La Commissione Ue, questo martedì, ha illustrato il programma di lavoro per il prossimo anno e, nell'occasione, ha chiesto all'Italia di presentare entro tre settimane una nuova proposta per il bilancio del 2019."La Commissione europea ha individuato nel progetto di bilancio presentato dall'Italia per il 2019 un'inosservanza particolarmente grave rispetto alla raccomandazione sul piano dei conti rivolta all'Italia il 13 luglio 2018, approvata dal Consiglio europeo il 28 Giugno. La Commissione osserva, inoltre, che il piano non è in linea con gli impegni presentati dall'Italia nel suo programma di stabilità ad aprile 2018.In linea con le norme vigenti, la Commissione ha adottato un parere che chiede all'Italia di presentare una nuova proposta per il bilancio del 2019, entro tre settimane. Questa è la prima volta che la Commissione chiede ad un Paese la presentazione di un nuovo bilancio."

Queste le dichiarazioni, in proposito, dei due commissari Ue Dombrovskis e Moscovici che la scorsa settimana avevano inviato al ministro dell'Economia Tria la lettera di contestazione in relazione al bilancio dello Stato per il 2019, che era stato loro sottoposto.


Valdis Dombrovskis, Vicepresidente responsabile per l'Euro e il dialogo sociale, nonché per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l'Unione dei mercati dei capitali, ha dichiarato:«La zona euro poggia su un forte rapporto di fiducia, sostenuto da norme che sono uguali per tutti. È nostro compito e nostro dovere difendere l'interesse comune e gli impegni reciproci assunti dagli Stati membri. Il debito italiano è tra i più elevati d'Europa e i contribuenti italiani spendono per il debito quasi quanto per l'istruzione. In tale ottica non abbiamo altra alternativa che chiedere al governo italiano di rivedere il documento programmatico di bilancio per il 2019 e auspichiamo di avviare un dialogo aperto e costruttivo nelle settimane a venire.»


Pierre Moscovici, Commissario per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane, ha dichiarato:«Il parere adottato oggi dalla Commissione non dovrebbe essere una sorpresa per nessuno, in quanto il progetto di bilancio del governo italiano rappresenta una deviazione chiara e intenzionale dagli impegni assunti dall'Italia lo scorso luglio. Tuttavia non chiudiamo la porta: desideriamo infatti continuare un dialogo costruttivo con le autorità italiane. Accolgo con favore l'impegno del ministro Tria in tal senso e dobbiamo procedere in questo spirito nelle prossime settimane.»


Queste le motivazioni tecniche alla base della decisione della Commissione.

"La valutazione della Commissione del documento programmatico di bilancio indica uno scostamento significativo dal percorso di bilancio raccomandato dal Consiglio. Nel luglio 2018 il Consiglio ha raccomandato all'Italia di apportare un miglioramento strutturale dello 0,6 % del PIL. Il documento programmatico di bilancio presentato dall'Italia prevede invece un deterioramento strutturale pari allo 0,8 % del PIL nel 2019.

Il fatto che il documento programmatico di bilancio preveda un'espansione fiscale vicina all'1 % del PIL, mentre il Consiglio aveva raccomandato un aggiustamento di bilancio, e le dimensioni della deviazione (un divario dell'1,4 % circa del PIL pari a 25 miliardi di €) non hanno precedenti nella storia del patto di stabilità e crescita.

È importante sottolineare che gli obblighi di bilancio dell'Italia per il 2019, come per tutti gli Stati membri, sono stati approvati all'unanimità dal Consiglio europeo del 28 giugno 2018 e adottati dal Consiglio dell'Unione europea del 13 luglio 2018, anche con il consenso dell'Italia.

