Economia

Ancora sulla flat tax, Salvini: o si fa o si muore

In attesa di conoscere le "cose importanti" che Conte dirà nella conferenza stampa che terrà nel pomeriggio a Palazzo Chigi, il ministro dell'Interno Salvini, nonostante non abbia competenza alcuna sulle materie economiche in generale e su quelle del Governo in particolare, anche questo lunedì, durante la cerimonia di inaugurazione della Pedemontana Veneta che si è tenuta a Breganze, è tornato a ribadire la necessità di avviare in Italia la flat tax.

Va ricordato anche che tale provvedimento, non potrebbe partire se non dall'anno prossimo e per il quale, visto che dovrebbero essere trovate le coperture, dovrà interessare la prossima legge di bilancio. Quindi, a rigor di logica, di flat tax se ne dovrebbe parlare a partire da settembre.

Invece, Salvini fa credere ai suoi sostenitori che tale provvedimento debba essere approvato a giorni, pena la stabilità dell'esecutivo.


«La riduzione abbondante del carico fiscale - ha detto il ministro - per le imprese e le famiglie non è un capriccio della Lega: o si fa o si muore, o il debito esplode.

Andremo a dirlo ai commissari europei e su questo il presidente del Consiglio ha mandato pieno. Se negli ultimi anni facendo il contrario il debito è aumentato, probabilmente è meglio fare il contrario, per esempio rispetto ai vincoli di bilancio interni.

Non si è mai fatto? Sono felice di aver stanziato centinaia di milioni per Comuni che hanno voluto finanziare opere già avviate. Hanno cercato di fermarci per paura della corruzione: sono andato dritto. Rischio più rischio meno, ho nove processi, faremo il decimo.

Con i colleghi francesi siamo d’accordo che è meglio far viaggiare le merci con la Tav, e quindi completarla. Non è un puntiglio politico, è buonsenso.

Abbiamo le spalle larghe, se l’Europa e i mercati vogliono giudicare per quel che questo Paese è realmente vengano qui. Non so quanti altri possano avere questa eccellenza con una tassazione iperbolica, burocrazia e giustizia lenta».


Il segretario del Pd Nicola Zingaretti gli ha risposto dicendosi totalmente in disaccordo, perché la flat tax è una tassa per la quale chi ha più soldi paga meno tasse e chi ha meno soldi paga più tasse.

«In un'Italia in cui il problema fondamentale sono le diseguaglianze sociali credo che dovremmo avere ancora di più progressività delle imposte,come chiede la Costituzione».


Una risposta logica, quella di Zingaretti, che oltretutto è stata confermata in passato anche da un signore come Warren Buffett di cui si può dire tutto, ma non certo che sia un socialista nemico dei mercati e della libera impresa! In una intervista ebbe a dire che trovava non solo iniquo ma anche sbagliato per lui pagare la stessa aliquota sul reddito che pagava la sua segretaria. Secondo lui, sarebbe stato più corretto che la sua segretaria, perlomeno, pagasse di meno, confermando la correttezza della progressività della tassazione con un esempio banale.

Se a me - disse - fate pagare meno tasse con quei soldi non andrò a comprare un televisore da mettere nella mia casa, perché ho già un televisore in ogni stanza. Quindi, più che favorire i consumi, far pagare meno tasse ai ricchi favorisce la speculazione.


Inoltre, la logica elementare di Salvini nel promuovere la flat tax si guarda bene dallo spiegare anche altre conseguenze collegate al provvedimento. Ammesso che la flat tax riesca a far ripartire il Pil (e non è detto, a causa della propensione al risparmio degli italiani) è però assolutamente certo che causi un aumento del debito pubblico.

Un particolare che Salvini evita di ricordare ma che invece non è affatto trascurabile per un Paese il cui deficit è di oltre il 130% del Pil. Questo è accaduto negli Stati Uniti in passato con Reagan e sta accadendo oggi con Trump. Da notare anche che negli Usa la spesa sociale per sanità e istruzione è ai minimi termini e, in percentuale, non è certo paragonabile a quella dell'Italia.

Salvini ha portato anche l'Ungheria come esempio di Paese virtuoso in cui la flat tax è applicata, ma si è dimenticato di dire come l'Ungheria realizzi il proprio Pil (anche a danno dell'Italia), quale sia il livello degli stipendi e di democrazia in quel Paese e, soprattutto, che in Ungheria l'Iva sui prodotti è al 27%.


Se Salvini si è fissato di voler far pagare meno tasse agli italiani non è certo un demerito. Ma quando si vogliono supportare dei provvedimenti, se non si vuole che siano considerati solo come propaganda per i gonzi, questi dovrebbero anche essere illustrati, spiegati e supportati sotto tutti i punti di vista.

Per quanto riguarda "anche" la flat tax, così non è stato.

Autore Mario Falorni
Categoria Economia
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