Il proprietario di Italia Viva, Matteo Renzi, ha rilasciato un'intervista al Corriere per ribadire il suo no alla prescrizione, anche così come è stata formulata nei giorni scorsi e che ha trovato il consenso delle altre forze di maggioranza: Pd, 5 Stelle e Leu.
«A chi ironizza su di noi - ha detto Renzi - ribadisco il concetto: non preoccupatevi, finirà come per il blocco dell’IVA. All’inizio ci dicevano che eravamo sabotatori del Governo. Idem sulle microtasse. Adesso finirà allo stesso modo sulla prescrizione: i pasticci da azzeccagarbugli non stanno in piedi».
Perché Renzi vuole rivedere la prescrizione che adesso, per come l'hanno voluta i 5 Stelle, impedisce che un processo vada a sentenza senza sapere se un imputato sia colpevole o innocente?
Perché, dice lui: «...siamo garantisti. E anche se il premier sembra non capire la differenza tra giustizialismo e garantismo, per noi si tratta di un valore importante. Da un lato c'è Bonafede e purtroppo insieme con lui c'è quello che resta del riformismo del Pd. Dall'altro ci sono i penalisti, i magistrati, i garantisti insieme a secoli di civiltà giuridica italiana».
In queste ore, per chi abbia avuto la pazienza di ascoltare ciò che ha detto in passato sull'argomento, avrà notato che sulla prescrizione Renzi non cita più Orlando in relazione alla sua riforma della giustizia. Fino a qualche giorno fa diceva che sulla prescrizione difendeva ciò che aveva fatto Orlando, aggiungendo che si dichiarava sorpreso del perché il Pd non sostenesse la stessa posizione, essendo Orlando un tesserato di quel partito.
Orlando però si è espresso... eccome, affermando di trovare accettabile l'ultima mediazione di Conte sull'argomento. E così, Renzi si è dimenticato di Orlando, limitandosi - adesso - a difendere gli interessi di penalisti, magistrati, ecc...
Correttamente, va ricordato che Renzi, come giustamente si è dimenticato di dire, con questa sua presa di posizione non vuole però difendere gli interessi di coloro che attendono giustizia pretendendo di sapere se un imputato sia colpevole o meno.
Inoltre, tra le dimenticanze di Renzi va aggiunta pure quella che riguarda l'esempio di tutte le altre democrazie occidentali, visto che la riforma della prescrizione allinea l'istituto a ciò che da sempre viene fatto all'estero. Stavolta, il "garantista" Renzi, però, si è dimenticato di citare, come sempre aveva fatto in passato, l'esempio degli altri Paesi!
«Forzare sulla prescrizione - ha proseguito Renzi - è oggettivamente assurdo in un momento nel quale abbiamo il coronavirus, l'incidente del Frecciarossa, il Pil negativo. E tuttavia la forzatura viene dai giustizialisti, non da noi. Noi non stiamo forzando: abbiamo solo chiesto di prenderci tempo con il lodo Annibali. Un anno per riflettere sulle soluzioni migliori e gli altri invece insistono sulla bandierina Bonafede. Capisco i Cinque Stelle che sono in una crisi spaventosa. Mi sfugge invece il motivo per cui il Pd debba ammainare la bandiera garantista dopo aver vinto in Emilia-Romagna grazie a un presidente riformista: ci saranno ragioni che io non conosco, ma è politicamente e logicamente inspiegabile».
Però, non si capisce perché un processo, una volta iniziato, non debba arrivare a sentenza di condanna o assoluzione, visto che anche la riforma penale che è all'esame del governo dovrebbe garantire tempi certi nello svolgimento dei processi, aggiungendo che adesso gli avvocati che si fanno strapagare dai clienti che se lo possono permettere fanno di tutto e di più per allungare la durata di un processo in modo che scatti la prescrizione.
Inoltre, non va dimenticato il conflitto d'interessi che pesa su Renzi in questa sua "crociata", con i suoi genitori condannati in primo grado a quasi due anni di carcere. Non che rischino di andare in galera, ma è chiaro che nessuno si augurerebbe una condanna per un proprio congiunto. Quindi non è illogico ritenere che tutto questo agitarsi di Renzi per la prescrizione non sia causato da motivi personali.
E il governo? Sebbene stia da tempo facendo di tutto per farlo cadere, per Renzi deve andare avanti: «Teresa Bellanova è bravissima alla guida dell'agricoltura italiana. Elena Bonetti è il primo ministro che ha messo soldi veri sulla famiglia. E il sottosegretario Ivan Scalfarotto è il punto di riferimento alla Farnesina per chi conosce le regole dell'export. I nostri tre al governo fanno un grande lavoro. Per noi devono andare avanti. Se invece il Pd ha voglia di occupare anche questi altri tre scranni glieli lasciamo domattina. Per noi i principi valgono più delle poltrone. Noi non vogliamo far dimettere nessuno, vogliamo lavorare. Ma se per fare il ministro dobbiamo rimangiare secoli di civiltà giuridica si sappia che non abbiamo problemi a fare un passo indietro. Decida Conte: se vuole cacciarci, basta dirlo. Se vuole tenerci, lavoriamo. Nell'uno e nell'altro caso noi non votiamo il pasticcio prescrizione: le idee vengono prima delle poltrone».
Così, il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha indirettamente risposto a Renzi:
«Da altri mi aspetterei più misura e maggiore rispetto. Soprattutto da forze che si dichiarano avversarie di Salvini e che invece stentano assai nel radicamento sociale e che ogni giorno si mettono in cattedra per dare lezioni di riformismo. Questo atteggiamento non danneggia noi, danneggia l’Italia.Sento dire che qualcuno attacca il Matteo sbagliato. Ma oggi qualcuno è ossessionato e ha attaccato il partito sbagliato. I nostri alleati, in maniera abbastanza sorprendente, sembrano ignorare unità e presenza combattiva della destra e molto spesso si dilungano in sterili polemiche su di noi. Chi piccona il governo si colloca in una posizione politicamente ambigua che sta diventando politicamente insostenibile. Perché il veto assoluto non è stato posto ad agosto quando trattavamo sul governo? Nessuno pensi di allungare la legislatura in soluzioni improvvisate o facendoci precipitare in un quadro trasformistico, allungando la vita della legislatura in uno stato puramente vegetativo».