Ieri, dopo aver invitato i civili a  rifugiarsi quanto prima nella vicina Russia, questo sabato i leader separatisti delle due province ribelli del Donbass hanno ordinato la mobilitazione generale delle proprie forze armate.

Denis Pushilin, il leader del governo separatista filo-russo della provincia di Donetsk, ha rilasciato una dichiarazione in cui annunciava una mobilitazione generale delle truppe, esortando anche i riservisti a presentarsi.

"Faccio appello a tutti gli uomini della repubblica che possono impugnare armi per difendere le loro famiglie, i loro figli, le mogli, le madri", ha detto Pushilin. "Insieme raggiungeremo l'ambita vittoria di cui tutti abbiamo bisogno".

Pushilin ha parlato anche di una "minaccia di aggressione immediata" da parte delle forze ucraine, che le autorità di Kiev hanno però decisamente smentito.

Un annuncio analogo a quello di Pushilin, poco tempo dopo, è stato fatto anche da Leonid Pasechnik, leader separatista della provincia di Luhansk.

Secondo alcune fonti, sarebbero 3,5 milioni le persone che vivono nelle due province ribelli. Di queste, oltre 700mila avrebbero ottenuto la cittadinanza russa.

Dopo l'annuncio di evacuazione lanciato venerdì, secondo quanto riportano i separatisti, sarebbero almeno 6.500 le persone che hanno lasciato Donetsk. Una persona che vive a Luhansk, l'altra provincia controllata dai ribelli, ha detto a BBC News (in condizione di anonimato) che i separatisti stavano cercando deliberatamente di fomentare il panico e ha detto che la popolazione locale non si fidava a lasciare le proprie abitazioni.

Nel frattempo, esercito ucraino e ribelli separatisti continuano a scambiarsi accuse di attacchi reciproci incolpandone della responsabilità l'altra parte

Un colpo di artiglieria è esploso nella notte in territorio russo, nella regione di Rostov, secondo fonti citate dall'agenzia Interfax. La granata non ha causato morti né feriti. Stamani, un soldato dell'esercito ucraino è, invece, rimasto ucciso da un colpo di cannone, durante uno scambio di fuoco con le milizie separatiste.

Venerdì, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, ha definito imminente un'invasione dell'Ucraina, aggiungendo di ritenere, adesso, che anche  la capitale Kiev sarà fatta oggetto di attacco da parte della Russia, pur ritenendo impossibile che Putin stia anche lontanamente ipotizzando il possibile ricorso ad armi nucleari.

Lloyd Austin, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, ha detto che le forze militari russe hanno iniziato a muoversi avvicinandosi al confine con l'Ucraina.

Questo sabato si svolgeranno anche le esercitazioni, annunciate a sorpresa da Mosca, per il lancio di missili balistici e da crociera che interesseranno anche le forze militari della triade nucleare russa. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha affermato che tali esercitazioni fanno parte di un regolare processo di addestramento, aggiungendo che, probabilmente, anche Putin vi avrebbe preso parte.

Infine, sempre oggi, il presidente ucraino, Volodymyr Zelenskiy, incontrerà il vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, e altri leader occidentali alla Conferenza annuale sulla sicurezza in corso a Monaco, dove la Harris ha di nuovo minacciato la Russia che, in caso di invasione, gli Stati Uniti e i loro alleati imporrebbero a Mosca un "costo economico significativo e senza precedenti", prendendo di mira le sue istituzioni finanziarie e le industrie chiave, nonché coloro che avessero aiutato e favorito l'invasione.