Un corrotto, egocentrico, grezzo, con un approccio alla politica che non rispetta i valori democratici come la trasparenza, il rispetto delle istituzioni e il dialogo. Donald Trump incarna un tipo di leadership che spesso ignora la diplomazia e le regole essenziali per una democrazia stabile e funzionante.

I numerosi scandali e procedimenti legali che lo riguardano, le sue dichiarazioni sprezzanti verso chiunque non lo appoggi e l'approccio divisivo sono segnali preoccupanti per chi ancora crede in una politica rispettosa e inclusiva. E non dimentichiamoci dell'attacco al Campidoglio: un evento che, seppur drammatico, ha messo in luce la fragilità della democrazia americana e la debolezza di una leadership che non ha mai avuto timore di spingersi oltre i limiti. Molti lo sostengono perché lo vedono come un outsider che sfida il sistema. Ma ciò che emerge dal suo comportamento è una disinvoltura nel gestire il potere che, più che democrazia, sembra essere un esercizio di egoismo.

Trump ha sempre posto sé stesso al centro, un concetto che è in netto contrasto con l’idea di una leadership al servizio del paese. È chiaro che la sua elezione è il riflesso di una frustrazione profonda che molti americani sentono nei confronti di un sistema politico che sembra non rispondere più alle loro necessità. Eppure, nonostante le sue evidenti mancanze, Trump è riuscito a farsi credere come l'unico in grado di affrontare l'establishment, diventando, a suo modo, un "leader" per molti.

È interessante notare come la sua vittoria abbia posto nuovamente l'accento su un fenomeno che sembra essere ormai un tratto distintivo della politica mondiale: l’ascesa di figure politiche controverse, sguaiate e provocatorie. In Argentina, ad esempio, abbiamo visto l’ascesa di Javier Milei, un personaggio che, come Trump, sfida le convenzioni politiche tradizionali. Con un discorso che punta a tagliare i legami con il passato e ad affrontare la crisi economica con soluzioni radicali, Milei ha attratto una larga fetta di elettorato stanco del sistema politico tradizionale.

La sua retorica populista e provocatoria ha trovato terreno fertile tra chi si sente abbandonato dai partiti tradizionali e in cerca di un "salvatore" che promette di risolvere i problemi senza filtri. Come Trump, anche Milei è riuscito a sfruttare la frustrazione della gente, vendendosi come l'outsider capace di rovesciare l'establishment. Ma la sua elezione solleva interrogativi simili a quelli che ci poniamo oggi in merito a Trump: è davvero la soluzione ai problemi del paese o semplicemente una reazione emotiva a un sistema che non funziona più? Se Milei, come Trump, si presenta come una figura che "rompe" con il passato, ciò non implica necessariamente che sarà in grado di fornire le soluzioni a lungo termine di cui l'Argentina ha bisogno.

Queste figure riescono a intercettare il malessere della società, sfruttando la paura, la frustrazione e la rabbia, riuscendo a vendere se stesse come soluzioni al caos esistente, nonostante siano ben lungi dall’essere veramente capaci di risolvere i problemi che dicono di voler affrontare. Nel caso specifico degli Stati Uniti, il rifiuto delle tradizioni politiche, delle pratiche democratiche consolidate, e il disprezzo verso le convenzioni internazionali sono segnali di un paese in piena crisi d’identità. Non è più una questione di partiti o programmi, ma di una profonda frattura culturale e politica. In questo contesto, l’elezione di Trump non è altro che l’espressione di un malessere diffuso, un riflesso della disillusione di tante persone che non si sentono più rappresentate dai tradizionali canali politici.

E lo stesso accade in molti altri paesi, dove la polarizzazione e l’emergere di figure fuori dal comune sembrano essere la risposta alla sfiducia nelle istituzioni. Eppure, il comportamento di Trump ha anche un altro aspetto preoccupante: l'atteggiamento misogino. Come è possibile che milioni di americani, comprese donne, abbiano votato per un uomo che ha ripetutamente mostrato disprezzo nei confronti delle donne e dei loro diritti?

