessi cardinali che lo hanno eletto:

«Già nel 2013 – contestualizza – è iniziato a emergere un movimento di cospirazione, a partire dalle stesse persone che hanno portato Trump alla presidenza negli Stati Uniti o Bolsonaro in Brasile… Persone che appoggiano un’ultradestra molto diversa nel mondo, e che stanno cercando di assaltare le nostre democrazie per togliere i diritti sociali. Questo favorisce una cospirazione interna al settore tradizionalista della Chiesa, perché questo Papa dà fastidio».

Per concentrarsi sul Vaticano, spiega, bisogna tornare a 10 anni fa, «allo scandalo Vatileaks, che ha portato alle dimissioni di Papa Ratzinger. Vatileaks si basa su tre scandali: la lotta per il potere (Sodano-Bertone, ma non solo); la scoperta di oltre 3.000 conti nella banca vaticana che non hanno nulla a che fare con la religione e sono legati alla mafia, al traffico di droga e di armi; e lo scandalo sessuale, quando si scopre che in Vaticano c’era un bordello gestito da almeno due cardinali, frequentato da membri della curia, e che papa Benedetto ha immediatamente chiuso, così come Papa Francesco ha bloccato i conti della banca vaticana legati alla criminalità organizzata».

Una situazione per la quale al nuovo papa, Francesco, «si chiedono riforme, perché veniamo da un’epoca di decomposizione. Ma quando inizia a farle, e propone che siano fondamentali, molti cardinali che lo hanno votato gli voltano le spalle. Perché? Perché toglie loro i privilegi, li critica perché vivono nei palazzi o perché riciclano il denaro nei conti dello IOR.

Quando vedono che queste riforme non sono puramente estetiche, ma strutturali, e non della dottrina, ma delle dinamiche interne, della burocrazia, del clericalismo, della concezione che esisteva di una Curia “monarchia assoluta”, che il Papa vuole trasformare e che questa Curia pone dei limiti alle sue azioni. Da questo momento in poi, molte persone sono diventate nemiche del Papa. Questo fenomeno è andato aumentando negli ultimi dieci anni».

«I settori più ultraconservatori e tradizionalisti – approfondisce Lozano – mascherano queste critiche come critiche teologiche. Ma il punto fondamentale è che il papa sta proponendo un altro modello di società, non solo di Chiesa. Quando il papa critica il capitalismo selvaggio, quando critica chi nega il cambiamento climatico, quando va a Lampedusa e prega davanti al grande cimitero del Mediterraneo? Un Papa che è per l’accoglienza dei rifugiati, per la pace, per la lotta contro le ingiustizie sociali… sta attaccando un sistema».

«Già nel 2013 – ripete – sta nascendo un movimento cospirativo, a partire dalle stesse persone che hanno portato Trump alla presidenza negli Stati Uniti o Bolsonaro in Brasile» e questo «favorisce una cospirazione interna al settore tradizionalista della Chiesa, perché questo Papa dà fastidio. È un sasso nella scarpa di questo progetto di assalto alla democrazia».

«Il grande complotto – è l’analisi di Lozano – è organizzato dall’ultradestra, con la costruzione di un nuovo linguaggio, con nuovi concetti. E ci stanno riuscendo: Steve Bannon, per esempio, è uno dei grandi consiglieri di questo gruppo di uomini d’affari, miliardari cattolici americani, con un potere e un’influenza impressionanti, e che hanno la loro ramificazione in Vaticano. Con chi? Facciamo dei nomi: Leo Burke, Müller, Sarah… che danno la chiave di come funziona».

Nella sua strategia di difesa, osserva ancora Lozano, «il Papa non vuole entrare nella mischia di questa guerra aperta, che sta diventando sempre più accesa. È consapevole che la Chiesa ha due anime: una che non vuole cambiamenti e l’altra che chiede riforme importanti per adattare la Chiesa al XXI secolo. Il Papa non vuole approfondire questa divisione, ma va a “difendersi” (…), rilasciando interviste, dove parla forte e chiaro di quello che sta facendo».

Papa latinoamericano e gesuita, Francesco dunque – ne è sicuro il giornalista – «ha la sua strategia, e a spizzichi e bocconi si sta facendo strada. Ora ha accelerato il processo di riforma. Non solo predica cose importanti, come l’uguaglianza delle donne, ma mette le donne a capo dei dicasteri». Anche perché, ritiene Lozano, morto Benedetto XVI – che tuttavia «ha fatto da freno ad alcuni attacchi, perché il settore più reazionario lo ha sempre considerato un riferimento intellettuale anti-Bergoglio» – «Francisco si senta più liberato, e molte riforme che non ha osato fare, o chiarimenti, le porterà avanti. Succede che tutto è molto lento in Vaticano. Quando entri in Vaticano, devi lasciare l’orologio fuori».

(fonte: adista.it)