Il programma dei 5 Stelle alle prossime elezioni politiche è stato "votato" in questi mesi dagli iscritti al Movimento nei vari punti presentati e riassunti - tra pro e contro - di volta in volta sul web.

Tale programma, come ossessivamente assicurato dai dirigenti 5 Stelle, dovrà essere vincolante per un governo pentastellato. E quali siano i contenuti principali ce lo fa sapere Luigi Di Maio in una intervista rilasciata al quotidiano il Mattino: lavoro, reddito di cittadinanza, tutela dell'ambiente... da attuarsi anche con lo sforamento del rapporto deficit/Pil.
In questi termini si può riassumere il contenuto dell'intervista e del programma di governo grillino.

«In una prima fase, il reddito di cittadinanza procederà su un binario separato. L'obiettivo finale, che sarà raggiunto per gradi, è però il superamento degli attuali ammortizzatori sociali. [...] Il nostro impegno è garantire a tutti di arrivare a 780 euro per i single senza figli.»

Quello sopra indicato è un provvedimento che costerà 17 miliardi di euro e che dovrà avere come obbiettivo finale - sempre secondo Di Maio - il reinserimento nel mondo del lavoro, in modo che non sia più necessario ricorrere al reddito di cittadinanza.

Per risolvere la questione "dove trovare i soldi", tra le ricette che Di Maio ha elencato vi è quella di tagliare le aziende partecipate che non rendono servizi agli enti locali, centralizzare degli acquisti e riorganizzare la pubblica amministrazione. Tutto ciò vale, sempre in base a quanto ha assicurato il candidato premier, 50 miliardi di euro.

A questi tagli, poi, vanno aggiunti anche i tagli per le opere pubbliche considerate inutili, come la tratta ferroviaria ad alta velocità tra Torino e Lione, che frutterebbero altri 9 miliardi di euro di risparmi.

Di Maio ha parlato anche di mezzogiorno, promettendo un piano di investimenti infrastrutturali insieme alla creazione di una banca pubblica alle dipendenze del Ministero dello Sviluppo Economico, per concedere credito agevolato alle imprese.

Sull'argomento finanza, Di Maio ha dichiarato che la tassazione sugli utili finanziari va cambiata per riportarla in linea con la media degli altri paesi europei e che le fondazioni bancarie «non potranno godere di una fiscalità di vantaggio sugli investimenti nelle imprese.»

Inoltre, saranno previsti «sgravi per chi investe nelle energie pulite e rinnovabili e maggiori costi per chi invece opera nei settori tradizionali.»

Come accennato in precedenza, Di Maio, e qui non c'è niente di nuovo con quanto proposto finora da altri partiti, fa riferimento alla necessità di sforare il rapporto deficit/Pil al 3%, una delle principali regole di bilancio della Ue, per mettere in atto il suo programma: «Certo non posso escludere che alcuni di questi investimenti punteremo a farli in deficit. Ci siederemo al tavolo con l‘Europa e, senza aut aut, cercheremo di far capire che l'epoca dell'austerity è finita e che la spesa per investimenti non può rientrare nel computo del deficit.»