Si è svolta ieri l'ultima udienza al Tribunale arbitrale internazionale dell'Aja sul caso marò, udienza nella quale le delegazioni di Italia e India hanno ribadito le loro posizioni.

L'Italia rappresentata dall'ambasciatore Francesco Azzarello ha rivendicato la giurisdizione italiana. Ai due fucilieri del S.Marco  Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, secondo l'Ambasciatore italiano deve essere riconosciuta l'immunità dalla giustizia straniera.

I due militari erano infatti membri delle forze militari italiane in servizio ufficiale a bordo di una nave battente bandiera italiana in acque internazionali. Di parere opposto invece il rappresentante dell'India Balasubramanian che ritiene i due pescatori indiani uccisi vittime assieme all'India. 

Si prevedono di nuovo  tempi lunghi :l'udienza durerà fino al 20 luglio e solo dopo sei mesi ci sarà la sentenza. Una sentenza che forse porre fine a questa scandalosa vicenda che vede condannati ingiustamente i due fucilieri del S.Marco. 

I due militari erano a bordo di una petroliera italiana, l'Enrica Lexie,  in missione, allo scopo di proteggere l'imbarcazione dai pirati. Fin dall'inizio vennero accusati dall'India di avere ucciso, scambiandoli per pirati due pescatori indiani al largo del Kerala il 15 febbraio 2012.

Per 8 anni i due militari sono stati privati della loro libertà, ci sono stati vari e strani ritardi nel corso di un processo interminabile che per l'India li ha visti colpevoli da subito. E questo nonostante ci sia la prova dell'innocenza dei due militari italiani, la prova regina :la perizia balistica (vedi articolo su questo stesso blog:i marò non hanno sparato lo dice la perizia) che dimostra come il proiettile rinvenuto nel cadavere di uno dei due pescatori indiani, sia un proiettile 7,62 x 54R di fabbricazione russa, sparato dalla mitragliatrice russa PK che è assolutamente differente dalla cartuccia 5,56 x 45 in dotazione ai marò e che si può utilizzare sia con i fucili Beretta AR 70/90 sia con le mitragliatrici FN Minimi i dotazione.

Per farla breve, il calibro del proiettile che ha ucciso i pescatori indiani non risulta essere quello delle armi italiane.  A sparare non sono stati i marò. Come anche affermato dall'Ingegnere Luigi  Di Stefano perito tecnico che ha lavorato in diversi tribunali italiani e anche al caso Ustica, che ha stilato un dettagliato rapporto  su quanto accaduto quel 15 febbraio del 2012.

Sarebbe bastato anche ispezionare le canne dei fucili Beretta e il processo si sarebbe potuto chiudere nel 2015 con l'innocenza dei due fucilieri del S.Marco. Ma cosi non é stato. Chissà perché gli indiani hanno continuato a ritenere da sempre i due militari italiani colpevoli, colpevoli solo di trovarsi al largo delle coste del Kerala a svolgere la loro missione a bordo della petroliera Enrica Lexie. 

la sottile linea rossa