COP26: stop a metano e deforestazione, ma non è una novità
In queste ore, le promesse annunciate dai leader presenti alla COP26 per il contenimento del riscaldamento globale si susseguono senza particolari problemi, dato che l'attuazione dei programmi ad esse collegate è di là da venire, oltre al fatto che da qui al 2030 saranno rimasti in pochi coloro che hanno preso impegni oggi che in futuro continueranno a ricoprire ancora incarichi istituzionali.
Così Stati Uniti e Ue hanno annunciato la comune volontà di ridurre le emissioni di gas serra prodotte dalla combustione di gas metano entro il 2030. Lo hanno annunciato quest'oggi il capo della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden. La diminuzione sarà del 30% rispetto ai livelli del 2020. Più di 80 paesi hanno aderito all'iniziativa.
Non solo. L'altra promessa odierna è relativa al disboscamento delle foreste. Anche in questo caso si è promesso lo stop alla deforestazione entro il 2030. Una promessa dovuta alla presa di coscienza che gli alberi sono i polmoni del nostro pianeta, in grado di assorbire l'anidride carbonica che immettiamo nell'atmosfera. Pertanto, sono essenziali per la nostra stessa sopravvivenza. Tale iniziativa avrà anche il supporto della Cina di Xi Jinping e del Brasile di Bolsonaro. Ma non bisogna dimenticare che un accordo simile era già stato siglato nel 2014... senza avere però effetto alcuno, dato che l'accordo odierno dimostra che la deforestazione non è stata affatto rallentata. Ma stavolta andrà meglio?
Difficile crederlo, visto che le organizzazioni di nativi e attivisti dell'Amazzonia recatesi a Glasgow in occasione della COP26 hanno dichiarato, tramite il loro leader Kretã Kaingang, coordinatore dell'Articolazione della popolazione indigena del Brasile, di non essere state coinvolte nei negoziati.
"Si tratta di finanziamenti per la riduzione della deforestazione" ha detto Kretã Kaingang, "ma in Brasile abbiamo proposte di legge in discussione al Congresso nazionale, sostenuto dal governo di Bolsonaro, che consentono l'estrazione, la deforestazione e l'utilizzo delle terre indigene per la produzione agricola! Per noi questo non va bene. Gli accordi dovrebbero essere costruiti con il coinvolgimento delle leadership indigene in tutto il Brasile. Questa conversazione non è avvenuta".
Per tale motivo, secondo Kaingang l'accordo internazionale sulle foreste premia il governo Bolsonaro, che sta distruggendo l'Amazzonia e riducendo le terre indigene.
Di conseguenza chi creda che questa COP26 sia soprattutto una passerella pubblicitaria per la promozione di leader che, non appena terminato l'evento, continueranno a fare i propri interessi in funzione della convenienza del momento... probabilmente non sbaglia o non sbaglia di molto.
Inoltre, dare una mano di "green" alla propria immagine, non solo è oggi una buona idea per promuoversi presso l'opinione pubblica, ma anche una perfetta occasione per far credere che qualunque cosa uno decida sarà sempre in favore del bene pubblico... come dimostrano le bislacche teorie del ministro italiano per la transizione ecologica che propone la reintroduzione del nucleare in Italia.