"Oggi l’Italia celebra la Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera, le fondamenta robuste sulle quali la nostra comunità si erge e dalle quali essa prende ispirazione.Il 17 marzo di 162 anni fa iniziava il cammino dell’Italia come Stato unitario e si realizzava l’auspicio di un giovane genovese, visionario e ribelle, come Goffredo Mameli: poter vedere gli italiani non più “calpesti e derisi” e “divisi”, bensì raccolti in “un’unica bandiera”. Il 17 marzo è la solennità nazionale più unificante che abbiamo e nel corso della quale siamo chiamati a ricordare le ragioni del nostro stare insieme. Perché, come ha spiegato Ernest Renan, la Nazione è una “grande solidarietà, un plebiscito che si rinnova ogni giorno e che si fonda sulla dimensione dei sacrifici compiuti e di quelli che ancora siamo disposti a compiere”.Questa è la sfida che abbiamo davanti, è l’impegno che dobbiamo onorare ogni giorno: riannodare i fili di ciò che ci unisce e riscoprirci una comunità. Solo così possiamo liberare le migliori energie della Nazione e dimostrare che nessuna meta è preclusa all'Italia. Buon 17 marzo a tutti gli italiani!"

La Meloni, in parte nascosta dietro una bandiera italiana, con un sorriso tra il soddisfatto e l'inconsapevole, oggi se ne è uscita per ricordarci, con la nota diffusa in precedenza, che il 17 marzo ricorre l'anniversario della proclamazione del Regno d'Italia, avvenuta nel 1861 a Torino. Mah!

Poi, si è scomodata a citare Mameli, morto nel luglio 1849,  a seguito delle ferite riportate durante la difesa di Roma nella battaglia di Porta San Pancrazio per difendere la Repubblica dalle truppe francesi scese in Italia per mettere di nuovo al potere Pio IX, il papa di allora, quello della chiesa di "dio, patria e famiglia", motto che adesso la Meloni ha fatto suo, nonostante sia stato uno dei motti che hanno caratterizzato il ventennio fascista.

Poi ha voluto citare Ernest Renan - filosofo, storico e studioso francese del XIX - per richiamarsi a alla sua conferenza "Che cos'è una nazione?", che tenne nel 1882, in cui sosteneva che una nazione non si basa sulla razza, l'etnia o la religione, ma piuttosto su un senso condiviso di storia, cultura e valori, aggiungendo anche che  le nazioni non sono eterne o immutabili, ma sono in costante evoluzione e possono persino scomparire nel tempo. In pratica l'esatto contrario di ciò che propaganda Giorgia Meloni.

Poi, cosa c'entri la Costituzione del dopoguerra con lo statuto albertino va ben oltre la mia comprensione... e Meloni non lo ha spiegato.

E c'è chi sostiene che Giorgia Meloni sia una persona credibile e, soprattutto, preparata...