Il vascello gialloverde è tuttora in fase di armamento e già le caravelle franco-tedesche sparano bordate a palle incatenate.

La sola idea che il nostro Paese possa intraprendere una navigazione, magari a vele spiegate, mette angoscia agli schettino francesi e tedeschi che godrebbero un mondo invece a vederci finire sugli scogli.

Personalmente credo che neppure Di Maio e Salvini sappiano con precisione quali saranno i primi provvedimenti del nascituro governo gialloverde, eppure i saccenti europeisti, nostrani e d’oltralpe, suonano da settimane le loro campane a morto, al solo scopo di creare un ingiustificato stato di ansia.

Eppure sarebbe sufficiente usare un po’, solo un po’ di buon senso per rendersi conto che lanciare SOS, in questo momento prima ancora che il governo sia insediato, sia irresponsabile e favorisca la speculazioni che è sempre in agguato.

Scorrendo, infatti, le pagine dell’ambizioso contratto di governo chiunque,  se fosse in buona fede, potrebbe intuire che non sarebbero sufficienti i cinque anni di questa sola legislatura per realizzarlo nella sua interezza.

Così come non bisogna essere superesperti di finanza pubblica per capire che molti provvedimenti potranno anche essere realizzati a costo zero.

Promulgare, ad esempio, leggi che ridisegnino l’istituto della prescrizione o che impediscano ai parlamentari il cambio di casacca, o che implementino la legislazione sulla tutela degli animali, non creerebbero nuovi oneri per i conti pubblici.

Di certo, però, sono previsti molti altri provvedimenti la cui attuazione impegnerebbe pubblico denaro e, secondo i calcoli previsionali del professor Carlo Cottarelli, anche in misura ingente.

Considero intollerabile, però, che le stime di Cottarelli siano state diffuse ad arte ed a spron battuto da media e politici al solo scopo di agitare le acque e creare, in modo subdolo, allarme ed inquietudine nei mercati e nei partner europei.

Ora, sulla accuratezza dei calcoli del professor Cottarelli e dell’osservatorio CPI ovviamente non oso metter bocca, attendendo che la loro attendibilità sia verificata in corso d’opera.

Mi sia consentito, invece, manifestare qualche perplessità sulle modalità con cui la ipotesi previsionale dei costi è stata presentata e diffusa.

Secondo la dettagliata e scioccante tabella CPI, pubblicata su Il Sole 24 Ore, la realizzazione di quanto indicato nel contratto del governo M5S-Lega potrebbe gravare sulle casse dello Stato tra i 108,7 miliardi di euro, nel caso migliore, ed i 125,7 miliardi, nel caso peggiore.

Prima di stramazzare al suolo tramortito, da comune cittadino mi sono domandato: ma questi miliardi usciranno dalle casse pubbliche tutti insieme nello stesso giorno in cui i ministri presteranno giuramento nelle mani del Capo dello Stato ?

Evidentemente no !

Logica vuole che l’impegno finanziario sia correlato alla tempistica ed alla gradualità con cui ogni provvedimento avrà attuazione per cui, sempre che siano davvero tra i 108 ed i 125 miliardi i costi per realizzare il programma di governo, è chiaro che la spesa sarà spalmata lungo i 5 anni della legislatura, dato e non concesso che la legislatura duri così a lungo e che il contratto sia attuato nella sua totalità.

Mi sembra, quindi, che sparare numeri così allarmanti senza indicarne i tempi di impiego equivalga a fare solo del terrorismo finanziario.

Anche perché nei 34 mesi del governo Renzi sui conti pubblici sono caduti a valanga oltre 70 miliardi di costi imprevisti, tra elargizione degli 80 euro, costi del Jobs Act, soldi alle banche a fondo perduto, aiutini di Stato sparsi qua e là, senza che nessuno, in Italia ed in Europa, si sia indignato ed abbia agitato l’incubo di una catastrofe dei conti pubblici.

Ed allora ?

Forse per i nostri amici europei i miliardi spesi da Renzi avevano un peso specifico inferiore e quindi erano più digeribili ?