Il rapporto debito pubblico/PIL dell'Italia, pari al 131,2 % nel 2017, è il secondo più alto dell'Unione europea in termini relativi e tra i più alti al mondo. Ciò equivale a un onere medio pari a 37 000 € per abitante. I costi del servizio del debito assorbono un importo notevolmente maggiore di risorse pubbliche in Italia rispetto al resto della zona euro, a discapito della spesa produttiva del paese. Ad esempio, la spesa per interessi dell'Italia nel 2017 è ammontata a circa 65,5 miliardi di €, pari al 3,8 % del PIL, sostanzialmente la stessa quantità di risorse pubbliche destinate all'istruzione.

La prevista riduzione del rapporto debito/PIL è soggetta a marcati rischi, dato che essa si basa, nel documento programmatico di bilancio, su ipotesi ottimistiche di crescita. Ciò significa che anche il rispetto da parte dell'Italia del parametro per la riduzione del debito, che impone una decrescita costante del livello del debito verso il valore di riferimento del 60 % del PIL stabilito dal trattato, è a rischio.

Sebbene sia naturalmente prerogativa di ciascuno Stato membro stabilire priorità e determinare l'allocazione delle risorse di bilancio, occorre mantenere anche gli impegni assunti e decisi congiuntamente al fine di perseguire un percorso di bilancio sostenibile. È questa la logica che sottende alle norme applicabili.

La normativa pertinente prevede che le autorità italiane presentino il documento programmatico di bilancio riveduto quanto prima e comunque entro tre settimane dall'adozione del parere."


La reazione del vicepremier Luigi Di Maio:«È la prima manovra italiana che non piace alla UE. Non mi meraviglio: è la prima manovra italiana che viene scritta a Roma e non a Bruxelles!Con i danni che avevano fatto quelli di prima, non potevamo certo continuare con le loro politiche. Continueremo a raccontare alla Commissione Europea cosa vogliamo fare con rispetto. Ma altrettanto rispetto ci deve essere nei confronti del popolo italiano e del governo che oggi lo rappresenta.Continuiamo a lavorare a testa alta per il bene dei cittadini. [emoticon a corredo: muscolo, sorriso, bandiera italiana, ndr]»


La reazione del vicepremier Matteo Salvini, rispresa dall'Ansa, da Bucarest:«Non stanno attaccando un governo, ma un popolo. Sono cose che fanno irritare ancora di più gli italiani e poi qualcuno si lamenta che l'Unione Europea è al minimo della popolarità.Bruxelles boccia la manovra italiana? Spero che non sia così, altri Paesi hanno fatto di peggio. Ma se sarà così noi andremo avanti, io non tolgo un euro per i giovani, per cancellare la Fornero, per i disabili... se leggeranno i numeri con obiettività smetteranno di mandare lettere.»


Sull'argomento ha rilasciato una dichiarazione anche il premier Giuseppe Conte, in un'intervista a Bloomberg:«Ho la prova che una parte dello spread è dovuto all’ipotesi di Italexit. Ma posso assicurare che questo esecutivo non accompagnerà questa nazione, l’Italia, fuori dall’Europa. [Read my lips: for Italy there is no chance, no way, to get "Italexit". There is no way to get out of Europe or Eurozone.]Noi ci sentiamo molto tranquilli, ci sentiamo a casa in Europa e pensiamo che l’euro sia la nostra valuta, sarà la nostra valuta e quella di mio figlio di 11 anni, e la valuta dei miei nipoti.Non siamo dei giocatori d’azzardo che scommettono sul futuro dei nostri figli alla roulette. La crescita economica, ha aggiunto, è la strada migliore per farci uscire dalla trappola del debito.»


Nel frattempo, lo spread BTP/Bund questo martedì ha chiuso chiudendo a quota 315. «Con lo spread sopra 300 - ha dichiarato l'ex premier Matteo Renzi - le famiglie italiane piangono, gli speculatori internazionali godono". Al motto di "me ne frego dell'Europa" stanno portando il Paese in recessione. Fermatevi, l'Italia non merita una nuova crisi finanziaria.»

La dichiarazione, c'è da scommetterlo, finirà nella propaganda gialloverde per giustificare le scelte attuali del Governo... nonostante sia forse la prima volta che Renzi, incredibilmente, dica la verità!