Si è concluso con rientro a Roma alle 16:49 di questa domenica, il viaggio apostolico di papa Francesco nella Repubblica Democratica del Congo e nel Sud Sudan.

Durante il volo di ritorno, il Papa ha tenuto la sua tradizionale conferenza stampa con i giornalisti che lo hanno accompagnato. Dopo il decollo da Giuba, Francesco ha inviato un telegramma al presidente del Sud Sudan, Salva Kiir Mayardit, esprimendo la sua gratitudine per l'accoglienza e l'ospitalità.

In un telegramma inviato al presidente Matatrella, Francesco ha sottolineato che nei due Pesi in cui si è recato ha avuto l'opportunità di incontrare "popoli ancorati a salde tradizioni spirituali e ansiosi di trovare finalmente pace e giustizia".

Prima di lasciare Giuba, Francesco ha celebrato una Messa nel Mausoleo "John Garang". Queste le parole di saluto espresse alla fine ai presenti:

"Saluto il Signor Presidente della Repubblica insieme a tutte le Autorità civili e religiose presenti. Sono ormai giunto alla conclusione di questo pellegrinaggio in mezzo a voi e desidero esprimere riconoscenza per l’accoglienza ricevuta e per tutto il lavoro svolto per preparare questa visita, che era una visita fraterna in tre.Sono grato a tutti voi, fratelli e sorelle che siete accorsi qui numerosi da diverse parti, molti facendo tante ore se non giorni di strada! Oltre che per l’affetto che mi avete manifestato, vi ringrazio per la vostra fede, per la vostra pazienza, per tutto il bene che fate e per le fatiche che offrite a Dio senza scoraggiarvi, sapendo andare avanti. In Sud Sudan c’è una Chiesa coraggiosa, imparentata con quella del Sudan, come ci ricordava l’Arcivescovo, il quale ha menzionato la figura di santa Giuseppina Bakhita: una grande donna, che con la grazia di Dio ha trasformato in speranza la sofferenza patita. «La speranza, che era nata per lei e l’aveva “redenta”, non poteva tenerla per sé; questa speranza doveva raggiungere molti, raggiungere tutti», ha scritto Benedetto XVI (Lett. enc. Spe salvi, 3). Speranza è la parola che vorrei lasciare a ciascuno di voi, come un dono da condividere, come un seme che porti frutto. Come ci ricorda la figura di santa Giuseppina, la speranza, qui specialmente, è nel segno della donna e vorrei ringraziare e benedire in modo speciale tutte le donne del Paese.Alla speranza vorrei associare un’altra parola, la parola di questi giorni: pace. Con i miei Fratelli Justin e Iain, che ringrazio di cuore, siamo venuti qui e continueremo ad accompagnare i vostri passi, tutti e tre insieme, facendo tutto quello che possiamo perché siano passi di pace, passi verso la pace. Vorrei affidare questo cammino di tutto il popolo con noi tre, questo cammino della riconciliazione e della pace a un’altra donna. È la nostra tenerissima Madre Maria, la Regina della pace. Ci ha accompagnato con la sua presenza premurosa e silenziosa. A lei, che ora preghiamo, affidiamo la causa della pace in Sud Sudan e nell’intero Continente africano. Alla Madonna affidiamo anche la pace nel mondo, in particolare i numerosi Paesi che si trovano in guerra, come la martoriata Ucraina.Carissimi fratelli e sorelle, torniamo, ognuno di noi tre, alla propria sede, portandovi ancora di più nel cuore. Lo ripeto: siete nel nostro cuore, siete nei nostri cuori, siete nei cuori dei cristiani di tutto il mondo! Non perdete mai la speranza. E non si perda l’occasione di costruire la pace. La speranza e la pace dimorino in voi, la speranza e la pace dimorino in Sud Sudan!"


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