Ancora una volta parliamo di comunicazione. Il fallimento del nostro establishment comunicativo comincia a creare danni reali alle persone.

Il premier fa discorsi da apocalisse, le istituzioni lanciano quotidianamente bollettini di guerra senza filtri, senza attendere verifiche dei numeri e il significato degli stessi nel contesto, i giornalisti (che non sono epidemiologi né virologi) li ripetono pedissequamente, facendo da cassa di risonanza.

Credo che se fossimo in guerra, con la qualità umana della nostra leadership, il morale sarebbe a terra prima ancora di caricare il fucile. Voglio analizzare nei dettagli questo sistema di comunicazione, questa industria del panico.
 
 Punto primo: i messaggi del Premier
 Al di là del contenuto dei decreti (giusto o sbagliato, tardivo o affrettato) analizziamo la forma. Messaggi a reti unificate con frasi del tipo "siamo in guerra", "questa è la più grande emergenza dal dopoguerra ad oggi" non contribuiscono ad una migliore comprensione di ciò che sta accadendo, né a rincuorare o tranquillizzare i cittadini. Provocano solo inutile PANICO che non aiuta a combattere l'emergenza.
 
Punto secondo: i bollettini di guerra
 Altra strategia che critico fortemente sono i bollettini di guerra lanciati a reti unite ogni giorno alle 18. Numeri lanciati al pubblico senza nessuna contestualizzazione e amplificati senza sosta dai media.
I contagi: dati di giorni diversi comunicati insieme, regioni che mancano, giornate con più tamponi, altre con meno, ecc. Alla fine della comunicazione, nessuno ha capito veramente a che punto siamo.
I decessi: dati lanciati ancora da confermare dall'ISS (che nei primi due rapporti ha concluso che nel 99% dei casi ci sono serie e multiple patologie pregresse). Ma poi in tempi di "pace" quanta gente muore quotidianamente (in inverno normalmente circa 2.000 decessi al giorno)? In totale sta morendo molta più gente del normale o no?
 
Forse qualche esperto epidemiologo li comprenderà già adesso o molto più probabilmente (visti i loro errori e continui cambiamenti di posizione) anche loro avranno bisogno di molti mesi per capire sia l'andamento dell'espansione dei contagi che i danni causati dal virus.
 
Ma allora mi spiegate che senso ha lanciare questi bollettini ogni giorno? Personalmente credo generino solo grande panico e enormi distorsioni percettive. Non sarebbe meglio che chi di dovere monitori i dati quotidiani e che magari settimanalmente si faccia una divulgazione chiara al grande pubblico?
 
Onestamente gli effetti di questa pessima gestione comunicativa insieme all'isolamento e al pericolo del virus cominciano a generare instabilità psicologica nei soggetti più vulnerabili. Si è creato un mood apocalittico che continua a espandersi dalle istituzioni centrali a quelle locali, fino alla chiesa.
 
L'emergenza c'è ma il mondo non sta finendo, non è la seconda guerra mondiale, non è la guerra in Siria, non è una carestia. Non sappiamo ancora neanche con certezza se ci sia un forte incremento nei tassi normali dei decessi. Dovremmo attendere per capire meglio cosa stia succedendo.
 
Abbiamo bisogno di stare a casa, di pazientare ed essere informati correttamente. Le istituzioni non ci stanno solamente disinformando ma anche mandando in panico con i loro messaggi, con le auto a gridare col megafono "state a casa" e con le minacce di multe e esercito in strada.
 
Qualcuno finalmente lo sta capendo (come il sindaco di Milano Sala) e comincia a chiedere un cambiamento in questa comunicazione. E' ora di invertire la tendenza.