Nel precedente articolo avevo riportato il giudizio sul QE della BCE, espresso dalla CGIA di Mestre in uno dei suoi numerosi studi.

Il problema della ripresa è legato ad una stabilizzazione e ad una sostenibilità dei debiti pubblici dei vari Stati e dalla circolazione del denaro che dovrebbe incentivare prestiti, investimenti e far  riprendere, di conseguenza l'economia dei vari paesi della zona euro.

Nonostante l'impegno finora profuso dalla BCE in questo senso, i risultati finora ottenuti sono stati scarsi se non addirittura deludenti. L'obbiettivo di raggungere un'inflazione al 2%, fissato come segnale per una ripresa economica stabile e duratura è ancora lontano.

Per questo, sono attese con ansia le dichiarazioni di Draghi sulle prossime mosse della BCE per rivitalizzare l'economia. Nel frattempo, i mercati finanziari attendono nervosi l'evolversi degli e venti e fanno previsioni, mentre le borse risentono del momento di incertezza facendo prevalere le vendite più che gli acquisti su tutti i principali listini.

Che cosa ci si aspetta da Draghi? Ognuno ha la sua ricetta. Queste alcune delle ipotesi in  campo.

Il Quantitave Easing potrebbe essere esteso. La quota degli acquisti mensili dei titoli di Stato potrebbe passare da 60 fino a 70/80 miliardi di euro. La durata di tali acquisti potrebbe essere allungata fino a settembre 2017. La data di scadenza attuale è marzo 2017. Nel QE potrebbero essere incluse anche altre tipologie di emissioni.

Altra possibilità, che non esclude la precedente, è quella di diminuire ulteriormente il tasso che le banche pagano per depositare presso la BCE la loro liquidità in eccesso. Attualmente, il valore è negativo. In pratica, già adesso per le banche questa è un'operazione in rimessa. La BCE potrebbe portare il tasso negativo dallo 0,3% ad un -0,4% rendendolo ancor meno conveniente, per spingere le banche a destinare il flusso del denaro verso investimenti produttivi, finanziando imprese e famiglie.

Naturalmente, sapremo giovedì quelle che saranno le decisioni di Draghi. In ogni caso, bisogna ricordare  che queste scelte dovranno comunque essere applicate in sinergia con una politica dell'UE, Commissione e Stati della zona euro, che possa finalmente conciliare in senso logico rigore e crescita. Cosa che attualmente non è avvenuta.