Qualche annetto fa, nel 1922, il duce di allora diceva di non aver paura di affrontare le conseguenze di un colpo di Stato marciando su Roma. Infatti, per dar prova del suo indomito coraggio, nonostante a poche ore dall'inizio della marcia si trovasse a Napoli dove si era celebrato il congresso del partito (il colpo di Stato fu anticipato di alcuni giorni, perché avrebbe dovuto svolgersi il 4 novembre), quel duce pensò bene di iniziare il suo avvicinamento alla capitale partendo da Milano, città curiosamente più vicina alla Svizzera di quanto invece non lo sia Napoli.

Anche oggi, quel tale che si fa chiamare capitano, e che va in giro mascherato da poliziotto, mostra di essere fornito dello stesso indomito coraggio anche se, va detto, riportato a eventi di ben minore importanza.

Infatti, fino a qualche giorno fa, il tale in questione, che risponde al nome di Matteo Salvini e ricopre l'incarico di ministro dell'Interno, diceva di non essere assolutamente preoccupato del possibile rinvio a giudizio che lo avrebbe visto affrontare un processo per il caso Diciotti. Anzi, pretendeva che il Senato (dato che per un ministro eletto deve essere la Camera di appartenenza a concedere l'autorizzazione) votasse in modo che il processo si potesse celebrare.

La granitica e inamovibile fermezza di Salvini è durata addirittura ben due giorni, per poi sfociare in una decisione ancor più categorica, in base alla quale dopo attenta riflessione, stavolta Salvini ha dichiarato che non poteva più essere processato.

Badate bene... Salvini non ha detto che vuole sottrarsi al giudizio. Ci mancherebbe. Ha solo detto che il presunto reato di sequestro di persona per cui è accusato, lui non lo ha commesso in qualità di privato cittadino, ma in qualità di ministro e pertanto, "avendo agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo", il Senato non può che negare l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti "ai sensi dell'articolo 9, comma terzo, della legge costituzionale n. 1/1989".

In sostanza, Salvini si è processato da solo in una lettera inviata al Corriere (scritta sicuramente da un avvocato di fiducia) e si è assolto, con tanto di motivazione e dimostrazione a corredo. Quindi non può essere giudicato... perché lo ha detto lui.


E non appena Salvini ha cambiato idea, subito dopo i 5 Stelle (almeno, buona parte di loro) si sono affannati per dichiarare che Salvini ha ragione e che ha sequestrato un centinaio di persone su una nave non solo in qualità di singolo ministro, ma a nome di tutto il governo!

Così i grillini in Consiglio dei Ministri hanno iniziato a fare a gara nel dichiararsi di essere pure loro responsabili delle decisioni sul caso Diciotti e nel voler farsi processare tutti... a partire dal premier Conte.

Così, come ha fatto sapere il senatore Mario Giarrusso, componente della Giunta delle autorizzazioni che dovrà decidere sul caso, "il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il vicepresidente Di Maio e il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Toninelli depositeranno [in Commissione] una memoria, spiegando come sul caso Diciotti ci sia stata una decisione che coinvolge tutto il Governo, con responsabilità anche di altri ministri e del Presidente del Consiglio stesso".

Tutti colpevoli, nessun colpevole? E' questa la strada che i 5 Stelle adesso sembrano intenzionati a percorrere per evitare che i componenti del loro gruppo al Senato votino per rinviare a giudizio Salvini.

In pratica, i fautori della lotta alla casta si sono nominati magistrati per autogiudicarsi e dichiararsi assolti, perché il reato loro ascritto non è da considerarsi tale.

Così Salvini continua a non essere preoccupato: né per sé, né per il Governo, perché i 5 Stelle - con tali premesse - non potranno che votare in suo favore... E "non solo" i 5 Stelle, ma "l'intero Senato, perché qui non è in discussione un reato - dice lui - ma il fatto che un governo possa esercitare i poteri che gli italiani gli conferiscono.

Lo abbiamo fatto nell'interesse pubblico, sì o no? I senatori voteranno. Salvini lo ha fatto per preminente interesse pubblico e per la difesa nazionale? La risposta mi sembra molto chiara, semplice."

Quindi, da quanto riassunto nelle parole precedenti, Salvini ed il Governo sono ingiudicabili in quanto hanno operato per il pubblico interesse. Ovviamente questo riguarda il caso Diciotti, ma domani potrà riguardare qualunque altra vicenda.

Così, quando Salvini deciderà di non prendersela più con i migranti perché gli sono venuti a noia e deciderà di far sparare i suoi "colleghi" poliziotti contro dei manifestanti, state sereni, anche in questo caso dovremo applaudirlo e ci dovremo congratulare con lui, perché ci dirà che avrà evitato un colpo di Stato ed avrà agito nel pubblico interesse. Inutile dire che Conte, Di Maio e, prima di tutti, Toninelli giureranno che è così, condividendo come Governo le responsabilità del loro capitano.

Se qualcuno avesse in animo di tirare in ballo la Costituzione e la divisione dei poteri tra chi fa le leggi e chi invece le fa rispettare... beh, si ricordi che adesso viviamo nell'anno I del cambiamento.