Hamas contrasta l'avanzata israeliana nel nord della Striscia, mentre i civili ormai non hanno più ne cibo né acqua
"Stiamo gradualmente espandendo l'attività di terra ed il numero delle nostre forze all'interno della Striscia di Gaza", ha detto nell'ultimo briefing il portavoce militare dell'esercito israeliano, Daniel Hagari, mentre i caccia israeliani continuano il bombardamento a tappeto del "ghetto" palestinese, all'interno del quale, a dire dell'IDF, nelle ultime 24 ore avrebbero colpito oltre 450 obiettivi militari appartenenti ad Hamas , inclusi centri di comando operativo, posti di osservazione e postazioni di lancio di missili anticarro.
Però, gli israeliani non dicono che nel frattempo hanno anche assassinato oltre 8mila civili, di cui quasi la metà sono minori. Il numero di feriti ha ormai superato i 20mila. E non si preoccupano neppure delle conseguenze causate anche dal blocco delle forniture, ulteriore minaccia per la sopravvivenza di 2,3 milioni di persone.
Le scorte di cibo sono ormai quasi completamente esaurite, l'acqua potabile più che un lusso è un miraggio e dato che le persone iniziano a soffrire la fame, nel sud della Striscia sono stati assaltati e svuotati i magazzini dell'UNWRA con i pochi rifornimenti affluiti negli ultimi giorni dal valico di Rafah. Da notare che, ad esempio, farina, riso e altri alimenti che hanno bisogno di essere cotti sono inutilizzabili, vista l'assenza di carburante, elettricità e acqua.
Questa la testimonianza di ActionAid:
Riham Jafari, coordinatrice Advocacy e Comunicazione ActionAid Palestina, dichiara: "Per fortuna siamo di nuovo in comunicazione con il nostro staff e i nostri partner dopo il blackout di Gaza. Ci dicono che la situazione è catastrofica, la gente è disidratata e si ammala. Molti non possono accedere all'acqua potabile e ricorrono all'acqua salata o non pulita”. Una delle donne dello staff di ActionAid a Gaza descrive la situazione orribile: "Purtroppo nella Striscia di Gaza nessun luogo è sicuro, non c'è accesso all'acqua né all'elettricità. Come donna, sto soffrendo. Non ho accesso ai beni di prima necessità. Non c'è acqua. Ho sofferto durante le mestruazioni. Non c'era acqua disponibile per pulirmi dal sangue delle mestruazioni. Non potevo procurarmi gli assorbenti igienici per le mie esigenze durante le mestruazioni". Una madre rifugiata in una scuola delle Nazioni Unite ci ha raccontato: "L'acqua che beviamo non è adatta al consumo umano. Voglio dire, nemmeno gli animali possono berla. Ma non abbiamo altra scelta, questa è l'unica acqua disponibile. Dobbiamo bere. Noi moriremo comunque, ma i nostri figli piangono e urlano per la fame e la sete".
Complici di questi crimini di guerra commessi dallo Stato ebraico e pertanto anch'essi criminalmente responsabili del genocidio in atto, i democraticissimi Paesi occidentali, Stati Uniti in testa, come dimostra quanto detto alla CNN dal consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, che ha raccomandato ad Israele di usare a Gaza ogni mezzo possibile per distinguere tra civili palestinesi e militanti di Hamas, esortando anche Netanyahu a "frenare" la violenza estremista dei coloni ebrei contro persone innocenti nella Cisgiordania occupata.
Queste dichiarazioni, che sono un insulto all'intelligenza persino a quella di un neonato, sono l'ulteriore riprova della responsabilità di Washington per quanto sta accadendo oggi in Medio Oriente. L'aver appoggiato e permesso ad Israele, per quasi 60 anni, di mettere in atto una politica di apartheid nei confronti del popolo palestinese ha portato all'attuale scontro che nulla ha a che fare con il terrorismo islamico. Inoltre, secondo Sullivan, fornire armi ad Israele che sta mettendo in atto un genocidio per poi raccomandargli moderazione, dopo che ha assassinato 8mila civili, dovrebbe essere considerato un modo di agire logico e razionale?
L'esercito israeliano ha sfondato a nord della Striscia dove Hamas oppone comunque resistenza. Fonti di Al Jazeera parlano di un aspro scontro al valico di Erez, con Hamas che afferma di aver contrattaccato più volte e di aver ucciso numerosi soldati israeliani, che però parlano solo del ferimento, pur grave, di un ufficiale e di un soldato.
Salama Marouf, rappresentante dell'ufficio stampa di Gaza, in una conferenza stampa dall'ospedale al-Shifa ha dichiarato che più di 116 operatori sanitari hanno perso la vita, così come 18 appartenenti alla Protezione civile e 35 giornalisti. "L'occupazione prende di mira tutti, senza eccezioni", ha detto Marouf, per poi aggiungere: "Le forze di occupazione israeliane hanno preso di mira 80 edifici governativi e ha distrutto 47 moschee oltre ad altri danni alle chiese".
Marouf ha detto anche che gli attacchi israeliani hanno danneggiato almeno 208 scuole, alcune delle quali ora sono fuori servizio. Infine, ha ricordato che negli ultimi due giorni, in mezzo a un blackout delle comunicazioni, sono stati centinaia i cvili uccisi e feriti negli attacchi israeliani.
A proposito di blackout, nelle ultime ore le comunicazioni wireless hanno ripreso a funzionare, anche se solo in alcune part della Striscia.
Israele intanto continua a colpire l'area di Tal al-Hawa a Gaza City, nelle vicinanze dell'ospedale al-Quds, indicato come ennesimo rifugio di Hamas. Per tale motivo l'esercito israeliano ha avvertito l'amministrazione dell'ospedale di evacuare immediatamente la struttura, sotto minaccia di bombardamento. Gli ultimi attacchi aerei hanno già danneggiato parti dell'ospedale, che funge anche da rifugio per oltre 14.000 sfollati. Inutile aggiungere che chiedere in questo momento l'evacuazione di un ospedale è solo pura e semplice provocazione.
Ma gli attacchi israeliani non si limitano alla Striscia. In Cisgiordania sono in corso rastrellamenti e uccisioni di palestinesi, non solo ad opera della polizia e dell'esercito, ma anche da parte dei coloni.
Nel frattempo, il procuratore della Corte penale internazionale, Karim Khan, ha rilasciato una dichiarazione in cui ricorda l'esistenza di tale istituzione e del rispetto dei trattati in base alla quale è nata, ricordando che non mancherà di passare al setaccio quanto sta accadendo.