Spratutto a scuola la stanca reiterazione di simili commemorazioni rischia di risolversi in un rassicurante esorcismo del senso di colpa collettivo, utile solo a esentare dalla più faticosa riflessione sulle cause.
Spesso tali progetti vedono la collaborazione di docenti di diverse discipline, talvolta pure di quelli di religione cattolica. Ci si può chiedere a che titolo una materia confessionale e facoltativa possa pretendere di trattare questioni storiografiche e principi universali. Gli insegnanti di IRC colgono occasioni come queste per promuovere la consueta appropriazione cattolica della sfera del valore, dell’identità collettiva, del lutto e di ogni genere di dolore. Ma non basta, si sbaglierebbe di grosso a ritenere la chiesa estranea agli eventi storici in questione.
Per spiegare come sia stata possibile la Shoah si può cercare di scaricarne la responsabilità sulla secolarizzazione e la miscredenza raccontandosi che "è stata opera di un regime interamente moderno e neo pagano" e che "il suo antisemitismo ha le radici al di fuori della cristianità". Oppure si può GUARDARE IN FACCIA LA REALTA' e ricordare che nell’Europa, cristiana da diciotto secoli, è insegnato correttamente per altrettanto tempo" che il popolo ebraico, pienamente responsabile della crocifissione, ha compiuto l'inesplicabile crimine del deicidio.
Non vi è accusa più micidiale: non vi è accusa che abbia fatto scorrere più sangue innocente"; per cui proprio "l’antisemitismo cristiano è il ceppo potente, dalle profonde e molteplici radici, sul quale sono venute a innestarsi in seguito tutte le altre varietà di antisemitismo come il razzismo nazista".
Troppo spesso ci si dimentica, e a scuola ci si guarda bene dal dirlo, che l'invenzione dei ghetti è un'invenzione cattolica, non degli atei.
Ci si chiede che cosa di questo contorto percorso sia passato alla generalità dei fedeli. Che ancora oggi nei programmi di IRC un fattore tanto rilevante della storia del cristianesimo sia taciuto, e a proposito dei rapporti con gli ebrei ci si limiti ad alcune recenti metafore buone per ogni uso (radici, fratelli maggiori), porta a temere la ben nota riscrittura retrospettiva della propria storia in cui la Chiesa è maestra.