"L'arrivo di Draghi è foriero di un messaggio di speranza: nel posto giusto vanno messe le persone giuste, non gli amici degli amici".

Questa è, in ordine di tempo, l'ennesima lapidaria affermazione di Matteo Renzi che la pagina social del suo partito promuove a beneficio dei suoi - ammesso che esistano - sostenitori.

Un'affermazione, come sempre, sfacciatamente contraddittoria, solo pensando ai guardaspalle che l'allora segretario PD Matteo Renzi ha inserito nei collegi sicuri del Senato alle ultime elezioni, amici degli amici che gli hanno garantito la formazione di nuovi gruppi parlamentari a cui si deve il teatro dell'attuale crisi politica. 

E che dire poi dell'esperienza da premier di Renzi: lui sarebbe stata la persona giusta al posto giusto, visto che anche lui è uno dei tanti amici degli amici, con i suoi sponsor d'oltreoceano e i loro collegamenti nel mondo della finanza, dell'impresa e dell'informazione a livello europeo e italiano?

Ma così va il mondo, specialmente oggi, dove la tecnologia che dovrebbe aiutare le persone ad una maggiore presa di coscienza, è finita invece per diventare uno strumento per meglio plasmare e guidare un pensiero unico che, immancabilmente, finisce per conformarsi sempre e comunque a quello del mondo finanziario e imprenditoriale.

Ma d'altra parte, come ricorda lo stesso Renzi, 200 miliardi da spendere sono tanti e non capitano spesso: 

"Diciamolo con forza, l'Italia non ha mai avuto tanti soldi da spendere, mai. L'idea che il responsabile del Governo che deciderà gli investimenti sia Mario Draghi fa tirare un sospiro di sollievo a tutti, destra e sinistra. E permetterà agli italiani di ritrovare la fiducia smarrita in questi tempi di paura. Serve un Recovery Plan diverso, certo. Ma servono anche la fiducia e il buonsenso, due elementi che Draghi ha".

Un bell'applauso. Il problema è che il senatore Renzi non spiega quali siano le prove a sostegno delle sue affermazioni. Che Draghi sia un banchiere competente è difficile metterlo in dubbio, considerando la sua carriera. Ma questo che cosa significa? Che un banchiere deve sostituire la politica e decidere, senza aver ottenuto un mandato popolare, che cosa gli italiani debbano o non debbano fare, quali siano i loro diritti? Dove alberghino, pertanto, fiducia e buonsenso nei giochi di potere di Renzi è impossibile comprenderlo.

Poi, quando dice che l'Italia non abbia mai avuto tanti soldi da spendere, il tanto capace e preparato Renzi dimostra di non essere così bravo come vuol far credere.

Ad oggi, secondo Unimpresa, le tax expenditure annuali nel nostro Paese valgono oltre 313 miliardi di euro. Sono circa 800 agevolazioni fiscali per imprese e famiglie cresciute in maniera quasi esponenziale negli ultimi 10 anni: nel 2011 si attestavano a 250 miliardi ed erano 720. 

"Una situazione che pone il nostro Paese in cima alla classifica di quelli che in Europa e nel Mondo fanno maggior ricorso, in rapporto al prodotto interno lordo, alle "eccezioni" in campo tributario: l’Italia (8% del pil) è seconda dietro l’Australia (8,2%) e precede gli Stati Uniti d’America (7,6%), la Gran Bretagna (5,9%), la Spagna (3,8%), la Francia (2,2%) e la Germania (0,8%)". 

Una parte di quei soldi sono sicuramente regalie inutili concesse una tantum e poi mantenute, in special modo, alla grande impresa privata, che le utilizza per redistribuire gli utili tramite dividendi agli azionisti, il cui interesse pubblico non si riesce a comprendere. Il capacissimo Renzi non se ne è accorto, neppure lui. Chissà perché?

Adesso dobbiamo sperare che di tale situazione si accorga il banchiere Draghi? Difficile crederlo e difficile, nel caso accadesse, che gli stessi politici che ora lo acclamano continuerebbero poi a fare altrettanto... primo tra tutti Matteo Renzi.