Esteri

Impossibile al momento quantificare il numero delle vittime dei due terremoti in Turchia e Siria

Ha ampiamente superato quota 7mila il numero dei morti dei due terremoti che martedì hanno devastato un'ampia area che va dalla Turchia centrale fino al nord ovest della Siria: più di 5.400 le persone decedute in Turchia, mentre sono più di 1.800 quelle nel nord della Siria.

Un numero che è destinato a crescere, ma che è impossibile da definire, visto che vi sono città quasi completamente rase al suolo, come Aleppo. In un nuovo bilancio dei danni sarebbero oltre 5.500 gli edifici andati completamente distrutti

I soccorritori, se di soccorritori si può parlare a causa del fatto che la vastità dell'area colpita non ha permesso ai mezzi e alle persone qualificate di intervenire ovunque ve ne sia bisogno, stanno scavando tra le macerie per cercare di salvare quante più persone possibile in una corsa contro il tempo resa ancor più difficile dal clima gelido.

Non solo. Bisogna considerare che vi è anche una discriminazione negli aiuti da parte della comunità internazionale nel confronti del Kurdistan siriano, dove le squadre di soccorso internazionali non si recheranno, con conseguenze facilmente immaginabili per le persone in vita sotto le macerie, che non potranno essere salvate dalle coperte o dalle tende dell'Unicef o di altre ong.

Il numero di persone colpite dai due terremoti potrebbe essere di 23 milioni o addirittura superiore, secondo le valutazioni preliminari dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). La dottoressa Margaret Harris ha dichiarato alla BBC che "molti ospedali non hanno più alcun mezzo per poter operare, a partire dall'energia".

Tra gli stranieri dispersi, anche un italiano, Angelo Zen, che si trovava in Turchia e di cui la famiglia non ha più avuto notizie dopo l'ultima volta che lo ha sentito, domenica sera. 

"Dal riscontro che abbiamo avuto, tutti gli italiani che erano nella zona del terremoto sono in salvo, manca all'appello soltanto Angelo Zen, un veneto, che era in viaggio di lavoro in Turchia, stiamo cercando di rintracciarlo, ma lì non ci sono collegamenti telefonici, non c'è internet, non è facile sapere dove sia, perché era in una città di un milione di abitanti e trovare una persona in una città di un milione di abitanti non è facile", ha dichiarato il ministro degli Esteri Tajani. "L'unico appello che faccio, dopo aver parlato anche con la famiglia, è quello di non andare a cercare notizie all'abitazione del signor Zen". 

Autore Federico Mattei
Categoria Esteri
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