La strategia della Chiesa cattolica - per convincere gli italiani a girarle l'8 per mille - gioca la carta degli spot tv. La Corte dei conti rivela che in quindici anni, dal 1998 al 2013, la Chiesa cattolica ha investito quasi 64 milioni di euro in inserzioni pubblicitarie sulla sola Rai. Cifra che spinge la Corte - perplessa - a parlare di un "mercato del solidarismo".
Tale strategia di persuasione della Chiesa cattolica è efficace. In 24 anni - tra il 1990 e il 2014 - ha incamerato più di 18 miliardi 301 milioni grazie all'8 per mille (contro i 400 milioni di tutte le altre confessioni messe insieme, come ad esempio gli avventisti, gli evangelici luterani o valdesi, le comunità ebraiche).
Quanto di questo sia andato efettivamente ad aiutare chi ha bisogno, secondo i rendiconti della CEI ammonta al solo 20%, ma della effettiva erogazione nulla si sa perché nessuno effettua il benché minimo controllo.
Invece lo Stato italiano - che pure avrebbe bisogno di questo contributo, ad esempio per ristrutturare le scuole - non si impegna per convincere i contribuenti. La Corte dei conti, sorpresa dalla timidezza dei nostri governi, ha anche altri dubbi. Contesta allo Stato italiano di essere sleale quando impiega i soldi che riceve (quasi suo malgrado) dall'8 per mille.
Lo Stato dunque mostra "disinteresse" per questo aiuto, al punto che i contributi in suo favore si sono "drasticamente ridotti" negli anni. Cittadini laici nello spirito, contrari a sostenere una confessione religiosa, non trovano così una "valida alternativa" in campo. Vorrebbero destinare "una parte della imposta sul reddito" a cause "sociali e umanitarie". Ma questo sentimento - osserva la Corte - è "frustrato".