Come anticipato ieri dal Washington Post, martedì è arrivata la conferma ufficiale da parte degli scienziati del National Ignition Facility, presso il Lawrence Livermore National Lab, di esser riusciti lo scorso 5 dicembre, durante un esperimento di fusione nucleare, ad ottenere per la prima volta, per un breve periodo di tempo, un consistente aumento di energia rispetto a quella impiegata.

All'interno di una camera priva di aria, 192 laser  laser sono stati puntati su un contenitore cilindrico traforato, lungo alcuni millimetri, che come una matrioska conteneva una capsula sferica costituita da un guscio che racchiudeva i due elementi chiave per ottenere la reazione di fusione nucleare: il deuterio e il trizio.

Penetrando attraverso i fori del cilindro, i laser hanno colpito la parte interna del contenitore, generando dei raggi X che a loro volta hanno colpito il guscio della sfera, asportandolo e trasformandolo in plasma che, espandendosi, ha compresso il deuterio e il trizio fino a ottenere la pressione e la temperatura che hanno innescato la reazione di fusione, generando più energia, rispetto a quella utilizzata per l'impulso laser.

Nell'annunciare il successo dell'esperimento, il dottor Marvin Adams, vice amministratore per i programmi di difesa presso l'Amministrazione nazionale per la sicurezza nucleare degli Stati Uniti, ha affermato che i laser del laboratorio avevano utilizzato 2,05 megajoule (MJ) di energia per colpire il bersaglio, che successivamente, a seguito della fusione, avevano prodotto 3,15 MJ.

Sebbene il risultato dell'esperimento sia da celebrare come primo passo concreto verso la fusione nucleare, sicuramente la fonte di energia del futuro, la strada da fare per arrivare ad un utilizzo concreto e commerciale di questa tecnologia per produrre energia elettrica è ancora molto lunga.



Crediti immagine: National Ignition Facility