Kamala Harris, purtroppo, non è riuscita a conquistare la fiducia di quegli stessi gruppi che avrebbero dovuto vederla come una figura di riferimento, ma la sua sconfitta è emblematica di un problema più profondo: l’incapacità di abbattere il "soffitto di cristallo", una barriera invisibile ma estremamente solida che ancora oggi impedisce alle donne di raggiungere la piena parità nelle posizioni di potere. Se ci si ferma a guardare, la sconfitta della Harris diventa ancora più amara considerando che non si è trattato solo di una battaglia tra uomini e donne, ma di una battaglia tra un modello di politica inclusiva e uno esclusivo, tra la speranza di un cambiamento positivo e la continua espressione di un conservatorismo autoritario che non è mai stato veramente pronto ad ascoltare. La frustrazione non si limita però solo alle politiche interne. Il contesto internazionale gioca un ruolo cruciale.

Gli Stati Uniti, pur avendo impiegato un po’ di tempo per rendersene conto, hanno finalmente capito che il resto del mondo non li apprezza come una volta. Questo ha alimentato un crescente senso di isolamento che ha spinto una parte della popolazione a rispondere con una politica di chiusura e autarchia, un atteggiamento che Trump ha saputo sfruttare a proprio favore. Ma anche in questo caso, come in tanti altri ambiti della politica, la retorica finisce per prevalere sulla realtà: pochi sanno che i veri poteri e le vere scelte strategiche non dipendono direttamente dal presidente, ma vengono imposte dalle dinamiche globali.

È difficile comprendere come figure come Elon Musk, con il suo comportamento provocatorio e la sua tendenza a schierarsi con Trump, siano riuscite ad accumulare tanto potere. Musk, attraverso il controllo di X (ex Twitter) e i suoi interventi politici, ha alimentato ulteriormente la polarizzazione, facendo leva sulla frustrazione della gente comune e dando spazio a posizioni estremiste. Non si tratta tanto di un’ideologia politica, quanto piuttosto di un tentativo di esercitare potere e di presentarsi come l’eroe della "libertà di parola". Tuttavia, ciò che sta facendo è minare il dibattito pubblico, indebolendo il dialogo democratico.

La domanda che sorge spontanea, però, è: come mai nel mondo siamo arrivati a una situazione in cui i leader politici sembrano avere così poca competenza e preparazione? In un mondo sempre più dominato dai social media, dalla velocità delle notizie e dalla superficialità dei dibattiti, la politica sembra essersi adattata a logiche che premiano l’apparenza e la capacità di manipolare le emozioni, piuttosto che la sostanza e la preparazione. Questo non accade solo negli Stati Uniti, ma anche in paesi come l'Italia, dove spesso il dibattito politico si concentra più su slogan e attacchi personali che su soluzioni concrete.

La politica si è trasformata in una sorta di spettacolo, dove l'immagine e la capacità di "vendersi" contano più della preparazione e della competenza. In questo scenario, Trump e altri come lui, pur essendo figure problematiche, riescono a raccogliere consensi, sfruttando una retorica che incarna la rabbia e la frustrazione di un elettorato che si sente abbandonato dal sistema tradizionale. È una politica che si nutre di emozioni e paure, non di ideali e soluzioni, e che rischia di minare le fondamenta stesse della democrazia. Alla fine, l’unica cosa che possiamo augurarci è che questa deriva non conduca a un mondo dove l’ignoranza e la superficialità siano premiate, ma che, al contrario, si ritorni a una politica che sappia essere competente, rispettosa e capace di affrontare le sfide globali con serietà.

God bless America, e God bless Argentina, ma forse è il momento di un ritorno alla politica della competenza, del rispetto e della collaborazione.

Per chi volesse approfondire tematiche legate alla politica, alle dinamiche di potere e al ruolo delle donne in tutto questo contesto, consiglio la lettura del mio saggioIL POTERE NASCOSTO DELLE DONNE, da crisalidi a farfalle, edito da Il Filo di Arianna. Il libro è reperibile in tutte le librerie online e fisiche, oltre che su Amazon. Un'occasione per esplorare come le donne stanno cambiando il panorama politico e sociale, e per riflettere sul potere che ancora oggi rimane nascosto, ma che sta lentamente emergendo.