Non erano trascorse che poche ore dalla morte della giudice Ginsburg, che il presidente Trump ha annunciato di volerla sostituire nel posto da lei lasciato vacante alla Corte Suprema degli Stati Uniti prima delle elezioni residenziali del 3 novembre.

Un annuncio che ha sorpreso molti, perché, vista l'imminenza del voto, sarebbe stato opportuno che la decisione fosse presa dal nuovo presidente, una volta in carica. Oltretutto, i repubblicani al Senato, nel 2016, rifiutarono di confermare la nomina del giudice che avrebbe dovuto sostituire Scalia, deceduto agli inizi dell'anno, sostennero che a farla avrebbe dovuto essere il nuovo presidente. 

In quell'occasione, mancavano addirittura molti mesi al voto di novembre e non sei settimane come adesso. Inoltre, nel 2016 ad esprimersi in tal senso a nome dei senatori repubblicani fu Mitch McConnell, lo stesso che sembra aver cambiato completamente idea e ha già fatto sapere che il suo gruppo si esprimerà sulla scelta del presidente prima del voto.

La scelta di un giudice della Corte Suprema deve essere confermata dal Senato. In passato era necessaria una maggioranza di almeno 60 senatori, adesso è sufficiente una maggioranza semplice. Due senatrici repubblicane hanno dichiarato di voler essere coerenti con quanto già stabilito nel 2016 e quindi non voteranno il candidato di Trump, ma per gli altri 51 senatori repubblicani (47 sono i democratici e 2 sono gli indipendenti) il problema non sussiste.

Non solo. Oltre che per le presidenziali, il 3 novembre in alcuni Stati si voterà anche per il rinnovo del seggio di molti senatori, circa un terzo. Quindi, anche per questo motivo sarebbe corretto che la nomina di un nuovo giudice della Corte Suprema federale avvenisse dopo, in modo da essere davvero espressione dell'attuale sentire politico degli americani.

Ma non sarà così.

Sabato, Donald Trump, in sostituzione della giudice liberal Ginsburg, nominerà un'altra donna che, a meno di sorprese dell'ultimo minuto, sarà la giudice conservatrice e ultracattolica Amy Coney Barrett. L'annuncio arriverà prima che la giudice Ginsburg, la prossima settimana, sia sepolta accanto al marito nel National Cemetery di Arlington. 

Trump ha incontrato la giudice Barrett alla Casa Bianca lunedì e martedì e da tempo si era espresso in suo favore. L'unica candidata che potrebbe, a sorpresa, sostituirla è il giudice Barbara Lagoa perché sponsorizzata dalla comunità cubano-americana della Florida, uno Stato in cui la percentuale dei voti per le presidenziali è divisa a metà tra Biden e Trump e per quest'ultimo la Florida potrebbe essere uno Stato chiave per la sua rielezione. Ma è solo un'ipotesi di scuola.

La giudice Barrett ha, così, la possibilità di diventare il 115° giudice nella storia della nazione e la quinta donna ad aver fatto parte della Corte Suprema federale. Con i suoi 48 anni, Amy Coney Barrett ne diverrebbe il membro attualmente più giovane ed il terzo nominato dal presidente Trump. 

Con questa nomina, sarebbero 6 i giudici conservatori della Corte Suprema, contro i 3 di nomina democratica. Uno sbilanciamento che potrebbe influire non solo sull'entrata in vigore di nuovi leggi, ma anche sulla revisione di quelle ormai in vigore negli Stati Uniti ormai da decenni. 

Ed è a questo che Trump punta: vendere agli elettori ultraconservatori la nomina della Barrett in chiave elettorale per le prossime presidenziali. Offrendo loro una giudice "anti questo e anti quello" si aspetta come contropartita di essere rieletto, sperando che i fanatici a cui si rivolge non vengano "distratti" dai molti errori fatti durante il suo mandato, a partire dalla pessima gestione dell'emergenza pandemia.