La Siria è nuovamente teatro di una guerra feroce e dagli esiti imprevedibili. In pochi giorni, i ribelli di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) hanno sferrato un'offensiva lampo che ha messo in ginocchio l'esercito regolare di Assad, conquistando ampie porzioni di territorio. Da Aleppo a nord fino a Daraa e As-Suweida a sud, le forze di opposizione hanno preso il controllo di città strategiche, portandosi a poche decine di chilometri dalla capitale, Damasco, che rischia di trovarsi circondata nel caso in cui le forze governative dovessero perdere anche il controllo di Homs.
L'HTS sta praticamento stringendo in una morsa Assad, perché alle posizioni perdute dall'esercito regolare a nord e a sud, va aggiunta anche la parte orientale della Siria con il governatorato di Deir el-Zor che è anch'esso nelle mani dei ribelli.
Le forze governative, già indebolite da anni di conflitto, si sono ritirate in alcune roccaforti strategiche, concentrando le proprie difese a Homs, ultimo baluardo per consentire a Damasco l'accesso alla striscia di territorio che si affaccia sul Mediterraneo.
Homs è fondamentale per la sopravvivenza del regime. La città collega Damasco con le roccaforti alawite di Latakia e Tartus sulla costa mediterranea, dove si trovano basi militari russe. La sua caduta isolerebbe la capitale e rappresenterebbe un colpo devastante per Assad.
I ribelli del gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham sono ormai alle porte di Homs dopo aver conquistato i villaggi circostanti. Migliaia di civili sono fuggiti verso le regioni costiere, aumentando la pressione sulle aree già piene di sfollati.
Il conflitto siriano continua a essere un teatro di interessi geopolitici. La Russia, storicamente uno dei principali alleati di Assad, sta riducendo il proprio impegno militare a causa della guerra in Ucraina. L'Iran, altro pilastro del sostegno al regime, si trova in una posizione critica, con le sue milizie che rischiano attacchi israeliani se dovessero intervenire in modo più massiccio.
Venerdì, Israele ha bombardato due valichi di frontiera tra Libano e Siria per prevenire il trasferimento di armamenti a Hezbollah, l'alleato libanese dell'Iran. Allo stesso tempo, milizie irachene sostenute da Teheran sono in stato di massima allerta, ma non hanno ancora ricevuto l'ordine di intervenire.
Il Qatar e altri paesi arabi hanno espresso preoccupazione per l'integrità territoriale della Siria, mentre i rappresentanti di Russia, Iran e Turchia sono riunite ad Astana per discutere delle implicazioni di questa nuova ondata di instabilità regionale.
Da Teheran si fa sapere che l'Iran non ha assolutamente evacuato la propria ambasciata a Damasco e che continuerà a supportare il regime di Assad. In Russia all'opinione pubblica la caduta del regime di Assad viene raccontata come un tentativo dei ribelli di rialzare la testa, prontamente contrastato dall'aviazione di Mosca e da quella di Damasco che, a dire del ministero della Difesa russo, avrebbe ucciso decine di "terroristi" nei territori intorno a Hama e Homs.