Mentre aumenta, costante e incessante, il numero delle vittime del genocidio di cui Israele è responsabile a Gaza, nelle ultime ore si fanno sempre più intensi i combattimenti sul terreno tra milizie e esercito israeliano, le prime con lanciagranate e armi leggere, il secondo con i carri armati.

È un'evoluzione del conflitto in atto che, ovviamente, contribuirà ad aumentare sofferenze e vittime dei civili palestinesi, che non hanno alcun luogo dove potersi rifugiare, sacrificati in nome dell'ipocrisia e della geopolitica, del cui sangue sono maggiormente, se non addirittura unicamente, responsabili i cosiddetti stati occidentali che pretendono, non si sa bene a quale titolo, di essere i custodi di diritti, democrazia e libertà!

L'ultimo esempio di ipocrisia è la dichiarazione del presidente Biden, sempre più dissociato dal mondo reale, che ha annunciato l'annullamento del visto per l'ingresso in Usa dei cosiddetti coloni israeliani che, in Cisgiordania, si rendano responsabili di crimini contro i residenti palestinesi.

Ma nel perpetrare ruberie, aggressioni e assassinii, quei "terroristi" hanno come supporto l'esercito israeliano che, a sua volta, si rende altrettanto responsabile degli stessi crimini. E allora che cosa farà Biden nei confronti dell'esercito e del governo israeliano? Niente.

Questa è la situazione a Gaza descritta da Jan Egeland, ex segretario di Stato del governo norvegese, da anni impegnato nel gestire e cercare di risolvere crisi umanitarie, collaborando anche con le Nazioni Unite:

Le morti civili a Gaza sono una macchia per Israele e i suoi alleati, ha affermato in qualità di segretario generale del Consiglio norvegese per i rifugiati (NRC):

"La polverizzazione di Gaza è oggi annoverata tra i peggiori attacchi contro una popolazione civile del nostro tempo. Ogni giorno vediamo sempre più bambini morti e nuove ulteriori sofferenze per le persone innocenti costrette a sopportare questo inferno", ha affermato in una nota."In tutta la Striscia di Gaza, quasi l'intera popolazione – 1,9 milioni di persone – è stata sfollata. Quasi due case su tre sono ora danneggiate o distrutte. Tra gli incessanti attacchi aerei, terrestri e marittimi, migliaia di famiglie sono costrette a trasferirsi da una zona pericolosa... all'altra. Oggi, più di 750.000 persone sono ammassate in soli 133 rifugi. Decine di migliaia vivono nelle strade del sud di Gaza, dove, sotto i bombardamenti, sono costrette a improvvisare rifugi di base con qualunque cosa riescano a procurarsi. Sono arrivate le piogge invernali e con loro anche le malattie infettive, proprio mentre i servizi sanitari pubblici sono stati completamente paralizzati", ha aggiunto Egeland."Molti membri del mio staff dell'NRC ora vivono per strada. Una di loro lo fa con il suo bambino di due mesi. I nostri colleghi a Gaza si pongono una semplice domanda: com'è possibile che queste atrocità siano documentate e mostrate in tutto il mondo affinché tutti possano rendersene conto, e nonostante ciò non venga fatto quasi nulla per fermarle?I paesi che sostengono Israele con le armi devono capire che queste morti civili saranno una macchia permanente sulla loro reputazione. Devono chiedere un cessate il fuoco immediato in Israele e Gaza. Solo la cessazione delle ostilità ci consentirà di garantire un aiuto efficace ai due milioni di persone che ora ne hanno bisogno. L'aumento di restrizioni all'accesso agli aiuti hanno aggravato la situazione, portando alla fame la popolazione di Gaza, intensificando una già terribile crisi umanitaria. Siamo stati costretti a fermare quasi tutte le nostre operazioni umanitarie  a causa dei bombardamenti, del caos e del panico".

Egeland ha affermato che l'uccisione di migliaia di bambini e donne innocenti, l'assedio all'intera popolazione civile e l'intrappolamento di civili bombardati dietro le frontiere chiuse di Gaza sono anch'essi crimini ai sensi del diritto internazionale e chiede che di ciò politici e militari si assumano le responsabilità. Questa campagna militare non può in alcun modo essere descritta come autodifesa


E per chi non ne fosse a conoscenza, i raid dell'IDF in Cisgiordania, oltre ad ammazzare ulteriori palestinesi (atto dovuto per giustificare il disturbo!) e a distruggere case, strade e infrastrutture, ha anche come conseguenza l'arresto di uomini, donne e persino minori che vengono tenuti prigionieri senza processo per mesi, se non per anni, nelle condizioni descritte dalla Commissione per gli affari dei prigionieri e degli ex detenuti palestinesi:

"Le guardie carcerarie fanno irruzione nelle varie sezioni quasi ogni giorno, durante le quali aggrediscono i prigionieri, li picchiano duramente con manganelli, li spruzzano con gas e sparano contro di loro proiettili di metallo rivestiti di gomma.I prigionieri sono soggetti a molti tipi di punizioni, come anche  non avere vetri alle finestre, il che significa che devono affrontare il freddo estremo, e la mancanza di coperte e cibo, e un gran numero di loro dormono sul pavimento e non sono autorizzati a uscire durante le ore d'aria.Israele attualmente detiene nelle sue carceri circa 7.800 palestinesi, tra cui 166 bambini, 33 donne e 2.873 detenuti amministrativi, mentre prima del 7 ottobre il numero di prigionieri era 5.250, di cui 180 bambini, 37 donne e 1.319 detenuti amministrativi".

Nel frattempo, il segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres, ha fatto ricorso all'articolo 99 della Carta ONU per portare all'attenzione del Consiglio di Sicurezza il conflitto a Gaza come minaccia per il mantenimento della sicurezza e della pace a livello internazionale.