Dopo lunghe trattative l'accordo sui migranti fra l'Unione Europea e la Turchia  è stato raggiunto all'unanimità, da parte di tutti i capi di stato e di governo dei 28 paesi della UE.

L'accordo entrerà in vigore a partire dal 20 marzo e dovrebbe porre fine al flusso di migranti che entrano nell'Unione attraverso le isole dell'Egeo. In cambio, la Turchia ottiene la ripresa delle trattative per l'ingresso nella UE, aiuti finanziari e l'eliminazione del visto per l'ingresso nei paesi europei. Quest'ultimo provvedimento sarà adottato al più tardi entro il mese di giugno, a fronte del pieno rispetto da parte di Ankara delle 72 condizioni poste dall'accordo.

A partire dal 20 marzo, è previsto che tutti i nuovi migranti irregolari arrivati in Grecia possano essere rimandati in Turchia. Alcuni potranno fare domanda d'asilo in Grecia, ma, dal momento che Atene si impegna a riconoscere la Turchia come paese terzo sicuro, i tribunali potranno respingerla, soprattutto quando si tratta di siriani, ai quali la Turchia garantisce condizioni di sicurezza analoghe a quelle dei rifugiati.

La finalità di questo provvedimento, considerato temporaneo e straordinario, è di metter fine al cosiddetto "modello economico dei migranti" ed evitare "sofferenze umane", come si legge nelle dichiarazioni finali del consiglio d'Europa. Allo stesso tempo, per ogni siriano rientrato in Turchia, un altro siriano, fra quelli rimasti nei campi turchi allestiti per i rifugiati, potrà entrare in Europa attraverso un corridoio umanitario.

Lo scambio prevede un tetto massimo di 72 mila persone. Alcuni dei paesi europei, con alla testa l'Ungheria, si sono dichiarati contrari ad accoglierne di più.

Angela Merkel, considerata la principale promotrice dell'accordo, lo ha definito "un passo molto importante verso una soluzione durevole". Altrettanto soddisfatto si è dichiarato anche il premier greco, Alexis Tsipras, che spera così di porre fine alla piaga dei migranti, che affligge il suo paese dopo la chiusura della rotta balcanica.

Ma numerose sono le critiche rivolte ai termini dell'accordo. L'Alto Commissariato delle Nazione Unite per i Rifugiati (UNHCR) si è raccomandato che, in ogni caso, sia garantito in primo luogo il diritto d'asilo. E, in effetti, dato che il ricollocamento dei siriani in Turchia solleva forti dubbi di legalità, si prevede che ci saranno molti ricorsi in proposito alla Corte Europea di Strasburgo. Pragmaticamente, si conta sul fatto che il provvedimento abbia già avuto l'effetto sperato, cioè quello di dissuadere i rifugiati ad imbarcarsi, prima che siano pronunciate le prime sentenze.

"E' un accordo di cui non si può essere fieri", come lo ha bollato un diplomatico di alto rango. Difficile anche da attuarsi. Per far sì che il trasferimento dei siriani dalla Grecia alla Turchia possa avere inizio entro il 4 aprile, saranno necessarie almeno 4000 persone, fra cui molti giudici e interpreti, per un costo previsto di 300 milioni di euro in 6 mesi, che certo non potrà accollarsi la Grecia, considerate le condizioni della sua economia.

Imprevedibili anche le conseguenze di uno dei punti dell'accordo, che prevede l'invio di poliziotti turchi nelle isole dell'Egeo, soprattutto se si considera che la tensione fra i due paesi è ancora molto alta ed affonda le sue radici in profonde ragioni storiche.

Almeno una cosa positiva c'è, ed è il fatto che, mentre la volta scorsa non si era parlato della situazione dei mezzi di comunicazione in Turchia, questa volta, nelle conclusioni finali, si legge che "la Turchia è tenuta a rispettare .... la democrazia, lo stato di diritto e le libertà fondamentali, fra cui quella di espressione".