Il Pnrr e le solite bugie di Giorgia Meloni: ecco che cosa ha detto in Parlamento il 28 giugno
Soprattutto quando si è in difficoltà, la miglior difesa è l'attacco... come nel caso di Giorgia Meloni.
Non avendo posizioni logiche e ragionevoli da difendere la premier, ieri, nei suoi interventi alla Camera e al Senato per far conoscere al Parlamento le sue posizioni sui temi in discussione al Consiglio europeo che inizia questo giovedì, sembrava fosse in piazza a tenere un comizio... pronta ad aggredire ed inveire chiunque su qualunque argomento a dimostrazione che lei ha fatto tutto bene quel che c'era da fare... come sostiene lei stessa.
Tra le assurdità che Meloni ha snocciolato in Parlamento, una delle più evidenti è quella relativa al Pnrr. Ecco che cosa ha detto in Senato al riguardo in risposta alle perplessità del dem Misiani:
"Ci si dice che a Bruxelles non hanno visto un pezzo di carta. Temo che non si sia molto preparati, perché sono molti e copiosi i documenti che noi abbiamo prodotto per la Commissione europea, per essere precisi rispetto ai tempi di attuazione di un Piano nazionale di ripresa e resilienza che non avevamo scritto noi e rispetto al quale le contestazioni che vengono fatte dalla Commissione non sono riferibili a noi. Potrei citarle lo stadio di Firenze, che la Commissione dice che non ritiene debba essere finanziato con i soldi del Piano nazionale di ripresa resilienza, ma non sono stata io a inserire lo stadio di Firenze nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Semmai, noi stiamo producendo molte carte cercando ovviamente di dare continuità, per quello che possiamo fare, a un Piano del quale non avevamo la responsabilità. Questo per quello che riguarda il passato.Senatore Misiani, anche sul tema della trasparenza rispetto al PNRR mi fa francamente un po' specie, perché penso che il ministro Fitto in questi otto mesi di Governo sia stato in Parlamento diverse volte - ne contavamo a memoria cinque o sei - a riferire o ad approfondire il tema del PNRR. Anche sulla modifica del REPower EU chiaramente vogliamo coinvolgere il Parlamento, poiché sono materie strategiche sulle quali è giusto che ci sia una convergenza. Sono contenta che oggi vogliate il Parlamento centrale rispetto al Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché ricordo quando il Piano fu approvato dal Parlamento: un documento di 370 pagine che era stato consegnato alle Camere un'ora prima dell'inizio della discussione. Sono cose che non abbiamo condiviso in passato e che non intendiamo ripetere.Dopodiché, lei, senatore, dice che siamo in ritardo sul futuro e cita la Germania e il Lussemburgo, che hanno già presentato i loro progetti, nonché la Francia e Malta. Il senatore Misiani è una persona molto preparata e conosce la differenza tra quello di cui ha parlato e il caso italiano, quindi sa benissimo che, per ciò che concerne Germania e Lussemburgo, parliamo solamente di una modifica di Piani nazionali che sono infinitamente più piccoli del nostro: il Piano tedesco, se non vado errata, si aggira intorno ai 27 miliardi e non devo ricordare io a questo Parlamento che il Piano italiano investe complessivamente 190 miliardi, più i 30 italiani; insomma è un Piano un tantino più corposo. Malta e Francia sono le due Nazioni che finora hanno presentato una modifica che coinvolge il REPower EU, che è un Piano nuovo: anche questo dovremmo saperlo, così come dovremmo sapere che la scadenza per la presentazione di quel Piano è il 31 agosto. Essendo il Piano italiano il più complesso di tutti, anche per non dover poi ritrovarci a modificare in corsa le cose che erano state inserite nel PNRR, è bene che questo lavoro si faccia con serietà.Quindi non ci sono ritardi, ma c'è semplicemente un lavoro serio che stiamo cercando di fare. Lo dico senza fare polemica, colleghi; avremmo potuto fare polemica, invece non abbiamo fatto polemiche, ci siamo messi ai remi e abbiamo cominciato a lavorare per mandare avanti un Piano che è importante per l'Italia anche sugli aspetti che potevamo non condividere complessivamente, perché quando si tratta di interesse nazionale noi ci mettiamo a lavorare. Francamente, mi fa specie invece che i partiti che, di fatto, hanno steso il Piano su cui oggi si lavora e che, in alcuni casi, richiede da parte della Commissione europea delle modifiche, siano anche quelli che se la prendono con l'attuale Governo. Mi fa specie, come pure - e lo dico - mi fa specie che lo faccia il commissario Gentiloni, che immagino quel Piano lo abbia letto prima e oggi chiama in causa il Governo italiano, dicendo che bisogna correre e fare di più. Insomma, se si fosse vigilato un po' di più in passato, probabilmente oggi si farebbe più velocemente".
Iniziamo dallo stadio di Firenze. La camerata Meloni non ha detto che la Commissione UE ha bocciato anche il progetto di Venezia, essendo stato presentato da un'amministrazione supportata dai (post) fascisti. Che dimenticanza. Inoltre, almeno per quanto riguarda Firenze, l'Ue non ha bocciato alcuno stadio, visto che i soldi del Franchi sono già stati deliberati e assegnati dal ministero della Cultura per il rifacimento di quello che è stato definito (bontà sua) un bene nazionale da preservare. Il Pnnr dava a Firenze i soldi per le opere a corredo... relative alle opere di urbanizzazione... lo stadio non c'entra nulla. Pertanto, la Meloni non sa di cosa parla... non è una sorpresa.
Come non sa di cosa parla quando sostiene di star lavorando ad un nuovo Pnrr. Sono mesi che lo dichiara, come sono mesi che dice che la terza rata sarà pagata ad ore. Ancora i soldi non sono arrivati. E non solo. La scadenza di cui parla la premier, quella del 31 agosto, è quella che si è data dalla Commissione Ue per valutare le revisioni dei piani. Gentiloni, considerando i tempi ed il fatto che all'Italia sono stati dati più soldi che ad altri Paesi, ha chiesto che il piano fosse presentato entro la fine di giugno, cioè adesso.
Fitto, ministro incaricato da Meloni di occuparsi di Pnrr, finora non è stato neppure in grado di far sapere al Parlamento come voglia spendere i soldi del Pnrr con il nuovo piano. Sono settimane che viene invitato in Parlamento a tale scopo e ancora non è stato in grado di dire quando sarà in grado di andarci. Quindi, figuriamoci a che punto è il piano da presentare in Europa!
Pertanto, non è vero che, come dice Meloni, che l'Italia non è in ritardo... è più che in ritardo... è addirittura fuori tempo massimo. Lei e i suoi alleati hanno fatto propaganda gettando fango sul governo quando erano all'opposizione. Adesso che sono al governo sono nel caos più totale, dimostrando incapacità e incompetenza su tutti gli argomenti che affrontano, fino ad arrivare persino a contraddirsi.
Per evitare che il post alluvione in Emilia-Romagna si potesse trasformare in una leva di promozione elettorale per il Pd e Bonaccini, la Meloni ha nominato commissario un generale che di lavoro sposta le scatole. Come possa affrontare l'emergenza nelle località colpite da frane e allagamenti è un mistero. Ma la cosa ancor più ridicola è che alò tempo del Covid, quando Figliuolo gestiva quella emergenza, Meloni e il suo partito non passava giorno che non lo criticassero per le sue decisioni.
Se la Meloni riuscisse davvero a governare per 5 anni quante ulteriori calamità potrebbe causare ad un Paese di per sé già sufficientemente disastrato?