Mentre l'Intelligenza Artificiale progredisce velocemente nel sistema economico-sociale il tema del benessere lavorativo e delle risorse umane è caratterizzato ancora da lacune e zone d'ombra, specie in materia di tutela della persona. Si discute tanto di "benessere organizzativo" sul luogo di lavoro, nei settori privati quanto in quelli pubblici, eppure oggi la cultura di valorizzare l’aspetto personalistico della prestazione lavorativa viene trascurata. Numerosi studi ed approfondimenti svolti da professionisti, dall'area psicologica (psicologia del lavoro) e sociologica a quella legale per i casi di "demansionamento, burnout, mobbing in tutte le sue varie declinazioni", caldeggiano la valenza del termine benessere sottolineandone l’importanza per la crescita personale del singolo e della collettività.

Tuttavia è un dato di fatto che il mondo del lavoro sia caratterizzato da dinamiche organizzative e relazionali complesse, spesso tossiche ed avulse da un approccio etico e conforme ai valori del merito e della parità di condizioni. Nonostante la previsioni di leggi e di regolamentazioni in materia, che hanno innovato e migliorato il sistema delle tutele a seguito di un lungo percorso evolutivo, la strada per una reale implementazione del valore dell'individuo in coerenza con ambienti di lavoro positivi e sereni rimane un traguardo difficile da raggiungere e mantenere. Ovvero i luoghi di lavoro ove il benessere viene inteso come un valore che si inserisce nei processi produttivi e relazionali sono una nicchia per "pochi" o "fortunati", tipico di aziende e realtà organizzative innovative, guidate e gestite da manager capaci e professionali. Nella cultura del management moderno, lontano dall'approccio del taylorismo nel senso del lavoratore come "solo aspetto fisico macchinale", il benessere organizzativo è un fattore determinante la crescita ed il successo dell'impresa (e dell'imprenditore).

Anche nella Pubblica Amministrazione il management diviene un argomento centrale e capace di innovare l'organizzazione degli uffici pubblici, oltre il mero approccio formale e/o istituzionale. Non mancano però casi e notizie, oggetto spesso di vertenze e contenziosi giudiziali, di dipendenti affetti da qualche forma di "malessere" lavorativo, causate da variabili interne all'ambiente di lavoro, da logiche irrazionali frutto di un sistema di invidie, pregiudizi, bias e paure di riconoscere il merito di soggetti capaci e competenti. Esempio, la formula dell'"isolamento", del "demansionamento", di trasferimenti improvvisi da un ufficio all'altro consistono in eventi di "routine" nei settori pubblici e privati che non vanno accettati comunemente; non si tratta di un costume ma di una distorsione che richiede attenzione, protezione e soluzione. Anzi forse ai nostri giorni il settore pubblico (esempio sanità, scuola, enti pubblici, etc.) è colpito dall'incapacità strutturale di tradurre i valori inerenti la realizzazione di un clima di lavoro idoneo a non generare deviazioni relazionali pericolose e potenzialmente lesive dell'immagine professionale e della salute degli individui. La salute è un bene ed una risorsa fondamentale nel tessuto produttivo e lavorativo pubblico e privato.

Basta consultare internet per apprendere articoli di persone sofferenti, donne e uomini, a causa del comportamento di colleghi o stili organizzativi che non pongono al centro il merito, ma una competizione spesso arida, non fisiologica, ma guidata da pregiudizi ed ignoranza. Per non parlare della mancanza di etica. Ed allora nasce l'esigenza di una tutela legale, che però non è lineare ma caratterizzata da fasi tecniche e tempistiche lunghe, faticose ed impegnative. Gli scenari economici del nuovo millennio stanno determinando una profonda revisione organizzativa delle imprese e delle modalità di svolgimento del lavoro delle persone. Se poniamo al centro solo la transizione tecnologica e lo "strumento" dell'AI corriamo il rischio di trascurare quei fenomeni discriminatori che minano la persona. Il lavoratore è una "persona" che in quanto tale, oltre ai doveri che discendono dalla prestazione lavorativa (questa si normata), deve disporre di un catalogo di diritti anche nei termini di un "benessere professionale".

Il benessere professionale sui luoghi di lavoro è una conquista di civiltà, una forma di rispetto che si manifesta all'interno degli ambienti organizzativi ed all'esterno, nell'ambiente economico-sociale. Se domandiamo all'AI che cosa significa "benessere organizzativo" otteniamo quanto segue: "il benessere sui luoghi di lavoro è un concetto che si riferisce alla salute fisica, mentale e sociale dei dipendenti all'interno dell'ambiente lavorativo. Un ambiente di lavoro sano e positivo può contribuire a una maggiore soddisfazione, produttività e motivazione dei dipendenti.

Alcuni aspetti chiave del benessere sul lavoro includono:

1. Ambiente fisico: Spazi di lavoro ergonomici, puliti e ben illuminati possono ridurre lo stress fisico e migliorare la concentrazione.

2. Relazioni interpersonali: Un buon clima aziendale, caratterizzato da comunicazione aperta e supporto tra colleghi, favorisce un senso di appartenenza e collaborazione.

3. Equilibrio vita-lavoro: Politiche che promuovono un equilibrio tra vita professionale e personale, come orari flessibili o possibilità di lavoro da remoto, possono ridurre il burnout e aumentare la soddisfazione.

4. Sviluppo professionale: Opportunità di formazione e crescita personale possono motivare i dipendenti e farli sentire valorizzati.

5. Supporto alla salute mentale: Programmi di supporto psicologico e iniziative per la gestione dello stress possono aiutare a mantenere un buon stato di salute mentale. Promuovere il benessere sui luoghi di lavoro non solo migliora la qualità della vita dei dipendenti, ma può anche portare a risultati aziendali migliori. È un investimento che ripaga nel lungo termine".

Ma è sufficiente il pensiero umano per apprendere come nella storia il "lavoro" nobilita l'uomo e la donna, rappresenta l'espressione della propria personalità ed un valore fondante l'appartenenza del singolo alla società. Quindi è importante non solo parlare di benessere organizzativo nella "forma", ma di poterlo realizzare nella sostanza, di responsabilizzare i manager affinché questo sia una chiave del successo di tutti, compresi i collaboratori di ogni livello.

Apprendere sui giornali di un nuovo caso di discriminazione sul lavoro nel 2025, l'epoca della transizione digitale, ecologica e della sostenibilità, non rientra nella normalità della vita ma diviene un limite della società stessa. Pertanto quando qualcuno vi dirà "non riesco ad andare avanti", "non mi sento realizzato", ciò non rappresenta uno stato soggettivo del singolo, ma un potenziale fallimento di tutti e, calato nella dimensione lavorativa, di tutte le realtà pubbliche e private.