"Denunciare la violenza del fascismo, i brogli elettorali attuati dalla dittatura, la morte della democrazia: questa fu la colpa di Giacomo Matteotti.Deputato e segretario del Partito Socialista Unitario, pronunciò alla Camera uno dei discorsi più coraggiosi della storia politica del nostro Paese. Discorso che gli costò la vita. Appena 10 giorni dopo, il 10 giugno 1924 fu ordinato da Benito Mussolini il suo rapimento e il 16 agosto fu ritrovato il suo corpo, martoriato dalle botte dei fascisti.Matteotti non ha avuto paura di difendere i valori di libertà e democrazia, denunciando quello che si fingeva di non vedere.Atti di questo coraggio sono le basi della Repubblica Italiana. Non dimentichiamolo mai".
Così il Partito Democratico, il 16 agosto, ieri ha ricordato che in quella data nel1924 fu rinvenuto il corpo di Giacomo Matteotti. Al tempo fu un evento che mise a rischio l'esistenza stessa del partito fascista. Furono mesi in cui i parlamentari fascisti cambiarono persino casa perché avevano paura di essere aggrediti o addirittura ammazzati... finché il 3 gennaio, Mussolini parlò alla Camera, pronunciando queste parole:
«Davanti a questa assemblea e davanti al popolo d'Italia, io dichiaro che mi assumo da solo la responsabilità morale, politica e storica di quanto è avvenuto.»"La campagna è terminata, la battaglia è perduta. Dai cieli, le speranze precipitano e si fanno in frantumi. L''Aventino' umiliato e deriso è finito. Il 3 gennaio crea un ordine nuovo. Tutti quei fascisti che si erano levato il distintivo quando avevano avuto il dubbio che Mussolini fosse responsabile del delitto Matteotti, adesso che questo dubbio è diventato certezza, si affrettano a rimetterlo . Ora, al di sopra dello scomposto vociare democratico, la giustizia può seguire il suo corso", così scrive Emilio Lussu in Marcia su Roma e dintorni.
Queste ricorrenze, però, Giorgia Meloni, così come i suoi alleati di estrema destra, non possono ricordarle, perché il fascismo è parte integrante delle loro radici, ed è per per questo che la "conservatrice" Meloni non celebra il 25 aprile, festa della Liberazione dal nazifascismo.
Indispettita, la camerata, pardon conservatrice, Giorgia Meloni, pubblica queste parole sui suoi profili social:
"Una campagna elettorale dove la sinistra, invece di confrontarsi su idee e proposte per l’Italia, trascorre le sue giornate a tentare di demonizzare Fratelli d’Italia o a dare lezioni su come dovrebbe essere la destra. Si mettano l’animo in pace: dei loro patentini di presentabilità non sappiamo cosa farcene. Anche perché l’unica destra che piace alla sinistra è una destra che perde. E noi siamo pronti alla vittoria".
In pratica, che cosa dice la Meloni? "Me ne frego"!
Ma il problema, che il presidente di Fratelli d'Italia fa finta di non capire, non è tanto che in Italia esista una destra, quanto il fatto che questa destra che esiste in Italia, seppur "incipriata", si richiami al fascismo.
Il problema di Giorgia Meloni è che lei, con il fascismo, ha sempre evitato di farci i conti e di rinnegarlo, ed è per questo che è diventata un punto di riferimento per i fascisti veri e per coloro che il fascismo non sanno neppure cosa sia stato, ma pensano che, in fondo, non era così male.
Ed è questo che Giorgia Meloni ha sempre creduto e sostenuto, anche pubblicamente:
Una giovane Giorgia Meloni durante la campagna elettorale del ‘96 racconta quali sono i suoi riferimenti politici. pic.twitter.com/9UJG3aETsY
— Omar 🇪🇺🇮🇹🇫🇷 (@whilecromar) August 16, 2022
Se la Meloni nel 1996 pensava che Mussolini fosse un buon politico e se la Meloni continua ancora oggi a non celebrare la liberazione dell'Italia dal nazifascismo, perché non dovremmo credere che oggi la Meloni non sia ancora una fascista? E perché non dovremmo credere, pertanto, che non possa essere un pericolo per la stabilità democratica del Paese?