"In questo momento, in cui c'è un piano che guarda al futuro e si parla anche di flussi, bisogna dare stabilità a qualcosa che non è emergenza, non può essere solo un tema di sicurezza e va affrontato a livello europeo. In realtà tanti Paesi in Europa accolgono molto più dell'Italia. Non ci accorgiamo che non siamo gli unici e che molti fanno di più e non si lamentano come noi. ...La Chiesa fa politica? Sì. Difende le persone. La Chiesa ricorda le persone e si chiede come mai dopo tanti anni non siamo ancora usciti da una logica di sicurezza. Se vogliamo pensare al futuro abbiamo bisogno della presenza di stranieri in Europa. La Chiesa non fa le leggi. Suggerisce, cerca, insiste e ricorda in tanti modi, liberamente, con grande libertà dalle tante soluzioni cromatiche della politica, il grande colore della vita e del rispetto della persona. ...Per combattere le vie illegali bisogna garantire le vie legali. Non c'è futuro senza, il futuro è solo assieme. ...Per avere anche noi diritto di piena cittadinanza bisogna garantirlo a tutti... quando i diritti sono enunciati e non garantiti è ancora più amaro, ferisce ancora di più, soprattutto pensando all'Europa dei diritti, che devono essere sempre uguali per tutti. ...Quest'anno sono morte 1.800 persone nel Mediterraneo, 1.295 solo sulla rotta verso Italia e Malta. Purtroppo c'è una contabilità che nella sua tragica evoluzione può non ferire più, come nelle guerre che durano da venti e trent'anni e se ne perde la contabilità. ...Dobbiamo ricordarci sempre [riferendosi poi ai respingimenti in Libia] che noi li mandiamo in luoghi disumani. Qui vale l'invito evangelico di non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te. Nessuno manderebbe se stesso o i propri familiari in quei luoghi infernali dove non esiste nessun diritto".
Questi alcuni dei passaggi dell'intervento odierno a Roma, alla Pontificia Università Gregoriana, del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, in apertura della presentazione del Rapporto 2022 sul diritto d'asilo della Fondazione Migrantes.
"Con quella del 2022 - come dichiara in una nota la Fondazione Migrantes - il rapporto dedicato al mondo dei richiedenti asilo e dei rifugiati arriva alla sesta edizione. Un lavoro scritto da un'equipe di autrici ed autori che si lasciano “toccare e interrogare” dalle sofferenze e dalle contraddizioni che le persone in fuga nel mondo raccontano o portano scritte nei loro volti e nei loro corpi.
Anche quest'anno questo sguardo è cruciale per leggere dati, norme, politiche e storie di un'Unione europea e un'Italia “sdoppiate”: solidali con gli ucraini e discriminanti e in violazione dei diritti umani e delle convenzioni internazionali per altri richiedenti asilo. Per qualcuno le frontiere sono aperte, per altri neanche i porti dopo un naufragio sono disponibili.
In questo quadro di pesanti trattamenti discriminanti sia internazionali che nazionali si aprono interrogativi scomodi: Ma i bambini non sono tutti uguali? Le persone in fuga da conflitti e guerre che hanno già perso persone care e case non hanno tutte gli stessi diritti? Non rinuncia questo volume a proporre in ogni settore - dall'ambito più legale a quello più sociale ed etico - possibili modalità di uscire dall'impasse, prendendo ancora una volta spunto dalle parole di papa Francesco proposte per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (GMMR) del 2022 Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati: parole che rappresentano l'orizzonte di senso a cui bisognerebbe tendere. Con tutti i migranti e i rifugiati non solo con quelli che ci piacciono o che sentiamo più vicini a noi, perché solo così si potrà tendere a realizzare anche in terra pace e giustizia.
Il Diritto d'asilo – Report 2022 ricostruisce il quadro delle guerre e delle altre crisi che portano il numero delle persone in fuga nel mondo al più elevato livello di sempre – oltre i 100 milioni di persone in fuga nel mondo – benché siano sempre pochi in proporzione i migranti che ottengono protezione in Europa dove invece, con l'eccezione accordata agli ucraini, permangono sia le frontiere esterne che quelle interne, con una diffusione impropria dei controlli, e dove la solidarietà sembra sempre più condizionata ed escludente.
L'augurio è che questo volume possa anche quest'anno aiutare a costruire un sapere fondato rispetto a chi è in fuga, a chi arriva a chiedere protezione nel nostro continente e nel nostro Paese, che ci aiuti a restare o ritornare “umani”, capaci di costruire finalmente – come diciamo nel titolo – il
futuro con i migranti e i rifugiati".