L’intervento che propone questo approccio è di Davide Pracchi, ingegnere gestionale del credito, fondatore e CEO di Serendebity, ha una vasta esperienza in materia di NPL e UtP, sia sul mercato italiano, sia su quello internazionale.

Le basi di un’efficace gestione aziendale prevedono la necessità di disporre di risorse per finanziare circolante (spese correnti) ed investimenti (spese a valenza pluriennale) nelle aree più critiche della catena del valore aziendale (funzioni dove si produce il valore aggiunto). Questa meravigliosa “blockchain” ante-litteram che è la catena del valore aziendale cessa di produrre effetti positivi nel momento in cui non si dispone di liquidità. Effetti positivi, si badi bene, non significa assolutamente profitto ma anche impatto sociale (e.g. mancati finanziamenti in R&D per un’azienda technology-based).

Anche le imprese finanziariamente più virtuose, quelle non indebitate che trasformano il valore aggiunto economico in disponibilità finanziarie (vendono con profitto e incassano velocemente) non potranno che assistere a una restrizione dei flussi provenienti dalla loro clientela, figurarsi quelle che già oggi “boccheggiano” schiacciate tra credit crunch derivante da practice europee di assegnazione di rating sempre più stringenti e meno forgiving e le annunciate concentrazioni bancarie (Intesa UBI). Non credo ci sia bisogno di soffermarsi sul ruolo virtuoso che l’intrapresa privata ha all’interno della nostra società moderna: offerta di lavoro, welfare/benessere privato, contribuzione al bilancio dello stato, impatto sugli ecosistemi, financo diffusione del brand nazionale etc.


Il bisogno di liquidità.
Se le imprese hanno bisogno di liquidità com’è possibile innescare un meccanismo che ne garantisca a sufficienza?

Le “cinghie di trasmissione” che permettono di trasferire capitale di debito (liquidità) alle imprese sono

  1. liquidità dallo Stato Centrale (meno tasse, meno contributi),
  2. liquidità dalle Banche(finanziamenti, mutui),
  3. liquidità alle imprese dallo Stato (liquidità “implicita” attraverso la leva fiscale – comprendendo anche una spalmatura bipartisan della riduzione del cuneo fiscale).

Uno stato può attuare una politica fiscale accomodante (ridurre le tasse, ridurre cuneo fiscale) quando le regole europee lo consentono (e le regole europee non sono state fissate a caso bensì a salvaguardia della stabilità dell’ecosistema Europa). L’Italia, come sappiamo, non è nella condizione di utilizzare questa leva (fiscale) a causa dell’alto debito e del disavanzo di bilancio (deficit). Quindi l’Italia deve affrontare (è nei fatti obbligata) un percorso di Stabilità a livello Europeo; di qui la necessità di ricorrere ad una liquidità sovranazionale quale quella Europea attraverso l’emissione di Eurobond/Europe Recovery Bond/Coronavirusbond o attraverso il Meccanismo Europeo di Stabilità


1.1.Eurobond
Trattasi di titoli di debito sovranazionali non emessi dai singoli Stati partecipanti all’Ue bensì dall’Europa stessa. Questi titoli vengono venduti a investitori istituzionali (certamente la BCE in ultima istanza); il corrispettivo derivante dalla vendita di questi bond verrebbe girato a favore dei singoli stati e da questi all’economia reale secondo alcuni assi decisi a livello politico (politiche fiscali accomodanti, interventi sul welfare e sul lavoro pubblico).

I vantaggi fondamentali sono rendimenti vicini allo zero ed effetto neutrale sui debiti pubblici dei singoli stati. Questa è la prima cinghia di trasmissione da debito (sovranazionale) a economia reale


1.2 Ricorrere al MES
Il Meccanismo Europeo di Stabilità è un fondo che emette prestiti (concessi a tassi fissi o variabili) per assicurare assistenza finanziaria ai paesi in difficoltà e può acquistare titoli sul mercato primario (contemporaneamente all’attivazione del programma Outright Monetary Transaction), ma a condizioni molto severe. Alle severissime condizioni attuali sappiamo tutti che questa  non è una strada percorribile: a fronte di un po’ di respiro finanziario ci troveremmo a vendere sovranità nazionale e questa non è un’opzione.


Liquidità dal sistema bancario
Le Banche oggigiorno, sia le nazionali che quelle internazionali hanno (almeno per il momento) bilanci sani essendosi liberate del 90% dei crediti deteriorati (NPL) ed hanno una fonte di provvista (liquidità) quasi inesauribile (la BCE) che oggi offre (non “chiede” ! offre!) lo 0,75% di interesse annuo alle banche che prendono a prestito della liquidità per immetterla nel tessuto produttivo di aziende e famiglie. Purtroppo i meccanismi di rating europei a vario titolo declinati dalle banche italiane rendono complicatissima l’erogazione di nuovo credito a favore delle imprese rendendo de facto antieconomico erogare nuovi prestiti alle aziende che ne fanno richiesta.


Finanziamenti

2.1 Finanziamenti alle imprese senza garanzie di terzi

Perché dunque il credit crunch? Perchéanche in questi momenti è così maledettamente difficile ottenere finanziamenti dalle banche a favore delle Pmi in particolar modo?

Come sempre le colpe non sono solo da una parte.

Lato imprese:
Le imprese, per lo meno in Italia, hanno la tendenza ad essere sottopatrimonializzate. I business plan degli imprenditori si affidano in massima parte a capitale di debito

Lato Banche:
Le riserve di liquidità obbligatorie che le Banche devono detenere a fronte dei prestiti concessi riducono la possibilità di emettere finanziamenti

Gli accantonamenti obbligatori che le Banche sono obbligate a fare sui prestiti erogati in ragione della “certezza” del recupero dei prestiti erogati rendono antieconomico finanziare una Pmi.