Sono state rese note le motivazioni che hanno portato la Uefa a vietare al Milan la partecipazione all'Europa League del prossimo anno. La diatriba con la Uefa parte dal dicembre del 2016, quando il Milan era ancora di proprietà di Fininvest. In quella data, il club guidato da Galliani presentò una richiesta di voluntary agreement, rinnovata poi il 16 giugno dell'anno successivo dai nuovi dirigenti del club dopo il cambio di proprietà.
In base ai documenti presentati, il 31 agosto la Camera Investigativa dell’Uefa decide che il Milan sta violando tre indicatori del Financial Fair Play: continuità aziendale, equity negativa e break-even.
Fassone & Co. nel frattempo hanno presentato all'Uefa nuovi business plan, progetti di sviluppo in Cina, bond di rifinanziamento... ma la situazione del Milan, certificata dai revisori indipendenti di PricewaterhouseCoopers incaricati dall'Uefa al 12 aprile di quest'anno, fotografa la seguente situazione:
finanziamento da 505 milioni complessivi ancora in corso; ricavi dalla Cina pari a 0 per il 2018 (contro i 19 e 9 milioni di euro indicati nel primo e secondo business plan) e nessun contratto firmato per i periodi tra il 2019 e il 2021; break-even stimato a –70 milioni di euro.
Il 22 maggio l'Uefa respinge l’ipotesi di un settlement agreement avanzata dai dirigenti rossoneri e il caso viene inviato alla Adjudicatory Chamber, con richiesta di esclusione del Milan dalla prossima competizione Uefa.
Arriva la condanna dell'Uefa perché il Milan, oltre al mancato pareggio di bilancio, non è stato in grado di produrre prove credibili in relazione alle strategie di sviluppo in Cina, al rifinanziamento e all’eventuale cambio di proprietà.
In attesa della sentenza del Tas sul ricorso presentato dal club viene da chiedersi come sia possibile che anche il cambio di proprietà possa far ritenere inappropriata la sentenza emessa nei confronti dei rossoneri.
Infatti, i conti della squadra risentono anche di una campagna acquisti da tutti definita faraonica. Pertanto, se in base a tali investimenti il Milan ha raggiunto il sesto posto in classifica a discapito dei conti a cui invece doveva badare in base agli impegni presi, ricevendo così un evidente vantaggio sportivo, perché il cambio di proprietà dovrebbe cancellare ciò che è stato fatto in passato?
Se il Tas dovesse consentire al Milan di partecipare alla prossima Europa League, la credibilità del Financial Fair Play sarebbe automaticamente e irrimediabilmente compromessa.