Ucraina: dalla controffensiva (fallita) siamo passati alla possibilità per Kiev di non poter continuare la guerra
A inizio dicembre Volodymyr Zelenskyj, in una intervista alla Associated Press, ha dichiarato che la guerra tra Russia e Ucraina è entrata in una "nuova fase", riferendosi sia alle difficoltà portate dall'inverno che rende il terreno praticamente quasi impraticabile a causa del fango e della neve, sia al fatto che la controffensiva iniziata la scorsa estate non ha portato i risultati sperati, con un guadagno, secondo quanto riportato dal New York Times a fine settembre, di circa soli 230 chilometri quadrati.
In pratica, i russi, seppure registrino attacchi e perdite sul fronte meridionale, riescono comunque a resistere, mentre nel nord-est stanno impegnando seriamente l'esercito ucraino che invece di avanzare cerca di mantenere il terreno perduto.
Ma non sono questi i soli problemi a preoccupare Zelensky, sempre più in contrasto con una parte dei suoi vertici militari. Il vero guaio è che la Russia che non avrebbe dovuto avere più risorse per continuare la propria invasione a causa delle sanzioni e dell'isolamento politico/commerciale dell'occidente, non è affatto sull'orlo del collasso, grazie al supporto dell'altra parte di mondo di cui Stati Uniti e Europa non avevano tenuto conto. Mosca sta aumentando la qualità (in senso di pericolosità) del suo arsenale e il numero dei suoi soldati, dopo aver rafforzato la partnership economica con la Cina e con altri Paesi non certo irrilevanti, come India e Brasile.
Pertanto, mentre Mosca può contare su un supporto minimo necessario per mantenere almeno la parte di territorio conquistato senza troppe difficoltà, Kiev non è più così sicura di poter avere altrettanto sostegno dai suoi partner o alleati che dir si voglia, Europa e stati Uniti, che a parole dicono di voler sostenere l'Ucraina, ma nei fatti non sembrano più averne la possibilità.
L'Unione europea aveva dichiarato di voler prevedere nel proprio bilancio l'erogazione di 50 miliardi di euro all'Ucraina nell'ambito di un programma di aiuti quadriennale, di cui 17 miliardi in sovvenzioni e 33 miliardi in prestiti. Poi a questi si sono aggiunte richieste per 15 miliardi di euro per la migrazione, 10 miliardi di euro per investimenti in tecnologie strategiche e quasi 19 miliardi di euro in esborsi di interessi sui prestiti già concessi.
Tutto questo in uno scenario in cui la BCE non esclude per l'Europa la possibilità che molti Paesi membri registrino nel 2024 una crescita negativa e alla vigilia delle elezioni per rinnovare, a giugno, il Parlamento europeo.
Come se non bastasse, Biden è alle strette con il Congresso. Sfruttando il conflitto in Medio Oriente, il presidente Usa ha presentato una richiesta di aiuti complessiva sia per Israele che per l'Ucraina, ma al momento non è stata approvata.
Per Zelensky, pertanto, non ci sono problemi solo per la stabilità finanziaria del Paese, ma anche per la sostenibilità militare nel far fronte alla guerra con la Russia, con le scorte in armamenti che sembrano agli sgoccioli e che possono terminare entro la fine dell'anno.
E se l'Ucraina dovesse alzare bandiera bianca, al punto in cui siamo arrivati, lo farebbero, implicitamente, anche Stati Uniti e Europa.